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Federazione russa

La Russia ha proseguito la guerra di aggressione contro l’Ucraina e ha permesso alle sue forze di commettere impunemente crimini di guerra. Nel frattempo, la situazione dei diritti umani in patria ha continuato a peggiorare. Le libertà d’espressione, riunione pacifica e associazione sono state ancor più gravemente limitate. Le persone critiche verso il governo hanno subìto procedimenti giudiziari arbitrari, lunghe pene detentive, aggressioni violente commesse nell’impunità e altre forme di ritorsione. Le autorità hanno utilizzato un’ampia legislazione antiterrorismo e antiestremismo contro l’opposizione, gruppi religiosi, singole persone critiche e avvocati. Tortura e altri maltrattamenti durante la detenzione sono stati all’ordine del giorno e sono rimasti in gran parte impuniti. I processi sono stati iniqui, soprattutto nei casi politici e in quelli che coinvolgevano prigionieri di guerra ucraini. È stata adottata una nuova legislazione transfobica e il cosiddetto “movimento Lgbt” è stato dichiarato “estremista”. La Russia ha rifiutato di cooperare con le istituzioni internazionali per i diritti umani e, dopo che la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto nei confronti del presidente Vladimir Putin, ha reso reato la collaborazione con essa. Le autorità non sono state in grado di impedire la violenza antisemita e quella contro i rifugiati. Le misure per affrontare la crisi climatica si sono rivelate insufficienti e le principali Ong ambientaliste sono state bandite dal paese.

 

CONTESTO

La Russia ha commesso numerose violazioni del diritto internazionale umanitario in Ucraina (cfr. Ucraina), mentre l’invasione si è in larga parte bloccata. Gli attacchi militari ucraini si sono spinti più in profondità nel territorio russo e le autorità russe hanno riferito di decine di vittime civili. Il governo ha continuato a controllare e manipolare pesantemente le informazioni sulla guerra. Le stime delle vittime militari russe sono arrivate a centinaia di migliaia di morti e feriti. In tutto il paese sono state segnalate decine di attacchi incendiari contro centri di leva e altri edifici governativi. Il 23 e 24 giugno, Evgenij Prigožin ha guidato il Gruppo Wagner, una compagnia militare privata da lui fondata, in un fallito colpo di stato militare. Egli ha evitato il processo, ma il 25 agosto è rimasto ucciso in un incidente aereo sospetto.

La Russia ha continuato a subire l’isolamento internazionale. A settembre, la nuova Relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Federazione Russa ha riferito in merito al “giro di vite sempre più repressivo sull’esercizio pacifico dei diritti umani”. Le autorità si sono rifiutate di riconoscerne il mandato o di consentire una visita nel paese. A novembre, la Russia si è ritirata dal Trattato sulle forze armate convenzionali in Europa.

Nonostante il rifiuto a cooperare con i meccanismi delle Nazioni Unite per i diritti umani, la Russia ha cercato di tornare nel Consiglio per i diritti umani, ma ha perso il voto a ottobre. Le autorità hanno continuato a ignorare le decisioni della Corte europea dei diritti umani riguardanti le violazioni della Convenzione europea dei diritti umani da parte della Russia, commesse quando ne era uno stato parte.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE

Ogni forma di critica alle autorità è stata severamente repressa1. I mezzi d’informazione, le piattaforme dei social media e le singole persone hanno subìto pesanti multe, blocchi arbitrari, procedimenti giudiziari e altre ritorsioni nel quadro di un insieme crescente di disposizioni punitive. Tra queste figuravano la designazione di “agente straniero” e accuse di “estremismo”, “giustificazione del terrorismo”, “diffusione di informazioni deliberatamente false”, “discredito”, “incitamento all’odio” e “propaganda” Lgbti.

Il 29 marzo, le autorità hanno arrestato il giornalista statunitense Evan Gershkovich per accuse discutibili di spionaggio. A fine anno, il suo processo era ancora pendente.

Il 4 maggio, la regista teatrale Evgenja Berkovič e la drammaturga Svetlana Petrijčuk sono state arrestate con false accuse di “giustificazione del terrorismo”, per la loro premiata opera teatrale incentrata sulle donne che sposavano membri di gruppi armati in Siria. A fine anno erano ancora in detenzione in attesa di processo.

