Proteste nei Territori palestinesi occupati, otto morti dall’inizio dell’anno

4 Aprile 2013

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Amnesty International ha esortato le autorità militari israeliane a rispettare il diritto dei palestinesi a manifestare pacificamente nei Territori occupati e a limitare l’uso delle armi alle circostanze indicate chiaramente negli standard internazionali sull’uso della forza.

Con la morte di due ragazzi palestinesi, il 3 aprile 2013, presso una postazione militare vicino alla colonia di Enavnel, è salito a otto il numero dei civili uccisi dai militari israeliani nei Territori palestinesi occupati  dall’inizio dell’anno.  Le manifestazioni sono destinate ad aumentare a seguito di queste due uccisioni e della morte in carcere di  Maysara Abu Hamdiyeh, un prigioniero palestinese malato di cancro, detenuto dal 2002.

Da anni, insieme ad altre organizzazioni per i diritti umani, Amnesty International denuncia l’utilizzo della forza eccessiva da parte dell’esercito israeliano contro le proteste nei Territori palestinesi occupati, che spesso ha causato morti e feriti. Tra gennaio e febbraio 2013, l’ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari ha documentato il ferimento di più di 1000 civili palestinesi da parte delle forze militari israeliane in Cisgiordania.

Amnesty International aveva già espresso preoccupazione sulle inchieste militari israeliane che non avevano rispettato i parametri internazionali, dando come esito una pressoché totale impunità per i responsabili di uccisioni illegali. L’organizzazione per i diritti umani ha sollecitato indagini appropriate, indipendenti e imparziali su tutte le uccisioni o i ferimenti gravi di civili palestinesi affinché i responsabili possano risponderne e le vittime, e le loro famiglie, possano chiedere un risarcimento.