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Federazione russa

Capo di stato: Vladimir Putin

Capo di governo: Mihail Mišustin

La guerra di aggressione contro l’Ucraina è stata accompagnata da un’escalation della repressione del dissenso all’interno della Russia. Le manifestazioni di protesta pacifiche contro la guerra sono state disperse, spesso con la forza, e coloro che si sono espressi contro la guerra sono stati perseguiti. È stata introdotta una nuova legislazione che limita le proteste e le attività delle Ong e degli attivisti della società civile. Sono proseguiti i procedimenti giudiziari contro i testimoni di Geova. Tortura e altri maltrattamenti sono rimasti endemici nei luoghi di detenzione. In Cecenia sono continuate le segnalazioni di rapimenti e sparizioni forzate. Gli standard sull’equità processuale sono stati ripetutamente violati. Agli obiettori di coscienza è stato rifiutato il servizio civile alternativo. Una nuova legge ha ulteriormente stigmatizzato e discriminato le persone Lgbti.

 

CONTESTO

Il 24 febbraio, la Russia ha lanciato un’invasione militare su vasta scala dell’Ucraina. Ha occupato vaste aree del paese e, a settembre, ha annunciato l’annessione di quattro regioni ucraine. In Ucraina migliaia di civili sono stati uccisi e le forze russe hanno commesso crimini di guerra e altri crimini ai sensi del diritto internazionale (cfr. Ucraina). Le forze ucraine hanno apparentemente attaccato basi militari, strutture per le comunicazioni e depositi di carburante sul territorio russo; la stampa russa ha riferito di almeno 21 civili uccisi e 39 feriti.

Centinaia di migliaia di russi hanno lasciato il paese, soprattutto dopo che a settembre è iniziata una “mobilitazione parziale”, che ha causato l’invio di molti uomini in prima linea senza adeguati addestramento o rifornimenti. Secondo quanto riferito, migliaia di carcerati sono stati reclutati da una compagnia militare privata e schierati in Ucraina. Questa pratica è stata legalizzata retroattivamente con una legge approvata a novembre.

La Russia ha affrontato un crescente isolamento a livello internazionale e l’Ue, gli Usa e altri paesi hanno introdotto sanzioni economiche in risposta all’invasione dell’Ucraina. Ne è seguito un esodo massiccio delle aziende internazionali. La percentuale di persone che vivono in povertà è aumentata.

Il 15 marzo, la Russia si è ritirata dal Consiglio d’Europa e a giugno ha adottato una legge che consente alle autorità russe di ignorare le sentenze della Corte europea dei diritti umani (Cedu), comprese quelle che prevedono pagamenti di indennizzi, con effetto retroattivo al 15 marzo.

Ad aprile, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato per sospendere la Russia dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. A ottobre, il Consiglio ha creato un nuovo Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nella Federazione russa.

A novembre, un tribunale olandese ha stabilito che la Russia aveva avuto il controllo generale della regione dell’Ucraina orientale controllata dai separatisti da cui partì il missile che, nel luglio 2014, abbatté un aereo civile uccidendo le 298 persone a bordo. Il tribunale ha stabilito in contumacia la colpevolezza di tre uomini (due russi e un ucraino) in relazione all’attacco e li ha condannati all’ergastolo.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE E RIUNIONE

Le autorità hanno introdotto ulteriori severe restrizioni alla libertà d’espressione e di riunione pacifica, in un continuo giro di vite sul dissenso. La polizia ha disperso proteste pacifiche contro la guerra e la leva militare, spesso con uso eccessivo della forza. Sono state arrestate oltre 19.400 persone, compresi i giornalisti che seguivano le proteste. La maggior parte ha subìto pesanti multe o la detenzione amministrativa1.

A marzo è stata adottata una nuova legge per punire il “discredito” e la “diffusione di informazioni deliberatamente false” sulle forze armate russe. A fine dicembre erano stati avviati rispettivamente oltre 100 e 180 procedimenti penali per queste accuse e almeno 5.518 procedimenti amministrativi per “discredito”. Inoltre sono stati avviati più di 200 altri procedimenti penali per attività contro la guerra, con altre accuse.