Le persone che hanno espresso opposizione all’invasione dell’Ucraina, alle violazioni della Russia nel paese o alla guerra in generale sono state oggetto di una persecuzione particolarmente dura2. Almeno 140 persone sono state condannate alla reclusione per dichiarazioni, proteste o altre attività di opposizione alla guerra, a fronte di sole 22 nel 2022.

Ad aprile, Vladimir Kara-Murza, attivista dell’opposizione e per i diritti umani, è stato condannato a 25 anni di reclusione con false accuse di tradimento dello stato, diffusione di “false informazioni” sulle forze armate e partecipazione a una “organizzazione indesiderata”.

Aleksej Moscalëv, uomo d’affari e padre single della regione di Tula, è stato arrestato il 27 febbraio con l’accusa di “discredito delle forze armate”, per aver criticato la guerra all’Ucraina sui social media. Le autorità hanno messo la figlia di 13 anni in un orfanotrofio ma, dopo una campagna in suo favore, l’hanno affidata ad altri membri della famiglia. La condanna a due anni di reclusione di Aleksej Moscalëv è stata annullata a dicembre.

Il 13 aprile, un tribunale ha confermato la condanna a tre anni di Vladimir Rumjantsev, un fuochista della città di Vologda, per “aver diffuso consapevolmente informazioni false sulle forze armate russe”. Vladimir Rumjantsev aveva utilizzato uno studio radiofonico domestico per diffondere notizie sulla guerra trasmesse da media vietati.

Oleg Orlov, noto difensore dei diritti umani, è stato processato per aver pubblicato un articolo che criticava l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Secondo quanto riferito, molti professori universitari e insegnanti hanno perso il lavoro per aver criticato le autorità o l’invasione dell’Ucraina. Svetlana Drugovejko-Dolžanskaja è stata licenziata dall’università statale di San Pietroburgo l’11 ottobre, dopo aver testimoniato come esperta linguista a sostegno della prigioniera di coscienza Aleksandra Skočilenko.

Alcune delle persone già in carcere hanno dovuto affrontare nuove e aggiuntive accuse mentre stavano già scontando la pena. Per esempio, a ottobre, il prigioniero di coscienza ed ex consigliere comunale dell’opposizione Aleksej Gorinov, condannato a sette anni di reclusione nel 2022 per un discorso contro la guerra in una riunione del consiglio, è stato accusato di “giustificazione del terrorismo”.

A novembre, un’altra prigioniera di coscienza, la giornalista Marija Ponomarenko, condannata a sei anni di reclusione per aver condiviso un video sul bombardamento russo del teatro di Mariupol, in Ucraina, è stata oggetto di dubbie accuse di “aver causato lesioni corporali” al personale della colonia penale.

 

LIBERTÀ DI RIUNIONE PACIFICA

La libertà di riunione ha continuato a essere repressa. La legislazione in materia, indebitamente restrittiva, ha utilizzato un linguaggio vago che permetteva un’interpretazione arbitraria. Le leggi nazionali hanno vietato di tenere assemblee spontanee e manifestazioni di protesta vicino agli edifici governativi e in molti altri luoghi; contenevano inoltre numerose altre restrizioni sui luoghi e sull’organizzazione. Le autorità hanno usato i loro ampi poteri per negare le autorizzazioni e la polizia ha mostrato tolleranza zero per le riunioni “non autorizzate”, per quanto piccole e poco frequenti.

In alcune parti del paese, le manifestazioni pacifiche sono rimaste vietate con il pretesto delle norme sul Covid-19. Le restrizioni sono state spesso discriminatorie: per esempio, il 29 settembre le autorità cittadine di Mosca hanno vietato una veglia per commemorare le vittime delle repressioni dell’era sovietica, consentendo invece lo svolgimento di una grande manifestazione filogovernativa nello stesso giorno.

 

LIBERTÀ DI ASSOCIAZIONE

Le autorità hanno continuato a prendere di mira le organizzazioni della società civile, compresi i gruppi per i diritti umani, avvalendosi dell’ampia legislazione repressiva russa. Nel 2023, 54 organizzazioni e 172 persone sono state etichettate come “agenti stranieri” e 56 organizzazioni sono state designate come “indesiderate”.

