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Pandemia, comunicazione, discriminazione
di Federico Faloppa, coordinatore Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio
Non è un mistero che la pandemia da Covid-19 abbia accentuato disparità sociali ed economiche, condizioni di vulnerabilità e marginalità. Ce lo dicono numerose statistiche e ricerche, a cominciare da quelle delle Nazioni Unite o di Ong globali. È aumentato il divario tra ricchi e poveri; tra uomini e donne, in termini di gender gap e tempi di lavoro; tra chi ha accesso a servizi sanitari e chi no; tra chi ha condizioni abitative decenti e chi no; tra chi è titolare di cittadinanza e chi vive in un limbo esistenziale e giuridico; tra chi può collegarsi velocemente a Internet e chi non ha mezzi o connessioni adeguati; tra chi ha accesso all’informazione e chi ne viene escluso, ad esempio, per non parlare bene una lingua o per non essere in grado di comprendere pienamente un testo. È un aspetto, quest’ultimo, spesso sottovalutato ma sul quale si giocano diritti fondamentali (come abbiamo dimostrato nella ricerca “Pandemia, comunicazione, discriminazione. Forme di esclusione e linguaggio dell’emergenza usato dalle istituzioni”).