Ad aprile, l’artista Aleksandra Skočilenko è stata arrestata e messa in custodia preventiva con l’accusa di “diffondere informazioni deliberatamente false” sulle forze armate. Rischiava fino a 10 anni di reclusione per aver sostituito i cartellini dei prezzi con messaggi contro la guerra in un supermercato a San Pietroburgo. Durante la detenzione le sono state negate le cure mediche. Il suo processo è iniziato a dicembre.

A luglio, il consigliere municipale Aleksej Gorinov è stato condannato a sette anni di reclusione per aver criticato l’invasione russa dell’Ucraina durante una sessione del consiglio2. A dicembre, il politico dell’opposizione Il’ja Jašin è stato condannato a otto anni e mezzo di reclusione per aver parlato su YouTube delle uccisioni di massa di civili da parte delle forze russe nella città ucraina di Bucha.

Decine di organi d’informazione indipendenti sono stati chiusi e migliaia di siti web bloccati. A marzo, la stazione radio Echo Moskvy ha chiuso i battenti e il suo sito web è stato bloccato. Sempre a marzo, le piattaforme di social media Twitter, Facebook e Instagram sono state bloccate dall’autorità di regolamentazione degli organi d’informazione. La società Meta, proprietaria di Facebook e Instagram, è stata successivamente dichiarata “organizzazione estremista”.

A settembre, un tribunale di Mosca ha revocato la licenza al quotidiano indipendente Novaja Gazeta. Da novembre, il quotidiano indipendente Černovik, con sede in Daghestan, si è trasformato in giornale online, dopo che le autorità hanno fatto pressione sulle tipografie affinché smettessero di stamparlo.

Tali pressioni hanno portato anche alla cancellazione di concerti, mostre e altri eventi di personalità culturali che hanno espresso opinioni dissenzienti. Alcuni, tra cui il musicista rock Jurij Ševčuk e il rapper Oxxxymiron, sono stati multati per “discredito” delle forze armate. Altri, tra cui il musicista rock Andrej Makarevič e lo scrittore Dmitrij Bykov, sono stati dichiarati “agenti stranieri”. Ad aprile, il caporedattore del sito web Novyj Fokus con sede in Chakassia, Michail Afanas’ev, è stato detenuto in attesa di processo per “aver diffuso informazioni deliberatamente false” sulle forze armate. A giugno e luglio, a Ekaterinburg, l’organo d’informazione Večernie Vedomosti, il suo editore e la sua direttrice sono stati multati per un totale di 450.000 rubli (7.828 dollari Usa), per “discredito” delle forze armate.

A luglio sono state introdotte delle modifiche al codice penale definite in modo vago, che vietano qualsiasi forma di “cooperazione confidenziale” con organizzazioni internazionali o straniere e stati stranieri, punibile con la reclusione fino a otto anni. A dicembre sono stati segnalati i primi due arresti ai sensi di queste nuove disposizioni, pur non essendo stati resi noti i motivi specifici delle accuse.

A dicembre, le modifiche alla legge che regola le assemblee pubbliche hanno esteso la lista dei luoghi in cui erano vietate le proteste, includendo edifici amministrativi, scuole, università, ospedali, aeroporti e stazioni dei treni e degli autobus. Alle autorità regionali è stato inoltre consentito di introdurre ulteriori restrizioni.

 

LIBERTÀ DI ASSOCIAZIONE

La repressione nei confronti dei gruppi della società civile e dei movimenti di opposizione si è intensificata.

Il ministero della Giustizia ha elencato altri 166 “agenti stranieri” e 23 “organizzazioni indesiderate”. A giugno, la Cedu ha stabilito che la legge russa sugli “agenti stranieri” violava il diritto alla libertà di associazione. A dicembre è entrata in vigore una nuova legge sugli “agenti stranieri” che ha esteso la lista di chi potrebbe essere designato come “agente straniero” e ha introdotto motivi più ampi per designare come tale una persona o un’organizzazione, nonché sanzioni più severe e ulteriori misure discriminatorie che ne limitano la partecipazione alla vita pubblica.

