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Polonia, giudici e avvocati di tutta Europa riuniti a Varsavia contro l’attacco al sistema giudiziario
In vista della votazione in senato di una legge che comprometterebbe ulteriormente l’indipendenza della magistratura polacca, sabato a Varsavia giudici e avvocati di almeno 14 paesi scenderanno in piazza in difesa dei diritti umani e dello stato di diritto in Polonia.
Draginja Nadaždin, direttrice di Amnesty International Polonia, ha dichiarato: “Questa dimostrazione senza precedenti di solidarietà ai giudici polacchi costituisce una risposta alla crescente grave crisi che il sistema giudiziario del paese si trova ad affrontare. Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti coloro che sabato prenderanno parte alla marcia in difesa dei diritti umani, dello stato di diritto e dell’indipendenza del sistema giudiziario polacco“.
“Giudici, avvocati e società civile di molti paesi si riuniranno per protestare contro le autorità polacche che intendono imporre pesanti limiti ai diritti dei giudici alla libertà di espressione e associazione. Questi cambiamenti porterebbero al controllo politico delle parti ancora libere della magistratura da parte del potere esecutivo, con la conseguente fine della separazione dei poteri in Polonia“.
In risposta alla crescita del fenomeno dell’abuso dei procedimenti disciplinari volti a mettere a tacere i giudici, decine di organizzazioni e accademici polacchi e stranieri hanno inviato una lettera aperta alla Commissione europea, per chiedere misure provvisorie che fermino la distruzione dello stato di diritto.
Ulteriori informazioni
La legge è attualmente in discussione al senato e verrà votata la prossima settimana.
Alla marcia è prevista la partecipazione di giudici provenienti da, Austria, Croazia,Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, , Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania e Ungheria.
In seguito a una richiesta urgente da parte del senato polacco, una delegazione della Commissione di Venezia è stata in visita a Varsavia il 9 e il 10 gennaio 2020 per incontrare le autorità e altri interlocutori.
A partire dalla fine del 2015, il governo polacco ha adottato e attuato una serie di misure politiche e legislative che hanno compromesso l’indipendenza della magistratura. Tra queste, figurano nomine giudiziarie politicizzate che conferiscono al ministro della Giustizia un potere esclusivo di revoca e nomina di presidenti e vice-presidenti di tribunali e l’imposizione del pensionamento ai giudici della Corte suprema. Il governo ha anche trasformato in un’arma i procedimenti disciplinari, utilizzandoli contro i giudici che hanno denunciato le riforme e mettendone alcuni a rischio di perdere il proprio lavoro.