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Il 20 febbraio 2024 la Corte europea dei diritti umani ha condannato la Svizzera per non aver valutato se la discriminazione razziale avesse avuto un ruolo nell’operato della polizia che, il 5 febbraio 2015, aveva fermato un cittadino svizzero, Mohamed Wa Baile nella stazione ferroviaria di Zurigo. Non avendo ricevuto spiegazioni sui motivi della richiesta, l’uomo aveva rifiutato di esibire il documento d’identità ed era stato poi condannato a 100 franchi per non aver obbedito all’ordine di identificarsi.
Amnesty International era intervenuta come terza parte nel giudizio, fornendo informazioni sui controlli discriminatori da parte delle forze di polizia e sulla mancata prevenzione della profilazione etnica.