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In un rapporto pubblicato oggi, Amnesty International ha chiesto che l’indagine sul coinvolgimento della Polonia nei programmi di rendition e detenzione segreta gestiti dagli Stati Uniti d’America, che dura ormai da cinque anni, sia completata immediatamente e i responsabili di violazioni dei diritti umani siano sottoposti a giudizio in processi equi.
Il governo polacco è accusato di collusione con la Central Intelligence Agency (Cia) americana nella creazione di una prigione segreta a Stare Kiejkuty, una località a 180 km a nord di Varsavia, dove, tra il 2002 e il 2005, persone sospettate di legami con il terrorismo furono vittime di sparizione forzata e tortura.
L’indagine sul ‘sito nero’ della Cia si sta trascinando dal 2008 ed è stata largamente condotta in segreto. I pubblici ministeri polacchi finora si sono rifiutati di rivelare essenzialmente qualunque informazione relativa all’indagine o di pubblicarne i risultati.
‘Il segreto e il ritardo non possono essere una tattica per evitare di rendere conto. Il governo polacco deve ammettere le proprie colpe su un periodo della storia del paese in cui quelle autorità appaiono colluse con gli Usa e altri stati nell’arresto illegale di persone e nel loro trasferimento in luoghi in cui sono state torturate e sottoposte a sparizione forzata’ – ha dichiarato Julia Hall, esperta di Amnesty International su controterrorismo e diritti umani.
‘È ormai impossibile tornare indietro: esiste una marea di rapporti attendibili di stampa, organizzazioni intergovernative e non governative, senza dimenticare i dati ufficiali delle agenzie governative polacche, che lascia pochi dubbi sul fatto che la Polonia abbia ospitato un sito segreto di detenzione gestito dalla Cia. Se vi sono prove sufficienti a incriminare ex funzionari e agenti dell’intelligence per la partecipazione in queste attività illegali, è giunto il momento che essi siano portati in giudizio’ – ha affermato Hall.
Dopo l’11 settembre 2001, persone sospettate di atti legati al terrorismo furono arrestate illegalmente o rapite e trasferite in paesi in cui rischiavano tortura o altre forme di maltrattamento e processi iniqui, oppure furono rinchiuse in prigioni segrete della Cia in cui vennero interrogate con tecniche equivalenti a tortura o altri maltrattamenti.
Il 23 maggio 2013, in un importante discorso sulla politica americana contro il terrorismo, il presidente Barack Obama ha riconosciuto l’esistenza di tali pratiche, ammettendo che ‘… in alcuni casi, ritengo che abbiamo compromesso i nostri valori fondamentali – usando la tortura per interrogare i nostri nemici e detenendo individui in un modo che era contrario allo stato di diritto’. Questa ammissione è stata accolta con favore, ma non va dimenticato che nei tribunali statunitensi l’amministrazione Obama ha ostacolato ogni sforzo perché si chiamasse a rendere conto i responsabili di tali violazioni dei diritti umani.
‘Gli Usa hanno confessato che i propri agenti hanno torturato e detenuto illegalmente delle persone’ – ha commentato Hall. ‘Se la Polonia si è resa complice di tali violazioni, deve anch’essa riconoscere il ruolo svolto e chiamare a rispondere i responsabili. Sono la gravità e la natura sistematica di questi crimini a pretenderlo’.
La Polonia è al centro della scena fin dal 2005, quando fu identificata per la prima volta come paese che aveva ospitato una struttura detentiva segreta della Cia.
Nel marzo 2008, le autorità polacche hanno avviato un’inchiesta penale che è stata ripetutamente differita a causa della sostituzione del personale inquirente, del trasferimento della sua sede da Varsavia a Cracovia e dell’asserita scarsa collaborazione del governo americano. La ‘sicurezza nazionale’ è regolarmente invocata come giustificazione per la segretezza che avvolge l’indagine.
Durante l’inchiesta, due uomini hanno ottenuto lo status di ‘parte lesa’.
Il primo è Abd al-Rahim al-Nashiri, un cittadino saudita ritenuto l’ideatore dell’attentato esplosivo contro il cacciatorpediniere americano USS Cole sulle coste dello Yemen nel 2000. Ha dichiarato di essere stato interrogato in una struttura segreta in Polonia e sottoposto a ‘tecniche rinforzate d’interrogatorio’ e altre violazioni dei diritti umani, come ‘finte esecuzioni’ con una pistola e minacce di violenza sessuale nei confronti dei familiari.
Si ritiene che anche il secondo uomo, Zayn al-Abidin Muhammad Husayn, conosciuto come Abu Zubaydah, un palestinese apolide nato in Arabia Saudita, sia stato detenuto in Polonia dove, in base alle sue dichiarazioni, venne sottoposto a estremo dolore fisico e pressioni psicologiche. L’ex presidente americano George W. Bush ammise, nelle memorie pubblicate nel 2010, che Abu Zubaydah era stato sottoposto alla tecnica del ‘waterboarding’ (semiannegamento) durante la detenzione segreta della Cia.
Abu Zubaydah e al-Nashiri sono attualmente trattenuti nel centro detentivo statunitense di Guantánamo Bay, a Cuba, dove al-Nashiri è sotto processo di fronte a una commissione militare.
Entrambi gli uomini hanno anche sporto denuncia alla Corte europea dei diritti umani nel 2011 e nel 2013. Nel caso di al-Nashiri, il governo polacco si è rifiutato di fornire alla Corte le informazioni che aveva richiesto.
Il nuovo rapporto di Amnesty International contiene anche il profilo di un terzo uomo che ha denunciato di essere stato detenuto in un sito segreto in Polonia nel 2003. Walid bin Attash, cittadino yemenita, è attualmente detenuto a Guantánamo Bay in attesa di essere processato da una commissione militare.
‘Le vittime di violazioni dei diritti umani hanno il diritto a un rimedio efficace, che comprende il diritto di conoscere la verità su quanto è loro accaduto’– ha sottolineato Hall. ‘Il popolo polacco ha anche il diritto di sapere cosa i suoi governanti hanno fatto nel suo nome, incluso qualsiasi coinvolgimento del territorio o delle autorità polacche in violazioni dei diritti umani e in crimini di diritto internazionale quali la tortura e la sparizione forzata. Se la Polonia rispetta i diritti umani e lo stato di diritto, le sue autorità devono avere il coraggio politico di dire la verità sul sito segreto della Cia e su ciò che vi accadde. L’inchiesta penale deve essere veramente indipendente ed efficace e chiunque sia responsabile di tortura e sparizione forzata deve essere portato in giudizio’.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 12 giugno 2013
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