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Repubblica dell’Unione del Myanmar

Capo di stato: Win Myint (sostenuto dalle Nazioni Unite); Myint Swe (nominato dall’esercito)

Capo di governo: controverso

 

La repressione contro l’opposizione al governo militare si è intensificata. Migliaia di persone sono state arbitrariamente detenute e più di 1.000 membri dell’opposizione, attivisti politici, difensori dei diritti umani e altri sono stati condannati in processi iniqui. È continuata la pratica diffusa della tortura dei detenuti. Quattro uomini sono stati messi a morte in seguito a processi iniqui per accuse di matrice politica. Attacchi militari indiscriminati contro civili e obiettivi civili hanno provocato centinaia di morti e sfollamenti di massa. È stato scoperto che società straniere fornivano carburante per aerei all’esercito di Myanmar, responsabile di aver effettuato attacchi aerei, uccidendo centinaia di civili. Decine di migliaia di persone di etnia rohingya sono rimaste in squallidi campi profughi e i loro diritti hanno continuato a essere gravemente limitati. Le autorità militari hanno continuato a limitare la consegna di aiuti umanitari.

 

CONTESTO

Mentre Win Myint era ancora indicato dalle Nazioni Unite come presidente e capo di stato, il governo militare è continuato sotto Myint Swe, nominato dai militari come presidente ad interim, mentre il Consiglio di amministrazione dello stato era guidato da Min Aung Hlaing, un generale dell’esercito. È continuata sia la resistenza non violenta, sia quella armata contro questo governo militare, imposto in seguito al colpo di stato del febbraio 2021 e all’imprigionamento dei leader civili. Si sono intensificati i combattimenti tra le forze militari e organizzazioni etniche armate, così come le Forze di difesa popolare e altri gruppi armati istituiti per resistere al colpo di stato, e si sono estesi nel Myanmar centrale e in altre aree precedentemente non interessate dal conflitto. L’esercito ha proseguito la strategia dei “quattro tagli”, per impedire ai gruppi armati di ricevere finanziamenti, cibo, intelligence e reclute, con conseguenze devastanti per i civili. Il governo di unità nazionale, formato nel 2021 da rappresentanti del deposto governo guidato dalla Lega nazionale per la democrazia (National League for Democracy – Nld), organizzazioni etniche armate e società civile, ha continuato a opporsi al governo militare. Il 21 dicembre, nella sua prima risoluzione su Myanmar in oltre 70 anni, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha espresso profonda preoccupazione per il grave impatto del colpo di stato militare e ha chiesto la fine delle violenze, il rilascio dei prigionieri politici, un accesso umanitario senza impedimenti e il rispetto dei diritti di donne e bambini.

 

ARRESTI E DETENZIONI ARBITRARI

Sono proseguiti gli arresti e le detenzioni arbitrari di massa di membri della Nld e di altri sostenitori del movimento contrario al golpe. Secondo la Ong Associazione di assistenza ai prigionieri politici (Assistance Association for Political Prisoners – Aapp), le autorità militari hanno arrestato almeno 5.415 persone durante l’anno.

A novembre, tra gli oltre 5.000 prigionieri rilasciati in occasione della festa nazionale, si contavano anche 402 attivisti politici. A fine anno erano ancora detenute almeno 13.272 persone arrestate dopo il colpo di stato per motivi politici.

Le autorità militari hanno spesso negato le detenzioni e l’ubicazione di molti detenuti è rimasta sconosciuta per lunghi periodi, equivalendo a una sparizione forzata. Il diritto di petizione per contestare la detenzione illegale è rimasto sospeso. Minori e altre persone sono stati detenuti arbitrariamente al posto dei loro genitori o parenti. A fine anno, le autorità militari avrebbero trattenuto almeno 277 persone, tra cui 38 minori, a causa della loro relazione con una persona ricercata.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE, RIUNIONE E ASSOCIAZIONE

Le autorità hanno intensificato la sorveglianza online e offline, riducendo ulteriormente lo spazio per la libertà d’espressione e limitando severamente altri diritti, tra cui i diritti alla privacy, all’informazione, di associazione e di circolazione. In tutto il paese, le persone sono state fermate e perquisite in modo casuale, a numerosi posti di blocco in villaggi e città; sono stati impiegati informatori in borghese in ogni distretto1. È stato riferito che nelle principali città sono state utilizzate telecamere a circuito chiuso con funzionalità di riconoscimento facciale. Le autorità hanno continuato a imporre periodiche interruzioni di Internet e telecomunicazioni, soprattutto nelle regioni colpite dal conflitto armato.

