Raid israeliano in un campo rifugiati della Cisgiordania

27 Agosto 2013

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Le prove a disposizione lasciano ampiamente intendere che i tre uomini uccisi il 26 agosto 2013 durante un raid israeliano nel campo profughi palestinese di Qalandia, nella Cisgiordania occupata, siano stati vittime di omicidio illegale.

Nel corso del raid, destinato a effettuare alcuni arresti, le forze israeliane hanno usato proiettili veri che, oltre ad aver ucciso tre persone, ne hanno ferite altre 19, tra cui sei bambini. Cinque dei feriti, tra cui tre bambini, hanno riportato ferite nella parte superiore del corpo. Si è trattato del più elevato numero di persone colpite in un singolo raid israeliano nella Cisgiordania del 2013.

‘La perdita di vite umane e l’alto numero di feriti mette fortemente in dubbio che le forze israeliane abbiano agito secondo gli standard internazionali sull’uso della forza’ – ha dichiarato Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Rubin ‘Abd al-Rahman Zayed, 34 anni, impiegato dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, è stato ucciso con un proiettile al petto, sparato da un veicolo militare israeliano che stava uscendo da Qalandia alla fine del raid.

Le organizzazioni locali per i diritti umani hanno riferito ad Amnesty International che, nel momento in cui Rubin ‘Abd al-Rahman Zayed è stato ucciso, l’area era tranquilla e non erano in corso minacce o atti di violenza.

‘Le circostanze in cui Rubin ‘Abd al-Rahman Zayed è stato ucciso fanno ritenere che egli possa essere stato vittima di un’esecuzione extragiudiziale, in violazione del diritto internazionale’ – ha aggiunto Luther. ‘L’uccisione intenzionale di civili è un crimine di guerra ai sensi della IV Convenzione di Ginevra, che Israele è tenuto a rispettare in quanto potenza occupante nei territori palestinesi’.

Gli altri due palestinesi uccisi – secondo fondi mediche locali, colpiti mortalmente al petto – erano
Younes Jamal Jahjouh e Jihad Mansour Aslan.

L’esercito israeliano ha affermato che i soldati hanno reagito con le armi da fuoco  sentendo le loro vite in pericolo dopo che i palestinesi avevano lanciato pietre e altri oggetti pesanti contro le loro camionette. Su queste ultime sarebbero stati rinvenuti anche quattro fori di proiettile. Secondo l’indagine interna, le truppe israeliane hanno agito ‘secondo i piani’ e la loro condotta è stata ‘misurata, controllata e proporzionale’.

Amnesty International ha ripetutamente espresso preoccupazioni sulla mancata corrispondenza agli standard internazionali delle indagini militari israeliane, che terminano con la quasi totale impunità per i responsabili di omicidi illegali.

‘Questo raid mortale appare un altro esempio dell’uso eccessivo della forza da parte delle truppe israeliane nei Territori occupati palestinesi. Invece di avviare un’indagine indipendente e imparziale e assicurare che i loro soldati agiscano nel rispetto delle norme internazionali, le autorità si affrettano a liquidare le critiche per i morti e i feriti di Qalandia’ – ha concluso Luther.

Prima di Qalandia, nel corso del 2013 le forze israeliane avevano già ucciso 10 civili palestinesi in Cisgiordania, la maggior parte dei quali durante un raid effettuato a Jenin il 20 agosto. In diversi di questi casi, Amnesty International ha riscontrato prove che si è trattato di uccisioni illegali.

L’Ufficio di coordinamento delle Nazioni Unite per gli affari umanitari ha registrato 2877 civili palestinesi feriti dalle forze israeliane in Cisgiordania nei primi sette mesi del 2013.