Persone in fuga dall’Ucraina : le autorità polacche le proteggano da ulteriori sofferenze

22 Marzo 2022

@AFP via Getty Images

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Amnesty International ha chiesto alle autorità della Polonia di sollevare i gruppi di volontariato dalla responsabilità di accogliere coloro che fuggono dall’Ucraina e di affrontare la situazione di caos e pericolo in modo che queste persone non vadano incontro a ulteriori sofferenze.

Il numero di persone in fuga all’interno dell’Europa non ha precedenti dalla Seconda guerra mondiale, e la Polonia ne riceve attualmente la maggioranza. La volontà di assistere i rifugiati dimostrata dai volontari è stata straordinaria, facilitata anche dalla maggiore disponibilità del governo di Varsavia rispetto alle politiche di respingimento e di trattenimento adottate nel recente passato nei confronti di altre persone in fuga dai conflitti e che cercavano di entrare dalla Bielorussia.

Infatti, proprio questa assistenza così importante ora fornita dalle Ong e dai gruppi di volontariato alle persone in fuga dall’Ucraina è stata ostacolata e criminalizzata alla frontiera con la Bielorussia.

Ma il fatto che la responsabilità principale dell’accoglienza delle persone in fuga dall’Ucraina sia ricaduta prevalentemente su cittadini comuni, Ong ed enti locali ha prodotto enormi difficoltà.

“La solidarietà mostrata dai gruppi di volontariato è eccezionale, ma se le autorità centrali polacche non gestiranno questa situazione, le persone che hanno bisogno di protezione e assistenza dovranno affrontare grandi problemi. Hanno urgente bisogno di informazioni sui rifugi, sui trasporti e sul loro status giuridico e rischiano di finire nelle mani di bande criminali. Il governo polacco deve affrontare queste difficoltà e proteggere queste persone”, ha dichiarato Nils Muižnieks, direttore di Amnesty International per l’Europa.

 

L’azione dei gruppi di volontariato

Migliaia di volontarie e volontari hanno fornito assistenza alle persone in fuga dall’Ucraina, sia nei luoghi di frontiera che nelle stazioni ferroviarie. Hanno offerto cibo, alloggio, interpretariato e trasporti gratuiti verso altri stati europei.

La loro azione è risultata ben più visibile e concreta, rispetto a quella delle autorità di governo, in tutti i luoghi visitati da Amnesty International: i centri di accoglienza nei pressi di Medyka (il principale punto d’ingresso dall’Ucraina), quello di Korczowa e i centri di accoglienza e le stazioni ferroviarie di Przemysl e Varsavia.

Nonostante questi sforzi, la mancanza d’informazioni in particolare sullo status giuridico delle persone arrivate e sulla possibilità di muoversi in condizioni di regolarità verso altri stati europei crea stati d’ansia. È dovere del governo centrale polacco fornire informazioni a tutti e a tutte, soprattutto ai cittadini non ucraini.

“Molti non ucraini, compresi coloro che hanno bisogno di protezione internazionale, sono incerti sul loro status giuridico in Polonia. Ogni persona in fuga dalla guerra dev’essere trattata con umanità e deve avere l’opportunità di portare avanti la sua vita, a prescindere dall’esistenza di un passaporto”, ha commentato Muižnieks.

 

Bisogna proteggere dalla criminalità e dalla violenza

L’assenza di un intervento statale compromette la vita le persone in fuga dall’Ucraina, col rischio di subire violenza e di finire vittime del traffico di esseri umani.

Amnesty International ha visitato varie strutture temporanee di accoglienza, tra cui quelle di Przemysl e di Korczowa situate nei pressi del confine con l’Ucraina, allestite per facilitare successivi trasferimenti, spesso affidati a singole persone che proponevano alloggi o passaggi.

In assenza di procedure formali di registrazione e tracciamento, le persone arrivate dall’Ucraina, soprattutto quelle che non parlano né polacco né inglese, rischiano di finire nelle mani di bande criminali pronte a sfruttare la situazione di caos.

