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Il 30 agosto le autorità del Qatar hanno emanato due provvedimenti, annunciati sin dall’ottobre 2019, destinati – se applicati integralmente – a migliorare la tutela dei diritti e le condizioni di vita dei lavoratori migranti, presenti massicciamente nell’emirato del Golfo.
Il primo provvedimento abolisce il cosiddetto “certificato di non obiezione” del datore di lavoro, autorizzando così i lavoratori migranti a cambiare impiego senza dover ottenere il benestare di questi. Sarà sufficiente fornire un preavviso di un mese in caso di rapporto di lavoro di durata inferiore a due anni o di due mesi in caso di durata superiore. La procedura sarà gestita direttamente dal ministero del Lavoro.
Il secondo introduce il salario minimo di 1000 rial qatarini (circa 230 euro) al mese, più 300 rial in benefit per gli alimenti e 500 rial per affittare un alloggio, se questo non è fornito dal datore di lavoro. Il precedente salario minimo, introdotto da una legge del 2017, era di 750 rial anche se alcuni gruppi di lavoratori avevano ottenuto, tramite accordi bilaterali per nazionalità, salari più elevati: 900 rial i nepalesi e 1400 rial i filippini.
Queste riforme non eliminano tuttavia due poteri che rimangono nelle mani dei datori di lavoro: quello di denunciare per “clandestinità” i lavoratori migranti che lasceranno il lavoro senza preavviso e quello di gestire, attraverso rinnovo o annullamento, i permessi di residenza.