Importanti gruppi per i diritti umani, tra cui il Gruppo Helsinki di Mosca, il Centro Sacharov e il Centro Sova, sono stati ufficialmente sciolti con il pretesto di violazioni delle norme sugli “agenti stranieri” o per cavilli burocratici.

Sono stati avviati diversi procedimenti penali di matrice politica contro membri di Memorial, la più antica organizzazione per i diritti umani del paese, che era stata liquidata nel 2022. Questi includevano accuse di “discredito delle forze armate” e di “riabilitazione del nazismo”. L’esponente di Memorial Aleksandr Černyšov è stato arrestato il 5 maggio e accusato di “contrabbando di oggetti di valore culturale”, presumibilmente per aver tentato di portare all’estero l’archivio di Memorial. A fine anno era ancora in carcere.

Grigorij Mel’kon’jants, co-presidente di Golos, il principale osservatorio elettorale russo, è stato arrestato il 17 agosto per aver collaborato con una coalizione internazionale di osservatori elettorali, considerata una “organizzazione indesiderata”. È stato posto in custodia preventiva.

Accuse di estremismo sono state usate contro gruppi e singole persone critici verso le autorità. Il 17 maggio, un tribunale ha confermato la designazione arbitraria del gruppo giovanile filodemocratico Vesna come organizzazione “estremista” e ne ha proibito le attività. A fine anno, sei persone erano ancora in detenzione con l’accusa di aver partecipato a Vesna.

La figura di spicco dell’opposizione Aleksej Naval’nyj e i suoi collaboratori sono stati oggetto di ulteriori accuse di estremismo a causa del coinvolgimento con le Ong da lui fondate. Il 4 agosto, Naval’nyj, arbitrariamente privato della libertà dal 2021, ha ricevuto un’altra condanna per motivi politici che ha aumentato la sua reclusione a un totale di 19 anni. A fine anno, i suoi collaboratori Lilija Čanyševa, Ksenija Fadeeva, Daniel’ Cholodnyi e Vadim Ostanin sono stati arrestati, processati e condannati o stavano scontando pene detentive. Anche le persone che avevano donato denaro, non importa quanto piccola fosse la somma, sono state perseguite, incluso l’attivista Gleb Kalinyčev, che era detenuto in attesa di processo con l’accusa di aver donato circa 30 dollari Usa alla Fondazione anticorruzione di Aleksej Naval’nyj.

Ad agosto, il codice penale è stato modificato per punire lo “svolgimento di attività” di Ong straniere senza sede legale in Russia. La modifica ha di fatto penalizzato qualsiasi forma di cooperazione con la maggior parte dei gruppi della società civile al di fuori del paese.

 

LIBERTÀ DI RELIGIONE E CREDO

Le autorità hanno continuato a perseguire con accuse infondate i testimoni di Geova, da quando la loro chiesa era arbitrariamente bandita, nel 2017. A tutto dicembre, più di 100 fedeli rimanevano in detenzione.

Membri di gruppi musulmani, tra cui Hizb ut-Tahrir, hanno subìto procedimenti giudiziari e processi iniqui con accuse legate all’estremismo e al terrorismo a causa delle loro opinioni religiose.

 

DIRITTI DEGLI OBIETTORI DI COSCIENZA

In un raro precedente, il 16 marzo, un tribunale ha autorizzato a effettuare il servizio alternativo civile Pavel Mušumanskij, un cristiano osservante che era stato arruolato per la guerra della Russia contro l’Ucraina. Questa opzione, tuttavia, è rimasta impraticabile per quasi tutti gli altri obiettori di coscienza.

 

TORTURA E ALTRO MALTRATTAMENTO

Tortura e altri maltrattamenti durante la detenzione sono rimasti diffusi. I perpetratori dei reati hanno goduto dell’impunità o hanno ricevuto condanne indulgenti. Soltanto un caso si è concluso con una condanna ai sensi dell’articolo del codice penale che punisce la tortura, introdotto nel 2022.

