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Il 19 settembre Patrick Zaki ha inviato una nuova lettera alla famiglia dal carcere di Tora, in Egitto.
Egitto, lettera dal carcere di Patrick Zaky alla famiglia: spera di poter tornare all’università di Bologna https://t.co/Tfc9lSHndb via @LaStampa #FreePatrickZaki
— Amnesty Italia (@amnestyitalia) September 21, 2020
Nella lettera il prigioniero di coscienza, in carcere dall’8 febbraio e in attesa di un processo, chiede maggiori informazioni sulla data della prossima udienza del suo processo e chiede di conoscere la data dell’inizio delle lezioni presso l’Università di Bologna.
“È confortante vedere che Patrick riesca a comunicare con una certa regolarità con l’esterno, con la sua famiglia. Ha sempre un pensiero non solo per i parenti ma anche per gli amici in Europa. Si chiede quando sarà la prossima udienza e questo è dovere delle autorità egiziane comunicarlo: siamo già ampiamente in ritardo rispetto alla scadenza di 45 giorni disposta nell’ultima udienza“, ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Dal giorno del suo arresto, la detenzione preventiva di Patrick Zaki è stata costantemente rinnovata. Le ultime due udienze si sono tenute a luglio. Nella seconda, risalente al 26 luglio, Patrick Zaki ha potuto vedere per la prima volta i suoi avvocati dal 7 marzo. Patrick è apparso in condizioni discrete ma visibilmente dimagrito. La data della prossima udienza non è stata ancora resa nota, anche se potrebbe essere imminente.
“Sarebbe un sogno se Patrick riuscisse a tornare a Bologna in tempo per l’inizio del nuovo anno del Master: è un obiettivo difficile ma cerchiamo di impegnarci per ottenere la sua scarcerazione nella prossima udienza, che dovrebbe aver luogo prima che termini questo mese così come l’anno accademico dovrebbe iniziare entro la fine di settembre. Sarebbe un sogno – ha detto Noury – però, crediamoci!“.
Patrick Zaki non aveva piani contro l’Egitto. Ambasciatore, accetti le nostre 150mila firme. @RiccardoNoury su @fattoquotidiano https://t.co/8krX77aKk5 #FreePatrickZaki
— Amnesty Italia (@amnestyitalia) September 21, 2020
Dall’8 settembre, già per due volte l’ambasciata egiziana a Roma si è rifiutata di accogliere le oltre 150.000 firme che abbiamo raccolto in questi mesi per chiedere la liberazione immediata di Patrick Zaki. Previsto questa settimana un nuovo tentativo di consegna.
Oggi avremmo voluto consegnare le 150.000 firme raccolte in Italia per chiedere la liberazione di Patrick Zaki, ma l’ambasciata non ha voluto riceverci. Non ci fermeremo fino a quando Patrick non sarà libero! #FreePatrick #FreePatrickZaki pic.twitter.com/TMgDasXqfX
— Amnesty Italia (@amnestyitalia) September 8, 2020