Qatar, lavoratori migranti sfruttati dalle imprese di costruzione

17 Novembre 2013

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In un nuovo rapporto diffuso oggi, Amnesty International ha rivelato come il settore delle costruzioni in Qatar sia dominato da abusi e i lavoratori, impiegati in progetti multimilionari, subiscano gravi forme di sfruttamento.

Nel contesto dell’imminente costruzione degli stadi che ospiteranno i Mondiali Fifa del 2022, il rapporto di Amnesty International descrive la complessità delle catene d’appalto e denuncia diffusi e regolari abusi nei confronti dei lavoratori migranti, in alcuni casi vere e proprie forme di lavoro forzato.
‘Non si può assolutamente scusare che in uno dei paesi più ricchi del mondo così tanti lavoratori migranti siano sfruttati senza pietà, privati del salario e abbandonati al loro destino’ – ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.

‘Le imprese di costruzione e le stesse autorità del Qatar stanno venendo meno al loro dovere nei confronti dei lavoratori migranti. I datori di lavoro mostrano un impressionante disprezzo per i loro diritti umani basilari e molti approfittano del clima permissivo, nonché della scarsa applicazione delle tutele, per sfruttare i lavoratori del settore delle costruzioni’ – ha aggiunto Shetty.

I migranti impiegati nel settore delle costruzioni in Qatar lavorano spesso per piccole e medie imprese che prendono subappalti dalle grandi compagnie, le quali talvolta non riescono a garantire che i lavoratori non vengano sfruttati.

‘Le imprese devono assicurare che i migranti impiegati nei progetti di costruzione non siano sottoposti ad abusi. Dovrebbero intervenire prima e non limitarsi ad agire quanto gli abusi vengono portati alla loro attenzione. Chiudere un occhio su qualunque forma di sfruttamento è imperdonabile, soprattutto quando in questo modo si distruggono i mezzi di sussistenza e la vita stessa delle persone’ – ha proseguito Shetty.

Il rapporto, basato su interviste a lavoratori, datori di lavoro e rappresentanti del governo, descrive un’ampia serie di abusi nei confronti dei lavoratori migranti, tra cui il mancato pagamento dei salari, condizioni durissime e pericolose di lavoro e situazioni alloggiative sconcertanti. I ricercatori di Amnesty International hanno anche incontrato decine di lavoratori intrappolati in Qatar senza via d’uscita, poiché i loro datori di lavoro gli stavano impedendo da mesi di lasciare il paese.

‘I riflettori del mondo resteranno puntati sul Qatar da qui ai Mondiali Fifa del 2022, offrendo al governo un’opportunità unica per mostrare al mondo che prende sul serio i suoi impegni in materia di diritti umani e può costituire un modello per il resto della regione’ – ha rimarcato Shetty.

Il rapporto di Amnesty International fa luce sull’inadeguatezza della legislazione a tutela dei lavoratori migranti, peraltro aggirata regolarmente da molti datori di lavoro. L’organizzazione per i diritti umani ha chiesto dunque il rafforzamento delle norme vigenti e la fine del sistema dello ‘sponsor’, che impedisce ai lavoratori migranti di lasciare il paese o di cambiare impiego senza il permesso del loro datore di lavoro.

Il rapporto di Amnesty International, inoltre, mette in evidenza le prassi seguite dalle imprese di costruzione, alcune delle quali considerano normale violare gli standard a tutela dei lavoratori. La discriminazione nei confronti dei lavoratori migranti – la maggior parte dei quali proviene dall’Asia meridionale e sudorientale – è un fenomeno comune. I ricercatori di Amnesty International hanno udito il direttore di un’impresa di costruzione chiamare i suoi lavoratori ‘gli animali’.

Le ricerche di Amnesty International hanno rivelato come alcuni dei lavoratori che avevano subito abusi erano stati assunti da imprese che avevano preso subappalti da compagnie globali come Qatar Petroleum, Hyundai E&C e OHL Construction.

L’organizzazione per i diritti umani ha contattato diverse grandi imprese per segnalare i casi che aveva documentato. Molte hanno espresso seria preoccupazione e alcune hanno detto di aver a loro volta compiuto indagini. Una ha affermato di aver deciso di migliorare il sistema di ispezioni sul lavoro.
Le risultanze del rapporto di Amnesty International alimentano i timori che nella costruzione dei principali impianti, compresi quelli che potrebbero essere di cruciale importanza nello svolgimento dei Mondiali Fifa del 2022, i lavoratori potranno essere sottoposti a sfruttamento.