Le autorità hanno preso di mira specifici prigionieri come Aleksej Naval’nyj, con varie forme di maltrattamenti, tra cui rifiuto di cure mediche adeguate, collocamento arbitrario in celle di punizione (spesso per più periodi consecutivi), pressione psicologica, minacce e uso della forza fisica.

Il 14 giugno, un giorno prima del suo rilascio, l’attivista pacifista Anatolij Berezikov è stato trovato morto in un centro di detenzione nella città di Rostov sul Don, dove era stato rinchiuso a seguito di dubbie procedure amministrative. Poco prima aveva raccontato alla sua avvocata e al tribunale di temere per la propria vita, poiché era stato minacciato da agenti del servizio di sicurezza federale e torturato con scosse elettriche. Queste accuse sono state ignorate dalle autorità e la polizia ha dichiarato che la sua morte era stata un suicidio. La sua avvocata e una difensora dei diritti umani che aiutava Anatolij Berezikov hanno dovuto abbandonare il paese dopo che la polizia ha perquisito le loro case.

 

PROCESSI INIQUI

I tribunali penali hanno mostrato un profondo preconcetto nei confronti degli imputati. Solo nello 0,4 per cento dei casi il tribunale ha assolto gli imputati o ha archiviato il procedimento giudiziario. I giudici hanno regolarmente e incondizionatamente accettato le prove dell’accusa, comprese le testimonianze rese sotto tortura, e hanno respinto convincenti prove d’innocenza. I processi si sono spesso celebrati a porte chiuse, soprattutto quelli con imputazioni di terrorismo, estremismo o alto tradimento.

Gli avvocati difensori in casi politici di alto profilo, in particolare quelli con accuse di terrorismo o estremismo, hanno subìto pressioni e molestie. Il 13 ottobre, le autorità hanno arrestato tre legali di Aleksej Naval’nyj con l’accusa di “partecipazione a un’associazione estremista” per le loro attività professionali. A fine anno erano ancora in detenzione in attesa di processo3.

Il 4 luglio, persone non identificate hanno pesantemente aggredito, umiliato e seriamente ferito la giornalista Elena Milašina e l’avvocato Aleksandr Nemov, mentre si recavano a un’udienza in tribunale nella repubblica di Cecenia. Non è stata condotta alcuna indagine adeguata sull’aggressione.

Le autorità hanno sottoposto prigionieri di guerra e civili ucraini a processi iniqui. Il 22 agosto, un tribunale di Mosca ha confermato la condanna a 13 anni di reclusione nei confronti del prigioniero di guerra ucraino e difensore dei diritti umani Maksym Butkevič, per presunti crimini di guerra che non avrebbe potuto commettere in base alle prove della sua ubicazione in quel momento. È stato probabilmente costretto a “confessare” i crimini davanti a una telecamera4.

Processi iniqui sono stati avviati anche contro attivisti e dissidenti. Il 12 settembre, il giornalista daghestano Abdulmumin Gadžiev è stato condannato a 17 anni di reclusione con accuse inventate di terrorismo. Lo stesso giorno, Zarema Musaeva, madre del difensore dei diritti umani ceceno Abubakar Jangulbaev, è stata condannata a cinque anni e mezzo di reclusione, con l’accusa inventata di aver usato violenza contro un agente di polizia.

 

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSGENDER E INTERSESSUATE

Il 24 luglio, il presidente Putin ha firmato una legge transfobica che vieta il trattamento di affermazione di genere e il riconoscimento legale del genere per le persone transgender. La legge ha inoltre annullato i matrimoni precedentemente registrati e proibito l’adozione di minori da parte di persone transgender.

Il 30 novembre, la Corte suprema ha designato quello che ha definito “il movimento pubblico internazionale Lgbt” come “organizzazione estremista” e ne ha vietato le attività. In seguito a tale sentenza, diverse organizzazioni e attivisti Lgbti hanno dovuto interrompere il proprio lavoro o lasciare la Russia. Nel giro di pochi giorni, la polizia ha fatto irruzione nei club Lgbti in varie città, ha fotografato i documenti delle persone presenti nei locali e le ha intimidite.

Le autorità hanno comminato decine di multe ai servizi di video streaming per aver ospitato la “propaganda Lgbt”. Molti film e programmi televisivi sono stati sottoposti a censura per rimuovere ogni riferimento alle relazioni tra persone dello stesso sesso.