La delegazione di Amnesty International ha visto coi propri occhi persone appena arrivate in Polonia cercare immediatamente assistenza da parte di chiunque potesse aiutarle. Ha appreso notizie di violenza di genere contro le donne e le ragazze. La polizia di Breslavia ha arrestato un polacco di 49 anni che aveva sottoposto a violenza sessuale una donna fuggita dall’Ucraina alla quale aveva offerto ospitalità nel suo appartamento.

Le organizzazioni polacche per i diritti umani stanno ricevendo ulteriori denunce di violenza sessuale e temono che soprattutto le persone minorenni non accompagnate possano diventare vittime di traffico di esseri umani.

“Bambini e bambine stanno entrando in Polonia dall’Ucraina, ma le autorità non prendono nota delle persone con cui soggiornano. In alcuni casi, i genitori li mandano da parenti in Polonia. Una bambina di 11 anni viaggiava con suo zio, ma quest’ultimo è stato fermato prima che attraversasse la frontiera e dunque lei è arrivata da sola”, ha raccontato Irena Dawid-Olczyk, presidente dell’Ong La Strada.

Karolina Wierzbińska, dell’Ong Homo Faber, ha riferito alla polizia che una donna avvicinava donne e bambine appena scese dal treno alla stazione di Lublino, offrendo loro denaro se le avessero ceduto i passaporti. Sempre a Lublino, uomini dal fare aggressivo si avvicinavano alle donne offrendo loro trasporto e alloggio.

Amnesty International ha sollecitato le autorità polacche a istituire un sistema standardizzato di registrazione del luogo di permanenza, composizione familiare e destinazione delle persone in fuga dall’Ucraina e dell’identità delle persone che offrono loro trasporto e alloggio.

 

Continua la discriminazione

La legge marziale vigente in Ucraina impedisce agli uomini tra i 18 e i 60 anni di età di lasciare il paese. In questo modo le famiglie vengono divise e le persone che attraversano la frontiera sono nella stragrande maggioranza dei casi donne e bambini.

Questa limitazione causa grandi problemi agli uomini con disabilità e a quelli che sono gli unici responsabili dei bambini. Solo in alcuni casi, ai primi è stato possibile lasciare l’Ucraina.

“Mio figlio ha perso un braccio e l’udito nel corso del precedente conflitto. Eravamo nella stessa automobile ma alla frontiera hanno lasciato passare solo le donne. Mio figlio è ufficialmente riconosciuto disabile a causa della guerra, non può lavorare eppure non lo lasciano uscire. Lo stesso è accaduto a un uomo che viaggiava con due bambini, avranno avuto più o meno cinque anni l’uno e 12 mesi l’altro. Forse era vedovo, comunque non aveva moglie. Alla frontiera gli hanno detto che potevano far passare i due bambini ma non lui”, ha raccontato Sofia, una parrucchiera di Dnipro.

Amnesty International ha parlato con 27 persone fuggite dall’Ucraina di nazionalità non ucraina, tra cui molti studenti internazionali e persone che avevano vissuto lì anche per 20 anni. Molte persone nere hanno denunciato di aver subito discriminazioni e violenze dalle forze ucraine mentre cercavano di lasciare il paese.

Molti trattamenti discriminatori sono stati segnalati nei tentativi di salire a bordo di treni o autobus diretti alla frontiera e vi sono stati casi di violenza fisica da parte dei soldati e di volontari ucraini.

A Leopoli, soldati e personale civile hanno impedito a persone provenienti da Africa, Medio Oriente e Asia meridionale di salire sui treni diretti in Polonia sostenendo che la priorità era data a donne e bambini. Tuttavia, in alcuni casi, alle donne africane e asiatiche è stato riservato lo stesso trattamento discriminatorio.

Lo stesso è accaduto in Polonia. Il 1° marzo a Przemysl un gruppo di nazionalisti ha aggredito tre studenti indiani appena arrivati dall’Ucraina.

“Le autorità polacche devono assicurare che le persone fuggite dall’Ucraina siano trattate allo stesso modo, così da proteggere i loro diritti e la loro dignità. Il razzismo, i discorsi d’odio e gli attacchi non devono essere tollerati e i loro autori devono essere portati di fronte alla giustizia”, ha concluso Muižnieks.