A dicembre, la politica e attivista dell’opposizione Julija Galjamina è stata informata che il suo contratto con un’università di Mosca sarebbe stato rescisso a causa del suo status di “agente straniero”. A dicembre, è stata bollata come una “estremista”.

A maggio, le autorità hanno bloccato il sito web del movimento giovanile non registrato Vesna e avviato azioni penali contro alcuni dei suoi membri, in evidente ritorsione per il suo attivismo contro la guerra. A settembre, un tribunale ne ha sospeso del tutto le attività e, a ottobre, Vesna e due dei suoi esponenti sono stati dichiarati “agenti stranieri”. A dicembre, il movimento è stato dichiarato “estremista”.

Le autorità hanno continuato le ritorsioni contro gli attivisti del disciolto movimento Open Russia e i sostenitori del politico d’opposizione incarcerato e prigioniero di coscienza Aleksej Naval’nyj. A febbraio, un tribunale di Novosibirsk ha ordinato al blogger Timur Chanov e al parlamentare locale Anton Kartavin di pagare 3.024.877 rubli (47.000 dollari Usa) per il costo della sorveglianza di una manifestazione pacifica di protesta, avvenuta a gennaio 2021, contro l’incriminazione di Aleksej Naval’nyj. La sentenza è stata confermata a novembre. Sentenze simili sono state emesse in altre parti della Russia.

A luglio, l’ex leader di Open Russia e prigioniero di coscienza Andrej Pivovarov è stato condannato a quattro anni di reclusione per presunte violazioni della legge sulle “organizzazioni indesiderate”. La sentenza è stata confermata in appello a novembre3.

 

DIFENSORI DEI DIRITTI UMANI

Insieme alla legislazione sugli “agenti stranieri” e sulle “organizzazioni indesiderate”, le autorità hanno utilizzato diversi meccanismi per esercitare pressioni sui difensori dei diritti umani.

A febbraio, Bachrom Chamroev, storico esponente dell’associazione Memorial, è stato rinviato a giudizio con false accuse di “giustificazione pubblica del terrorismo”. A ottobre, al suo caso sono state aggiunte le accuse di “pianificazione delle attività di un’organizzazione terroristica”.

A ottobre, un tribunale della regione di Mosca ha stabilito che Arshak Makichyan, un attivista per il clima in esilio e organizzatore delle azioni di Fridays for Future in Russia, fosse privato della cittadinanza russa. L’attivista, che di conseguenza è diventato un apolide, riteneva che la sentenza fosse una ritorsione per il suo attivismo pacifico.

A novembre, il presidente Putin ha rimosso diversi eminenti difensori dei diritti umani dal Consiglio presidenziale per i diritti umani e li ha sostituiti con candidati ampiamente percepiti come sostenitori del governo.

 

LIBERTÀ DI RELIGIONE E CREDO

A giugno, la Cedu ha stabilito che la Russia aveva violato diversi articoli della Convenzione europea dei diritti umani in relazione alla messa al bando e al perseguimento dei testimoni di Geova per aver praticato la loro fede. La Corte ha stabilito che la Russia doveva interrompere tutti i procedimenti penali pendenti e rilasciare i testimoni di Geova già incarcerati. Nonostante questo e altri due verdetti della Cedu emessi a febbraio, le vessazioni e il perseguimento dei testimoni di Geova sono continuati, con condanne che andavano da pesanti multe a sette anni di reclusione.

A maggio, il cittadino danese e prigioniero di coscienza Dennis Christensen, il primo testimone di Geova a essere incarcerato da quando l’organizzazione fu messa al bando nel 2017, è stato rilasciato da una colonia penale dopo aver scontato la sua condanna a sei anni.

 

TORTURA E ALTRI MALTRATTAMENTI

La tortura e altri maltrattamenti nei luoghi di detenzione sono rimasti endemici e le azioni penali contro i responsabili sono state rare. L’assistenza medica fornita ai detenuti è rimasta inadeguata. Il divieto di contatto con il mondo esterno e la collocazione arbitraria di prigionieri in celle di punizione sono stati ampiamente utilizzati per esercitare pressioni sui detenuti, in particolare sui dissidenti.