A ottobre, il consiglio amministrativo di stato ha adottato una legge riveduta sulla registrazione delle organizzazioni che ha imposto restrizioni più severe alle Ong. In base alla legge, le Ong umanitarie e di altro tipo che svolgono “compiti sociali” sono tenute a registrarsi presso consigli composti da rappresentanti del governo e a rispettare disposizioni ampie e formulate in modo vago, tra cui i divieti di “citare dati falsi” e “ingerenza negli affari interni dello stato o della politica”. Il mancato rispetto è punito con la reclusione fino a cinque anni.

Le autorità militari hanno tentato di privare di fondi la resistenza attraverso il sequestro di proprietà e altri beni di persone accusate di appartenere o di fornire sostegno finanziario o di altro tipo al governo di unità nazionale o a gruppi di resistenza armata. Altri sono stati arrestati per aver donato denaro per le persone sfollate internamente, dopo che le autorità hanno rintracciato le donazioni da operazioni bancarie effettuate online.

Giornalisti

Durante l’anno sono stati uccisi due giornalisti, tra cui Aye Kyaw, un fotoreporter freelance che aveva documentato le proteste contro il colpo di stato nella regione di Sagaing. Egli è stato arrestato dalle autorità militari il 30 luglio ed è morto in custodia lo stesso giorno. A fine anno erano almeno 74 gli operatori dei media arrestati. Gli organi di informazione indipendenti sono rimasti vietati e le autorità militari hanno sottoposto quelli che continuavano a pubblicare a vessazioni e minacce di arresto e di azioni penali.

 

PROCESSI INIQUI

Persone arrestate dopo il colpo di stato sono state sottoposte a processi gravemente iniqui celebrati a porte chiuse in tribunali improvvisati all’interno delle carceri. Nelle zone sotto legge marziale, i processi si sono svolti in tribunali militari in cui agli imputati sono stati negati la rappresentanza legale e il diritto di appello. Attivisti pro-democrazia, politici d’opposizione, difensori dei diritti umani e giornalisti erano tra le oltre 1.000 persone processate durante l’anno e condannate, anche alla pena di morte e a lunghe pene detentive con lavori forzati. Gli avvocati che difendevano detenuti politici hanno subìto arresti, minacce e vessazioni.

L’ex consigliera di stato Aung San Suu Kyi è stata condannata a 31 anni di reclusione in una serie di processi per corruzione e altre false accuse, oltre ai due anni che stava già scontando.

A ottobre, il tribunale distrettuale di Magway ha condannato l’ex parlamentare dell’Nld Win Myint Hlaing a 148 anni di carcere per accuse legate al terrorismo. Più o meno nello stesso periodo, anche Aung Khant, Kyaw Thet e Hnin Maung sono stati giudicati colpevoli di coinvolgimento nel movimento di resistenza armata e condannati a pene detentive comprese tra 95 e 225 anni, ai sensi della legge antiterrorismo.

 

TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI

Tortura e altri maltrattamenti di detenuti sono rimasti diffusi e si sono verificati abitualmente dopo l’arresto, nei centri di interrogatorio militari e di polizia e nelle carceri. Alcuni detenuti, tra cui uomini, donne e persone di diversa identità di genere e/o orientamento sessuale, sono stati sottoposti a violenza sessuale, molestie e umiliazioni, comprese perquisizioni corporali invasive, come metodo di tortura durante l’interrogatorio e la detenzione2. Si sa che durante l’anno almeno 356 persone sono morte in custodia a causa delle torture.

 

PENA DI MORTE

A luglio sono avvenute le prime esecuzioni dagli anni Ottanta. Phyo Zeya Thaw, parlamentare e membro della Nld, l’eminente attivista per la democrazia Kyaw Min Yu (noto anche come Ko Jimmy), Hla Myo Aung e Aung Thura Zaw sono stati messi a morte dopo processi segreti in tribunali militari3. Nel corso dell’anno decine di persone sono state condannate alla pena capitale.