 

DIRITTO ALL’ISTRUZIONE

Il 1° settembre, con un chiaro esempio d’indottrinamento che viola il diritto a un’istruzione di qualità, agli studenti delle scuole superiori in tutto il paese e nei territori occupati dell’Ucraina sono stati consegnati nuovi libri di testo di storia “unificati”. I libri cercavano di insabbiare la storia passata in tema di diritti umani delle autorità russe e sovietiche e le loro politiche coloniali, anche giustificando falsamente la guerra di aggressione della Russia in Ucraina come un atto di autodifesa.

 

IMPUNITÀ

Il 17 marzo, la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto nei confronti del presidente Putin e della commissaria per i diritti dell’infanzia Marija L’vova-Belova accusandoli del crimine di guerra di deportazione illegale e trasferimento di minori ucraini dai territori occupati5. La Russia ha rifiutato di cooperare con l’Icc e ha introdotto la responsabilità penale per chi collabora con organizzazioni internazionali o governi stranieri nel perseguimento giudiziario di funzionari o militari russi. Il comitato investigativo russo ha aperto un procedimento penale contro i giudici e il pubblico ministero dell’Icc, accusandoli di aver intentato azioni legali contro persone “evidentemente innocenti”. A luglio, il presidente Putin ha deciso di non partecipare al vertice del Brics in Sudafrica, poco prima che un tribunale locale decidesse che sarebbe stato arrestato all’arrivo.

 

DIRITTI DELLE PERSONE RIFUGIATE E MIGRANTI

La discriminazione e la violenza contro i migranti, anche da parte della polizia, sono rimaste costanti. A maggio, la polizia ha arrestato centinaia di presunti migranti privi di documenti durante raid in tutto il paese; molti hanno denunciato abusi fisici e psicologici durante la custodia.

Le autorità hanno utilizzato inganno e pressioni per reclutare migranti stranieri per il servizio militare.

 

DISCRIMINAZIONE

Il 29 ottobre, centinaia di persone hanno preso d’assalto l’aeroporto di Machačkala, nel Daghestan, nel Caucaso settentrionale, cercando di colpire persone ebree che credevano fossero arrivate di recente da Israele. La polizia è intervenuta alcune ore dopo per ristabilire l’ordine. Analoghi episodi di antisemitismo si sono verificati in altre parti del Caucaso settentrionale.

 

DIRITTO A UN AMBIENTE SALUBRE

La Russia è rimasta uno dei principali produttori ed esportatori di combustibili fossili, nonché uno dei maggiori emettitori di gas serra, e non ha adottato misure efficaci per ridurre il proprio impatto ambientale. Al contrario, ha previsto di aumentare massicciamente la produzione e l’esportazione di carbone e gas e ha continuato a investire in nuove produzioni all’estero. Il Climate Action Tracker ha descritto come “criticamente insufficienti” gli obiettivi di emissioni, le politiche e la fornitura di finanziamenti della Russia.

Gli incendi boschivi tra maggio e settembre, aggravati dal riscaldamento globale e spesso rimasti incontrollati per settimane, hanno ulteriormente aumentato le emissioni di carbonio e ridotto l’assorbimento di Co2.

A maggio e luglio, le autorità hanno designato come “indesiderate” due importanti organizzazioni ambientaliste, Greenpeace e la World Wildlife Foundation, bandendole quindi dal paese. In precedenza, Greenpeace aveva svolto un ruolo importante nella lotta agli incendi boschivi in Russia.

 


Note: 
1 Russian Federation: Dark Times for Human Rights. Amnesty International Submission to the 44th Session of the UPR Working Group, 13 November 2023, 3 maggio.
2 Russia: 20,000 activists subject to heavy reprisals as Russia continues to crack down on anti-war movement at home, 20 luglio.
3 Russian Federation/Ukraine (Crimea): Human rights lawyers must be immediately and unconditionally released, 27 ottobre.
4 Ukraine: Russia’s reprisals against prominent Ukrainian human rights defender who joined the Armed Forces of Ukraine, 17 agosto.
5 Russia: ICC’s arrest warrant against Putin a step towards justice for victims of war crimes in Ukraine, 17 marzo.

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