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Le autorità del Pakistan devono urgentemente porre fine alla pratica diffusa di sparizioni forzate e assicurare che ogni persona detenuta abbia pieno accesso ad avvocati e tribunali, ha affermato oggi Amnesty International diffondendo, in occasione della Giornata internazionale degli scomparsi, il nuovo rapporto ‘La più dolorosa delle agonie: fine alle sparizioni forzate in Pakistan’.
‘Il governo del Pakistan ha fatto pochi progressi nella risoluzione di centinaia di presunte sparizioni, mentre ci sono notizie di nuovi casi nel paese‘ – ha dichiarato Sam Zarifi, direttore del Programma Asia e Pacifico di Amnesty International.
Il rapporto mette in risalto la difficile condizione di centinaia di persone che sono state arbitrariamente arrestate e tenute in strutture segrete in Pakistan dalla fine del 2011, quando il paese ha iniziato a essere un alleato chiave degli Stati Uniti nella ‘guerra al terrore’.
Non sono noti i luoghi in cui queste persone si trovano.
Coloro che sono accusati di essere coinvolti in atti di terrorismo e oppositori politici al governo del Pakistan – come i sindhi pakistani e i gruppi nazionalisti baluci – sono sempre più vittima di sparizioni forzate.
‘Nonostante la promessa da tre anni di risolvere la crisi, centinaia di famiglie cercano ancora disperatamente di sapere cosa è accaduto ai loro cari‘ – ha affermato Zarifi.
‘Non sono solo le vittime a essere colpite. Le loro famiglie non possono andare avanti, sia sul piano emotivo che su quello legale e pratico, fino a quando non sapranno concretamente cosa è accaduto alle persone scomparse‘.
Amina Masood Janjua, moglie di Masood Ahmed Janjua, non vede suo marito da quando è stato arrestato mentre viaggiava in autobus verso Peshawar, nel luglio 2005.
Amina ha detto ad Amnesty International: ‘Questa è la cosa peggiore che possa accadere. Se qualcuno muore, piangi e le persone ti consolano e dopo un po’ di tempo te ne fai una ragione, ma se qualcuno scompare, non riesci a respirare, è la più dolorosa delle agonie‘.