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Amnesty International ha sollecitato il governo del Pakistan a riformare con urgenza le leggi contro la blasfemia e ad assicurare la protezione di Ramsha Masih, una bambina cristiana che risulta affetta da sindrome di Down, arrestata dalla polizia il 17 agosto a Islamabad dopo che un gruppo di persone al termine della preghiera del venerdì l’aveva accusata di aver dato fuoco ad alcune pagine di un testo sacro, reato punibile con la pena capitale.
Il giorno dopo il presidente del Pakistan ha ordinato un’indagine sulla vicenda e ha chiesto alle autorità di ‘proteggere la vita e le proprietà di tutti’.
Amnesty International è estremamente preoccupata per l’incolumità di Ramsha Masih, poiché in passato persone accusate di blasfemia sono state uccise da facinorosi. La stessa madre di Ramsha e alcuni fedeli della comunità cristiana locale sono stati aggrediti e 300 persone hanno dovuto lasciare le loro abitazioni. La famiglia di Ramsha vive nascosta.
L’organizzazione per i diritti umani ha comunque apprezzato il rapido intervento del presidente pachistano ma ha sollecitato un più ampio ripensamento delle leggi antiblasfemia affinché non siano più usate per risolvere dispute private o per far credere alle persone che possono farsi giustizia da sole.
Queste leggi rendono reato la distruzione, il danneggiamento o la profanazione di luoghi di preghiera od oggetti sacri tra cui il Corano così come l’offesa al profeta Maometto. Le pene vanno da una multa fino alla condanna a morte.
La vaga formulazione, l’inadeguatezza delle indagini e le intimidazioni di persone violente aizzate da predicatori e gruppi religiosi locali, hanno incentivato la formazione di gruppi di ‘ronde’ in tutto il paese, specialmente nella provincia del Punjab.
Le minoranze religiose sono colpite in modo sproporzionato dalle leggi antiblasfemia. La maggior parte delle vittime sono musulmani considerati eretici.