Polonia, sei Ong chiedono l’assoluzione di tre attiviste

30 Ottobre 2020

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Polonia, sei Ong chiedono l’assoluzione di tre attiviste a processo per “offesa ai sentimenti religiosi”

Amnesty International, Campaign Against Homophobia, Freemuse, Front Line Defenders, Human Rights Watch e ILGA-Europe hanno chiesto al procuratore generale della Polonia di annullare l’accusa di “offesa ai sentimenti religiosi” per la quale tre attiviste andranno a processo il 4 novembre nella città di Plock.

Elżbieta, Anna e Joanna (i cognomi vengono omessi a tutela della loro privacy) sono accusate di violazione dell’articolo 196 del codice penale per aver affisso, in vari luoghi pubblici di Plock, dei poster raffiguranti la Vergine Maria con l’aureola dipinta con i colori dell’arcobaleno, simbolo del movimento Lgbti.

Secondo l’atto d’accusa, le tre attiviste hanno “insultato pubblicamente un oggetto di culto religioso mediante una raffigurazione che ha offeso i sentimenti religiosi di altre persone“.

Dopo l’arresto della sola Elżbieta, eseguito nel maggio 2019 di ritorno da una serie di conferenze sulla situazione in Polonia organizzate da Amnesty International in Belgio e Olanda, nel luglio 2020 tutte e tre le attiviste sono state incriminate ufficialmente.

Se giudicate colpevoli, rischiano fino a due anni di carcere semplicemente per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione, in questo caso artistica.

Le sei Ong chiedono che le autorità polacche emendino la legislazione in modo che rispetti gli standard internazionali e regionali sui diritti umani e non sia usata per punire la libertà di espressione.

Il loro caso non è isolato. Negli ultimi anni molti attivisti e difensori dei diritti umani sono stati ripetutamente perseguitati per aver svolto attività legittime e pacifiche.

Elżbieta, insieme ad altre 13 attiviste per i diritti umani, era stata picchiata per aver preso posizione contro l’odio in Polonia durante la Marcia dell’indipendenza del 2018.

Insieme ad Anna e Joanna, Elżbieta lotta pacificamente contro l’odio e la discriminazione. Le tre attiviste sono impegnate da anni per una Polonia di giustizia e uguaglianza. La loro azione meriterebbe un plauso, non un processo.

Finora, circa 14.000 persone hanno aderito alla campagna internazionale che chiede al procuratore generale della Polonia di annullare le accuse nei loro confronti.