Quindici gruppi della società civile chiedono all’Unione europea di non co-presiedere con l’Egitto il forum sul contrasto al terrorismo

10 Febbraio 2022

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Quindici gruppi della società civile (*) si sono dichiarati allarmati per la determinazione con cui l’Unione europea intende co-presiedere con l’Egitto il Forum sul contrasto al terrorismo e hanno sollecitato il ritiro della candidatura, alla luce delle gravi violazioni dei diritti umani in corso nel paese nordafricano, spesso “giustificate” in nome della lotta al terrorismo.

Nel 2021 le Procedure delle Nazioni Unite hanno dichiarato che in Egitto “il continuo abuso dei poteri di contrasto al terrorismo non è coerente con gli obblighi internazionali dello stato e compromette i più ampi sforzi internazionali per combattere il terrorismo”.

Le autorità egiziane stanno aggravando la già sistematica repressione dello stato di diritto e dei diritti umani, prendendo sempre più di mira i difensori dei diritti umani attraverso un’incessante campagna di arresti arbitrari e di procedimenti politicamente motivati per false accuse di terrorismo.

Gli esperti delle Nazioni Unite hanno denunciato l’arbitrario inserimento, a partire dal 2020, dei difensori dei diritti umani egiziani nella lista ufficiale dei “terroristi”.

In questa lista figurano Zyad el-Elaimy, Alaa Abdelfattah e Mohamed el-Baqer, condannati i primi due a cinque anni e il terzo a quattro anni di carcere al termine di processi iniqui da parte di tribunali di emergenza, le cui sentenze non possono essere oggetto di appello

Gli esperti delle Nazioni Unite, così come molte delle organizzazioni firmatarie, hanno sottolineato che queste vicende, tra molte altre, sono il segnale di “un sistematico problema relativo alla protezione dei diritti umani in Egitto” e di “un altrettanto sistematico problema circa l’abuso delle norme antiterrorismo”.

Il sistema giudiziario egiziano criminalizza il legittimo esercizio di diritti e libertà fondamentali, come la libertà di manifestazione e di associazione, e minaccia l’azione delle organizzazioni indipendenti per i diritti umani. Gli esperti delle Nazioni Unite hanno confermato che la legge antiterrorismo “va oltre quanto necessario per contrastare il terrorismo e limita gravemente lo spazio per la società civile e l’esercizio delle libertà fondamentali in Egitto”.

La Legge antiterrorismo 94/2015 e la Legge sui gruppi terroristi 8/2015 prevedono dure pene e definizioni estremamente generiche, ampliate da successivi emendamenti che hanno anche causato l’allungamento lista dei “terroristi”. In Egitto non ci sono più organi parlamentari o giudiziari che possano o vogliano chiamare l’esecutivo e i servizi di sicurezza a rendere conto del loro operato, circostanza tanto più preoccupante se si considera l’alta incidenza della tortura, delle sparizioni forzate e delle esecuzioni extragiudiziali.

Oltre a ciò, l’Egitto cerca di indebolire le protezioni internazionali sui diritti umani usando costantemente la sua influenza per separare il tema dei diritti umani da quello del contrasto al terrorismo. In questo modo, indebolisce il Quarto pilastro della strategia antiterrorismo delle Nazioni Unite, ripetutamente ribadito dall’Assemblea generale sin dal 2006, che fa dei diritti umani e dello stato di diritto le basi fondamentali di ogni strategia di contrasto al terrorismo e riconosce la necessità del coinvolgimento della società civile al fine di adottare strategie antiterrorismo efficaci.

L’Egitto sta anche cercando di distorcere e diluire il mandato degli esperti delle Nazioni Unite, tra i quali il Relatore speciale sulla promozione e la protezione dei diritti umani nell’ambito del contrasto al terrorismo.

Di fronte a tutto questo, chiedono i gruppi firmatari, in che modo affidare alle autorità egiziane un ruolo guida nella formulazione di politiche globali di contrasto al terrorismo sosterrebbe l’impegno dell’Unione europea a promuovere il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto come principi cardine in tali strategie?

L’Unione europea è pienamente consapevole della gravità della crisi dei diritti umani in Egitto. Nel marzo 2021 diversi stati membri hanno sottoscritto una dichiarazione sull’Egitto e più volte il paese è stato incluso nelle comunicazioni dell’Unione europea al Consiglio Onu dei diritti umani.

Se continuasse a portare avanti la candidatura a co-presiedere il Forum sul contrasto al terrorismo, l’Unione europea contribuirebbe all’obiettivo dell’Egitto di allontanare le critiche sulla situazione dei diritti umani. È davvero difficile immaginare come l’Egitto potrebbe collaborare all’individuazione delle migliori pratiche per contrastare il terrorismo.

Pertanto, le organizzazioni firmatarie sollecitano l’Unione europea a ritirare la sua candidatura, a opporsi a ogni tentativo dell’Egitto di presiedere il Forum e ad aumentare gli sforzi, a livello bilaterale e multilaterale, le azioni per denunciare le violazioni dei diritti umani in Egitto, come peraltro richiesto dal Parlamento europeo nella sua ultima risoluzione d’urgenza sul paese africano.

(*)

Elenco delle organizzazioni firmatarie

Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS)

Rights and Security International (RSI)

Amnesty International

MENA Rights Group

Unidosc, Mexico

Human Rights Watch

World Organisation Against Torture (OMCT)

Committee for Justice (CFJ)

EuroMed Rights

International Federation for Human Rights (FIDH)

Kenya Human Rights Commission

Charity & Security Network

Saferworld

Initiatives for International Dialogue (IID)

The Tahrir Institute for Middle East Policy (TIMEP)

DIGNITY – Danish Institute Against Torture