Parliamo di conflitti

30 Gennaio 2020

Tempo di lettura stimato: 3'

Di Emanuele Russo, Presidente di Amnesty International Italia

Cara amica, caro amico,

nel momento in cui hai aperto la cassetta della posta per prendere questo notiziario, in oltre 60 paesi del mondo si stava sparando. Migliaia di persone erano costrette a fuggire dalle loro case e a cercare di mettersi in salvo nei paesi confinanti o a intraprendere pericolosi viaggi verso l’Europa e altri luoghi, dove provare a ricostruirsi una vita. Ognuna di loro ha visto il proprio mondo disintegrarsi davanti agli occhi. Un mondo fatto di persone, relazioni ma anche di storia, di luoghi e di popoli, che non potranno più essere ciò che erano. Il nostro compito è non permettere che tutto questo passi sotto silenzio.

In ogni teatro di guerra facciamo ricerca indipendente, ascoltiamo le vittime, documentiamo le violazioni dei diritti umani. Ovunque si firmino contratti milionari di vendita di armi, manifestiamo il nostro dissenso e facciamo pressione sui governi, perché conosciamo i volti di chi pagherà il prezzo reale di quelle transazioni. Abbiamo camminato fianco a fianco con coloro che si sono rifiutati di caricare armamenti su navi dirette verso luoghi di guerra. Facciamo questo perché una delle più gravi emergenze del nostro tempo, seconda forse solo a quella climatica, è la guerra fabbricata a due passi da casa nostra e poi esportata, con immenso profitto, lontano dagli occhi.

I trattati internazionali che regolano il commercio di armi vengono violati dagli stessi paesi che si rifiutano di assumersi alcuna responsabilità per i conflitti in corso. Crediamo che sia dovere di ognuno di noi prendere posizione contro questa politica. E il primo passo per renderlo possibile è fornire un’informazione di facile accesso. Anche per questo abbiamo ripensato questa rivista, in cui vogliamo raccontarvi cosa facciamo e cosa faremo, insieme a voi. Speriamo vi piaccia.

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