Rafah, 10 gennaio 2024 - Foto AFP via Getty Images
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Ana Alcalde, segretaria generale ad interim di ActionAid International; Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International; Charlotte Slente, segretaria generale del Danish Refugee Council: Manuel Patrouillard, CEO di Handicap International-Humanity & Inclusion; Amitabh Behar, direttore generale di Oxfam International; Rob Williams, CEO della War Child Alliance; e Faris Arouri, direttore dell’Association for International Development Agencies hanno diffuso questa dichiarazione urgente:
“Siamo sconvolti dai terribili sviluppi in corso a Rafah, la zona più popolata di Gaza dove un milione e 500.000 persone cercano un riparo non essendovene più altri: oltre mezzo milione sono bambini.
Se Israele lancerà l’annunciata offensiva di terra, migliaia di civili verranno ulteriormente uccisi e l’attuale lento flusso di aiuti umanitari rischierà di interrompersi del tutto. Se questo piano militare non verrà fermato immediatamente, le conseguenze saranno catastrofiche.
Oltre il 70 per cento delle infrastrutture civili è gravemente danneggiato, molte zone di Gaza sono ridotte in macerie e inabitabili. La maggior parte degli ospedali non è operativa o lo è solo parzialmente, in condizioni di totale sovraffollamento. C’è penuria di cibo, acqua pulita, rifugi e prodotti sanitari. Le persone stanno vivendo nelle più inumane delle condizioni, molte di loro all’aperto.
È inconcepibile che Israele, dopo aver sfollato con la forza la maggior parte della popolazione di Gaza verso Rafah – dove la popolazione è ora sei volte superiore rispetto al passato – annunci ora l’intenzione di attaccare la zona.
La strategia del governo israeliano di sistematici e ripetuti trasferimenti forzati della popolazione civile ha causato lo sfollamento forzato di più di tre quarti della popolazione, che per lo più è priva di un riparo adeguato o di un’abitazione dove tornare. Punire collettivamente i civili negando loro ripari adeguati, cibo, acqua pulita e altri servizi essenziali per la sopravvivenza e ostacolando la consegna degli aiuti umanitari per alleviare la fame può costituire una grave violazione degli obblighi di una potenza occupante ai sensi del diritto internazionale umanitario e dunque un crimine di guerra.
Un mese fa la Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di prendere misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi di base e dell’assistenza umanitaria, urgentemente necessaria.
Non solo ciò non è successo, ma la situazione è persino peggiorata. Gli attacchi aerei israeliani su Rafah hanno ucciso almeno 100 palestinesi in un singolo giorno, sfidando le richieste internazionali di moderazione e, potenzialmente, anche l’ordine della Corte internazionale di giustizia.
Per oltre un milione e mezzo di persone intrappolate a Rafah non c’è alcun luogo sicuro dove andare e molte di loro sono state già state sfollate più volte. Tutti gli spazi dichiarati sicuri da Israele sono stati violati, senza eccezione, ulteriore prova che non c’è davvero alcun luogo sicuro a Gaza.
La nostra richiesta di un cessate il fuoco immediato e permanente è più urgente che mai, dato che l’assedio e gli incessanti attacchi israeliani hanno decimato Gaza e portato alla fame la popolazione civile palestinese. Le malattie sono diffuse e i tentativi di alleviare le sofferenze vengono ostacolati. L’offensiva militare israeliana ha reso praticamente impossibile portare effettivi aiuti umanitari, compromettendo non solo la salvezza delle persone ma anche gli stessi principi che guidano la nostra azione. Rafah è il principale punto d’ingresso degli aiuti e i bombardamenti non consentiranno di portare assistenza.
Il silenzio e, a volte, il sostegno materiale a Israele da parte delle nazioni potenti sono segnali di una deplorevole complicità nel peggioramento della crisi di Gaza. Attraverso la fornitura di armamenti, gli ostacoli diplomatici alle risoluzioni o il silenzio, queste azioni stanno garantendo di fatto l’impunità a Israele.
La devastante situazione di Gaza rende evidente l’urgente bisogno che i governi cessino di fornire armi e munizioni che vengono usate per queste atrocità. Chiediamo anche un cessate il fuoco permanente per proteggere le vite civili e liberare gli ostaggi israeliani e i palestinesi detenuti illegalmente e per consentire un ingresso completo e privo di ostacoli agli aiuti e agli operatori umanitari.
Gli stati hanno la responsabilità giuridica e morale di proteggere i civili, prevenire i crimini di guerra e rispettare il diritto internazionale. Invitiamo tutti gli stati a riflettere sul fatto che la loro inazione o il persistente sostegno non solo aggravano la tragedia, ma li implicano in essa. Chiediamo dunque che facciano tutto ciò che è in loro potere per prevenire ulteriori offensive militari e dar vita a un cessate il fuoco totale e permanente a Gaza”.