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Il Parlamento europeo dalla parte dei difensori dei diritti delle donne in Arabia Saudita, dal maggio 2018 in carcere e sottoposti a tortura. L’apprezzamento di Amnesty International
Amnesty International ha espresso apprezzamento per la risoluzione con cui il Parlamento europeo ha condannato la repressione e la tortura nei confronti di un gruppo di difensori e difensore in carcere dal maggio 2018 per aver difeso i diritti delle donne in Arabia Saudita.
“La risoluzione è un importante riconoscimento dell’incredibile coraggio mostrato da donne e uomini che per aver chiesto la fine del tutore maschile e aver rivendicato il diritto delle donne a guidare sono stati imprigionati e, in parecchi casi, hanno anche subito torture”, ha dichiarato Covadonga de la Campa, direttrice dell’ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee.
“Dopo l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, l’alta rappresentante Federica Mogherini aveva assicurato il Parlamento europeo che l’Unione europea sarebbe stata dalla parte delle attiviste e degli attivisti per i diritti umani ‘a prescindere da questioni geopolitiche’. Ora è giunto il momento di tener fede a questo impegno e alzare la voce, dato che la diplomazia silenziosa non ha finora dato buoni risultati”, ha aggiunto de la Campa.
“Queste donne e questi uomini di grande coraggio devono essere rilasciati immediatamente e senza condizioni, insieme a tutti i difensori e le difensore dei diritti umani imprigionati solo per il loro pacifico attivismo in favore dei diritti umani. Fino a quando ciò non accadrà, le autorità saudite dovranno accogliere la richiesta del Parlamento europeo di consentire l’ingresso nel paese a osservatori indipendenti”, ha concluso de la Campa.
Ulteriori informazioni
Secondo informazioni attendibili raccolte da Amnesty International, parecchi degli attivisti e delle attiviste arrestati arbitrariamente nel maggio 2018 sono stati sottoposti a maltrattamenti, torture e molestie sessuali durante i primi tre mesi di detenzione.
Loujain al-Hathloul, Eman al-Nafjan, Aziza al-Yousef, Samar Badawi, Nassima al-Sada, Shadan al-Anezi e Nouf Abdulaziz sono tra le attiviste in carcere senza accusa né rappresentanza legale.
Tra le altre persone in carcere per aver difeso i diritti delle donne figurano Mayaa al-Zahrani, Abir Namankani, Ruqayyah al-Mharib e Hatoon al-Fassi.
L’attivista sciita Israa al-Ghomgham e i suoi co-imputati, arrestati per aver preso parte a proteste pacifiche, sono in attesa di essere processati dal Tribunale antiterrorismo. La pubblica accusa ha rinunciato a chiedere la pena di morte per Israa el-Ghomgham ma i quattro co-imputati, tra cui suo marito, rischiano ancora la pena capitale e lei una condanna a pena detentiva.