 

ATTACCHI E UCCISIONI ILLEGALI

Secondo quanto riferito, centinaia di persone sono state uccise in attacchi militari aerei e terrestri indiscriminati o rivolti direttamente a colpire civili od obiettivi civili, nonché attraverso esecuzioni extragiudiziali da parte dei militari di persone sospettate di sostenere la resistenza al colpo di stato o sulla base della loro etnia. Sono continuati anche i sistematici saccheggi e incendi di villaggi, contribuendo ulteriormente allo sfollamento di massa e all’aggravarsi della crisi umanitaria.

Le operazioni militari negli stati di Kayin e Kayah contro organizzazioni etniche armate e altri gruppi armati all’inizio del 2022 hanno assunto la forma di punizioni collettive contro i civili karen e karenni, provocando fino a marzo centinaia di morti e lo sfollamento di oltre 150.000 persone. Tra dicembre 2021 e marzo 2022, Amnesty International ha documentato 24 attacchi di artiglieria o mortaio nel Myanmar orientale, che hanno ucciso almeno 20 civili e ferito gravemente altri 38, oltre a causare danni diffusi a case e altri edifici4. L’esercito ha anche condotto incursioni aeree con caccia da combattimento ed elicotteri, compiendo sia attacchi indiscriminati che diretti contro civili e obiettivi civili, negli stati di Chin e Kachin e nelle regioni di Sagaing e Magway.

Il 17 gennaio, aerei da combattimento militari hanno sganciato due bombe su un campo di le persone sfollate internamente nella cittadina di Hpruso, dello stato di Kayah, uccidendo un uomo e due ragazze e distruggendo la cucina del campo. Il 23 ottobre, un attacco aereo su un concerto vicino al villaggio di A Nan Pa, nello stato di Kachin, ha ucciso e ferito decine di persone. Tra le vittime figuravano musicisti, bambini e altri civili presenti all’evento5. Secondo i resoconti dei media, le forze statali di sicurezza hanno ostacolato le cure mediche per i feriti.

Anche gli attacchi aerei su scuole, ospedali ed edifici religiosi hanno provocato morti, danni e distruzione di obiettivi civili protetti. Il 16 settembre, almeno 13 persone sono morte, compresi bambini e insegnanti volontari, in un attacco con elicotteri da combattimento e truppe contro una scuola del tempio nella cittadina di Tabayin, nella regione di Sagaing. Il 9 agosto, un caccia militare ha sparato contro un centro sanitario nel villaggio di Daw Par Pa, nello stato di Kayah, uccidendo l’anziano padre di uno dei pazienti e provocando danni alla clinica compatibili con un attacco missilistico.

L’uso di munizioni a grappolo negli attacchi aerei è stato documentato negli stati di Chin, Kayah e Kayin e faceva pensare che Myanmar aveva sviluppato e stava dispiegando un nuovo sistema di armi vietato dal diritto internazionale6. L’esercito ha anche aumentato l’uso di mine antipersona, vietate a livello internazionale, piazzandole dentro o intorno ad abitazioni private, ai bagni, alle chiese, sui sentieri delle risaie e in altri luoghi frequentati dai civili7. Secondo l’Unicef, nei primi 10 mesi dell’anno almeno 86 persone, tra cui 27 minori, sono state uccise da mine antipersona o residuati bellici esplosivi e altre 247 sono rimaste ferite.

Le forze di sicurezza hanno deliberatamente ucciso civili. A gennaio, i soldati hanno sparato e ucciso almeno sei civili che cercavano di fuggire in Thailandia attraverso il fiume Moei. Il 3 marzo, i soldati hanno sparato e ucciso un ragazzo di 13 anni che stava raccogliendo frutta sulla riva di un fiume, nello stato di Kayin. I corpi di tre agricoltori del villaggio di San Pya 6 Mile, nello stato di Kayah, sono stati ritrovati con la gola tagliata dopo che avevano lasciato un sito di sfollati per raccogliere verdure nel loro villaggio. Le forze di sicurezza hanno sparato ai parenti che cercavano di recuperare i corpi dei tre uomini.

Anche le milizie sostenute dai militari si sono rese responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Secondo la stampa, ad agosto membri della milizia Pyu Saw Htee e soldati hanno appiccato il fuoco alle case nel villaggio di Ngatayaw, nella regione di Magway, costringendo alla fuga più di 4.000 residenti. Altre milizie, ritenute appoggiate dai militari, sarebbero state responsabili di uccisioni mirate di attivisti della Nld e pro-democrazia.

