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Amnesty International ha espresso critiche a un nuovo emendamento al codice penale del Qatar, che penalizza un’ampia gamma di attività nel campo dell’editoria e della comunicazione limitando in maniera significativa la libertà di espressione, ad appena due anni dall’adesione del paese al Patto internazionale sui diritti civili e politici.
La legge, emanata dall’emiro Tamim bin Hamad Al Thani, emenda il codice penale aggiungendo l’articolo 136bis, che autorizza il carcere per “chiunque diffonda, pubblichi, o ripubblichi voci non confermate, dichiarazioni, notizie false o faziose, propaganda provocatoria, a livello nazionale o all’estero, con l’intenzione di danneggiare l’interesse nazionale, infiammare l’opinione pubblica, violare il sistema sociale o il sistema pubblico dello stato“.
“Questa legge indica chiaramente una preoccupante regressione rispetto agli impegni presi due anni fa a garanzia del diritto di libertà di espressione. Il Qatar possiede già numerose leggi repressive, ma quest’ultima dà un altro duro colpo alla libertà di espressione del paese e costituisce una palese violazione del diritto internazionale dei diritti umani“, ha dichiarato Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International.
“L’approvazione di una legge che può essere utilizzata con lo scopo di mettere a tacere critiche pacifiche è molto preoccupante. Le autorità qatarine dovrebbero abrogare tali leggi coerentemente con i loro obblighi giuridici internazionali, e non approvarne altre“, ha aggiunto Maalouf.
Secondo questa nuova disposizione, la trasmissione o la pubblicazione “faziosa” può essere punita con il carcere fino a cinque anni e una sanzione di 100.000 riyal (quasi 25.000 euro), in palese violazione dell’articolo 19 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, che garantisce il diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee; nel 2018 il Qatar aveva ricevuto il plauso internazionale per la sua adesione al patto.
Ulteriori informazioni
Il testo integrale della legge esaminato da Amnesty International è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del Qatar il 19 gennaio ed era stato emanato due settimane prima, l’8 gennaio.
Il 18 gennaio, il giornale qatarino al-Raya ha pubblicato sul sito un articolo abbastanza dettagliato sulla nuova legge, riportandone il contenuto limitandosi a riassumere molte disposizioni senza alcun commento o analisi editoriale. Alcune formule erano diverse dal testo finale, ma i dettagli essenziali erano giusti; tra questi, un accurato riferimento alla potenziale pena di cinque anni di reclusione per “fomento dell’opinione pubblica”.
In 24 ore, tuttavia, il giornale ha provveduto a emettere una nota di scuse per aver pubblicato la notizia, esprimendo rammarico per “aver fomentato lo polemica”, cancellando l’articolo e dichiarando che il testo era arrivato “da una fonte non ufficiale ed era stato pubblicato senza verifiche con le autorità competenti“.
Il Qatar ha già leggi che limitano in maniera arbitraria la libertà di espressione, come la Legge sulla stampa e le pubblicazioni del 1979 e quella sui reati informatici del 2014. Nel 2012, il poeta qatarino Mohammed al-Ajami fu condannato a un lungo periodo di detenzione per aver recitato una poesia critica nei confronti dell’emiro nel suo appartamento privato mentre viveva all’estero (in seguito ha ottenuto la grazia ed è stato rilasciato).
I dati sui diritti umani in Qatar sono molto preoccupanti, soprattutto quelli sul trattamento dei lavoratori migranti. La scorsa settimana, dopo che il Qatar ha annunciato una nuova legge che abolisce la necessità del permesso di uscita dal paese per i collaboratori domestici migranti, il ministero degli Interni ha dichiarato che le sanzioni per i lavoratori partiti dal Qatar senza permesso del datore di lavoro saranno ancora applicate, sebbene non esista nella legge alcuna disposizione che le preveda.