In un caso, i lavoratori di un’impresa che fornisce materiali fondamentali per un progetto legato alla costruzione di quello che sarà il quartier generale della Fifa, hanno subito gravi abusi. ‘Venivamo trattati come bestie’, hanno affermato i lavoratori nepalesi assunti dall’impresa, costretti a lavorare fino a 12 ore al giorno, sette giorni su sette, anche durante i torridi mesi estivi.

Amnesty International ha chiesto alla Fifa di agire con urgenza, insieme alle autorità del Qatar e agli organizzatori dei Mondiali del 2022, per impedire questi abusi.

‘Le nostre ricerche hanno evidenziato un allarmante livello di sfruttamento nel settore delle costruzioni in Qatar. La Fifa ha il dovere di dire forte e chiaro che non tollererà abusi nei progetti di costruzione relativi ai Mondiali di calcio’ – ha ribadito Shetty. ‘Il Qatar sta ricorrendo in misura ragguardevole ai lavoratori migranti per sostenere il boom delle costruzioni e la popolazione del paese aumenta di 20 unità all’ora. Molti migranti arrivano in Qatar pieni di speranze, che vengono sbriciolate poco dopo l’arrivo. Non c’è tempo da perdere, il governo deve intervenire subito per fermare questi abusi’.

Il rapporto di Amnesty International sottolinea casi di sfruttamento che costituiscono lavoro forzato.

Alcuni lavoratori hanno dichiarato di vivere nella costante paura di perdere tutto, di essere minacciati di multe, di espulsione o di decurtazione del salario se non si presentano al lavoro, anche quando non vengono pagati.

Di fronte a debiti crescenti e impossibilitati a sostenere economicamente le famiglie a casa, molti lavoratori migranti maturano gravi disturbi psicologici e in alcuni casi arrivano sull’orlo del suicidio.

‘Dimmi, ti prego: c’è un modo per uscire fuori da qui? Stiamo diventando completamente matti!’ – ha detto ad Amnesty International un lavoratore nepalese che non veniva pagato da sette mesi e al quale da tre mesi veniva impedito di lasciare il Qatar.

Il rapporto di Amnesty International documenta ancora casi di lavoratori ricattati dai datori di lavoro. I ricercatori dell’organizzazione per i diritti umani hanno visto coi loro occhi 11 uomini firmare documenti di fronte a funzionari del governo in cui dichiaravano il falso – ovvero, di aver ricevuto il salario – per riavere indietro i passaporti e poter così lasciare il Qatar.

Molti lavoratori si sono lamentati delle cattive condizioni di salute e a proposito degli standard di sicurezza, denunciando in alcuni casi la mancata fornitura dei caschi protettivi. Un rappresentante del principale ospedale della capitale Doha ha dichiarato nel corso dell’anno che, nel 2012, oltre 1000 persone erano state ricoverate nel reparto traumatologico dopo essere cadute dalle impalcature. Il 10 per cento dei ricoverati era diventato disabile e il tasso di mortalità era definito ‘significativo’.

I ricercatori di Amnesty International hanno anche trovato lavoratori migranti in alloggi squallidi e sovraffollati, senza aria condizionata, circondati da rifiuti e da fosse biologiche scoperte. Alcuni campi erano privi di corrente elettrica e molti uomini vivevano senza acqua potabile.

Amnesty International ha chiesto al governo del Qatar di cogliere l’opportunità di assumere la leadership regionale nel campo della protezione dei diritti dei lavoratori migranti.

‘Se non verranno adottati provvedimenti immediati e di ampia portata, centinaia di migliaia di lavoratori migranti che verranno assunti nei prossimi anni correranno un rischio elevato di subire abusi’ – ha concluso Shetty.

Ulteriori informazioni

Durante due visite in Qatar, nell’ottobre 2012 e nel marzo 2013, Amnesty International ha intervistato circa 210 lavoratori migranti del settore delle costruzioni, 101 dei quali individualmente. L’organizzazione ha avuto contatti – mediante incontri, conversazioni telefoniche e scambio di corrispondenza – con 22 imprese di costruzione. Vi sono stati inoltre almeno 14 incontri con rappresentanti del governo del Qatar, compresi i ministeri degli Affari esteri, dell’Interno e del Lavoro.

FINE DEL COMUNICATO               Roma, 18 novembre 2013

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