 

DIRITTI DELLE PERSONE SFOLLATE INTERNAMENTE

Al 26 dicembre, circa 1.505.700 persone erano sfollate all’interno di Myanmar, la maggior parte in seguito al colpo di stato. I paesi vicini ospitavano anche oltre un milione di rifugiati e richiedenti asilo provenienti da Myanmar.

Le persone sfollate internamente hanno vissuto in condizioni deplorevoli in campi e rifugi improvvisati, senza un adeguato accesso a cibo e acqua, assistenza sanitaria e altri servizi di base. I militari hanno ostacolato l’accesso all’assistenza umanitaria, cruciale per le persone sfollate internamente e altri gruppi marginalizzati, anche attraverso l’imposizione di onerose restrizioni alla registrazione delle Ong, alle loro operazioni bancarie, visti e viaggi. Organizzazioni umanitarie hanno segnalato di continuo consegne bloccate o respinte esplicitamente dall’esercito di Myanmar. Il 15 settembre, in seguito alla ripresa dei combattimenti tra i militari e l’esercito di Arakan, il governo militare ha emesso una direttiva che vietava a tutte le organizzazioni internazionali di accedere a sei delle cittadine più colpite dal conflitto, nel nord e nel centro dello stato di Rakhine.

Si stima che circa 130.000 rohingya e altri musulmani siano rimasti in squallidi campi nello stato di Rakhine, dove si trovano dal 2012. Ai rohingya hanno continuato a essere negati i diritti fondamentali, compreso l’accesso a cibo, assistenza sanitaria e istruzione adeguati. La loro libertà di movimento era fortemente limitata e coloro che viaggiavano fuori dai comuni designati sono stati arrestati e incarcerati per “spostamento illegale”.

A luglio, la Corte internazionale di giustizia ha affermato la propria giurisdizione in un caso promosso dal Gambia, per presunte violazioni contro la popolazione di etnia rohingya nello stato di Rakhine durante le operazioni militari nel 2016 e nel 2017.

 

ABUSI DA PARTE DI GRUPPI ARMATI

Alcuni gruppi armati non hanno adottato precauzioni attuabili per proteggere i civili dagli effetti di attacchi militari, in alcuni casi posizionandosi vicino o visitando villaggi o insediamenti di sfollati. Alcuni gruppi hanno utilizzato mine antipersona vietate a livello internazionale od ordigni esplosivi improvvisati, mettendo in pericolo la vita dei civili. Secondo quanto riferito, gruppi di resistenza armata dell’opposizione hanno assassinato amministratori civili che lavoravano per le autorità militari.

 

RESPONSABILITÀ DELLE IMPRESE

Puma Energy, la principale società straniera coinvolta nella movimentazione e nella distribuzione di carburante per aviazione nel paese, ha annunciato a ottobre che stava lasciando il paese e vendendo la sua attività in Myanmar8. Il carburante per aerei importato e distribuito da compagnie straniere e nazionali è stato essenziale all’esercito di Myanmar per condurre gli attacchi aerei. Almeno tre altre società straniere hanno annunciato che avrebbero terminato o sospeso il loro coinvolgimento nella fornitura di carburante per aviazione a Myanmar nel 2022.

È stato scoperto che gli algoritmi e le pratiche commerciali di Meta (ex Facebook) avevano contribuito in modo sostanziale alle gravi violazioni dei diritti umani subite dai rohingya nel 2017, amplificando i contenuti ostili ai rohingya, aprendo la strada e incoraggiando l’azione militare di Myanmar nei loro confronti9.

 


Note:
1 Myanmar: International community must do more to protect brave protesters, 22 aprile.
2 Myanmar: 15 days felt like 15 years: Torture in detention since the Myanmar coup, 2 agosto.
3 Myanmar: First execution in decades mark atrocious escalation in state repression, 25 luglio.
4 Myanmar: “Bullets rained from the sky”: War crimes and displacement in eastern Myanmar, 31 maggio.
5 Myanmar: Deadly air strikes in Kachin State appear to fit pattern of unlawful attacks, 24 ottobre.
6 Myanmar: Deadly Cargo: Exposing the supply chain that fuels war crimes in Myanmar, 3 novembre.
7 Myanmar: Military’s use of banned landmines in Kayah State amounts to war crimes, 20 luglio.
8 Myanmar: Puma Energy to leave amid scrutiny of aviation fuel supplies, 5 ottobre.
9 Myanmar: The social atrocity: Meta and the right to remedy for the Rohingya, 29 settembre.

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