Il politico d’opposizione Aleksej Naval’nyj è stato rinchiuso in una cella di punizione (shizo) per 10 volte durante l’anno e ha trascorso oltre 90 giorni in condizioni disumane e degradanti per “violazioni” delle regole carcerarie, come il fatto di “indossare abiti sbagliati”. A novembre, le autorità lo hanno rinchiuso in una cella di isolamento e gli hanno negato qualsiasi contatto con la famiglia, compresa la corrispondenza.

Il cittadino ucraino Oleksandr Marčenko continuava a scontare una condanna a 10 anni per spionaggio, sulla base di una confessione che sosteneva fosse stata estorta sotto tortura. Gli sono state di continuo negate cure mediche urgenti, è stato messo ciclicamente in celle di punizione o di isolamento per motivi pretestuosi e gli è stato negato il contatto con la famiglia.

La polizia ha continuato a ricorrere alla tortura per esercitare pressioni sui dissidenti. A marzo, alcuni manifestanti fermati durante raduni contro la guerra hanno denunciato di aver subìto torture e altri maltrattamenti nelle stazioni di polizia. A settembre, il poeta Artëm Kamardin è stato picchiato e, secondo le accuse, sottoposto a violenza sessuale da parte della polizia durante un’irruzione nella sua abitazione, perché aveva recitato pubblicamente una poesia a sostegno dell’Ucraina. È stato arrestato con altre due persone con l’accusa di “incitamento all’odio” e tutti sono stati posti in custodia cautelare. A fine anno, le sue denunce di tortura non erano ancora state oggetto d’indagine.

 

SPARIZIONI FORZATE

In Cecenia sono proseguite le sparizioni forzate.

Non è stata indagata la sparizione forzata, avvenuta nel 2020, di Salman Tepsurkaev, moderatore del canale Telegram 1Adat. Ad agosto, i suoi colleghi di 1Adat hanno riferito che era stato vittima di esecuzione extragiudiziale nel settembre 2020.

1Adat ha denunciato il rapimento, inclusi casi di sparizione forzata, di almeno 964 persone, tra cui alcune che avevano subìto pressioni delle autorità per combattere in Ucraina, sotto la minaccia di procedimenti penali.

In seguito all’invasione russa, molti civili ucraini sono stati vittime di sparizione forzata da parte delle forze russe o dei loro alleati, durante il cosiddetto “filtraggio” e presumibilmente trasferiti illegalmente in Russia da alcune zone dell’Ucraina occupata e trattenuti in incommunicado. Tra le diverse centinaia di persone, per lo più prigionieri di guerra, rientrate in Ucraina durante l’anno nell’ambito dello “scambio di prigionieri”, alcuni erano civili che hanno confermato tali denunce e riferito di essere stati trattenuti senza accusa e sottoposti a tortura e altri maltrattamenti in istituti penitenziari russi4.

 

PROCESSI INIQUI

Le autorità hanno continuato a violare le norme di equità processuale.

A febbraio, il tribunale di Ačchoj-Martan, in Cecenia, ha condannato Saleh Magamadov e suo fratello Ismail Isaev rispettivamente a otto e sei anni di reclusione, con l’accusa inventata di “favoreggiamento della partecipazione a un gruppo armato illegale”. Apertamente critici nei confronti delle autorità cecene, nel 2021 furono rapiti da una casa rifugio a Nižnij Novgorod, nella Russia centrale, da funzionari della sicurezza e portati in Cecenia5.

Presso il tribunale del distretto Leninskij di Groznyj, ad agosto è iniziato il processo a Zarema Musaeva, con false accuse di frode e violenza contro un agente di polizia. Zarema Musaeva, madre degli attivisti ceceni Abubakar e Ibragim Jangulbaev, era stata arbitrariamente arrestata dalla polizia cecena nel suo appartamento a Nižnij Novgorod e portata in Cecenia, presumibilmente perché testimone in un altro caso. Sono state espresse gravi preoccupazioni per il suo stato di salute e il suo benessere.

A settembre, il tribunale della città di Mosca ha condannato l’ex giornalista Ivan Safronov a 22 anni di reclusione con false accuse di “alto tradimento” in un processo politicamente motivato. La sentenza è stata confermata in appello a dicembre.

