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Il presidente di Amnesty International Turchia, in carcere da 300 giorni, ringrazia per le azioni solidali che gli hanno risollevato il morale. Iniziative in suo favore in tutto il mondo
Alla vigilia mobilitazione internazionale in programma oggi, nel suo trecentesimo giorno di carcere, il presidente onorario di Amnesty International Turchia Taner Kılıç ha voluto ringraziare dal profondo del cuore tutte le persone che hanno espresso solidarietà nei suoi confronti.
In una lettera inviata dalla prigione di Şakran a Smirne, dove è detenuto dal 9 giugno 2017 in attesa dell’esito del processo, Taner Kılıç ha scritto queste parole:
“Le fotografie delle iniziative organizzate sotto un sole cocente, sotto la pioggia o al gelo hanno risollevato il mio morale e mi hanno ricordato l’importanza della solidarietà internazionale nella lotta per i diritti umani. In prigione è facile provare la sensazione che verrai dimenticato, anche dalle persone a te più vicine e care. Ma nel mio caso, anziché essere dimenticato, il mio caso è diventato noto sia in Turchia che all’estero. Voglio ringraziare ogni persona che ha espresso solidarietà nei miei confronti. Sarete sempre nei miei pensieri e nelle mie preghiere”.
“Trecento giorni dopo il suo arresto sulla base di accuse false, persone di ogni parte del mondo chiederanno insieme la fine di questo errore giudiziario e l’immediata scarcerazione di Taner Kılıç”, ha dichiarato Gauri van Gulik, direttrice di Amnesty International per l’Europa.
“La pubblica accusa non ha presentato alcuna prova a sostegno delle assurde accuse mosse contro Taner. Per quanto possa sembrare incredibile, Taner è solo una delle tante persone che si trovano in una situazione analoga ed è un potente esempio del deliberato smantellamento della società civile durante l’attuale repressione”, ha aggiungo van Gulik.
Ulteriori informazioni
Taner Kılıç, nominato presidente onorario di Amnesty International Turchia un mese fa alla scadenza del suo mandato di presidente dell’associazione, è accusato di “appartenenza a un’organizzazione terrorista”.
Il fulcro dell’accusa nei suoi confronti è di aver scaricato e installato ByLock, l’applicazione di messaggistica che secondo le autorità turche era usata dal movimento Gülen, ritenuto responsabile del tentato colpo di stato del luglio 2016.
Dopo 300 giorni, lo stato turco non ha prodotto alcuna prova credibile a sostegno dell’accusa. Al contrario, quattro analisi indipendenti sono giunte alla conclusione che sul telefono di Taner Kılıç non c’è traccia di ByLock.
La prossima udienza è fissata al 21 giugno. Se giudicato colpevole, rischia fino a 15 anni di carcere.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 5 aprile 2018
L’appello in favore dei difensori dei diritti umani in Turchia è online all’indirizzo:
https://www.amnesty.it/appelli/turchia-liberare-difensori-dei-diritti-umani/
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