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Ieri è iniziato il 22mo mese di privazione di libertà per Patrick Zaki che oltre all’incertezza per la sua vicenda giudiziaria ora deve fare i conti anche con il suo prossimo trasferimento in un altro carcere. “Non sappiamo né quando né dove Patrick sarà trasferito. Al momento non sono chiare le priorità di trasferimento del penitenziario di Tora che sta chiudendo, se per blocchi di detenuti o per tipi di status”, ha dichiarato all’AGI Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
La notizia di un suo prossimo trasferimento costituisce “una nuova incertezza” che grava sul ricercatore 30enne, cittadino egiziano che studiava a Bologna, accusato di diffusione di notizie false. “Oltre all’incertezza su come andrà la prossima udienza del 7 dicembre, a questa attesa di un altro mese, ora c’è l’incognita delle sue future condizioni di detenzione. E’ terribile vivere con questa doppia incertezza e sicuramente il suo stato d’animo è afflitto”, ha proseguito Noury.
Il portavoce di Amnesty International ha fatto notare che se è difficile che ci sia un luogo peggiore di Tora in termini di condizioni detentive, è però concreto il rischio che le nuove carceri in Egitto si trovino in luoghi più remoti, quindi più difficili da raggiungere per ricevere visite. “Secondo più fonti, sappiamo che in una prima fase di avvio del funzionamento di queste nuove carceri, non sarà possibile ricevere visite ma neanche oggetti e beni personali. Quindi significa un ulteriore isolamento”, ha aggiunto l’attivista.
“Amnesty International auspica che Patrick non sia lasciato ancora 30 giorni in attesa della prossima udienza. Che questo mese che manca venga speso dalla diplomazia italiana per continuare ad arrivare ad una soluzione positiva di questa vicenda – dice Noury in un nuovo accorato appello – l’unico trasferimento positivo sarebbe che Patrick tornasse a Bologna”.