 

IMPUNITÀ

Le vittime di violazioni dei diritti umani sono state private dell’accesso alla Corte europea dei diritti umani dopo che, a marzo, la Russia si è ritirata dal Consiglio d’Europa.

A dicembre, nella prima delle tre letture previste, la Duma (camera bassa del parlamento) ha approvato un nuovo disegno di legge secondo il quale “un’azione non sarà considerata reato né verrà sanzionata” se commessa prima del 30 settembre 2022, “a difesa degli interessi della Russia”, nei territori ucraini annessi illegalmente.

 

DIRITTI DEGLI OBIETTORI DI COSCIENZA

Nonostante le garanzie costituzionali relative al servizio civile alternativo, le richieste di svolgere tale servizio da parte di persone chiamate alle armi per essere dispiegate in Ucraina sono state sistematicamente respinte da commissariati e tribunali militari. Le autorità hanno asserito che, in assenza di disposizioni legislative specifiche per il servizio alternativo nei momenti di “mobilizzazione parziale”, tali garanzie non trovavano applicazione. La legislazione introdotta a novembre prevedeva che chi era impiegato nel servizio civile alternativo durante la mobilitazione potesse essere inviato a prestare servizio come personale civile nelle forze armate.

 

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSGENDER E INTERSESSUATE

A giugno, l’artista femminista e attivista Lgbti Julija Tsvetkova è stata dichiarata “agente di media stranieri” dal ministero della Giustizia. A luglio è stata assolta dall’accusa di “diffusione di materiale pornografico”. L’assoluzione è stata confermata in appello a novembre6.

A dicembre è stata adottata una legge che estende a tutte le fasce di età il divieto, che in precedenza riguardava soltanto i minori, di “propaganda di rapporti sessuali non tradizionali, pedofilia e riassegnazione di genere”. Le disposizioni includevano il blocco di siti web, il divieto di vendita di materiale contenente informazioni proibite dalla legge e multe fino a 5.000.000 di rubli (80.000 dollari Usa) per il reato amministrativo vagamente definito di “propaganda”, “dimostrazione di rapporti o preferenze sessuali non tradizionali” o diffusione di informazioni che potrebbero “creare l’esigenza di cambiare sesso”.

 

DIRITTI DI RIFUGIATI E MIGRANTI

Secondo l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, oltre 2,8 milioni di persone sfollate dall’Ucraina sono entrate in Russia. Sebbene molte siano fuggite volontariamente in Russia, molte altre, che si sono trovate nei territori occupati dai russi e a cui è stato negato il passaggio nelle zone del paese controllate dal governo ucraino, sono state oggetto di trasferimento involontario illegale e deportazione dall’Ucraina ad opera delle autorità russe. Volontari hanno affermato di aver aiutato almeno 9.000 ucraini a trasferirsi dalla Russia in paesi terzi. Le autorità russe hanno trasportato gli ucraini in centri di accoglienza temporanea in almeno 54 regioni, tra cui la Siberia e l’Estremo Oriente, circostanza che ha reso più complicato e costoso il loro trasferimento in paesi terzi o il loro ritorno in Ucraina. Le autorità russe hanno incoraggiato e talvolta fatto pressione sui rifugiati ucraini affinché prendessero la cittadinanza russa; minori senza assistenza parentale e persone con disabilità sono stati in particolare a rischio di assimilazione involontaria nella società russa.

 


Note: 
1 Russia: “You Will Be Arrested Anyway”: Reprisals Against Monitors and Media Workers Reporting from Protests, 24 novembre.
2 Russia: Municipal councillor sentenced to seven years in jail for opposing the Ukraine war, 8 luglio.
3 Russia: Opposition activist sentenced to four years in prison under repressive “undesirable organization” law, 15 luglio.
4 Ukraine: “Like a Prison Convoy”: Russia’s Unlawful Transfer and Abuse of Civilians in Ukraine During “Filtration”, 10 novembre.
5 Russia: Court upholds lengthy prison sentences for Chechen Lgbti siblings, 25 ottobre.
6 Russia: Feminist activist acquitted of absurd “pornography” charges, 15 luglio.

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