Il presidente Bashar al-Assad è stato destituito dal potere a dicembre, dopo decenni di dominio della famiglia al-Assad, caratterizzati da repressione e gravi violazioni dei diritti umani, accendendo le speranze di poter finalmente garantire giustizia e riparazione per le vittime. Per tutto l’anno, tutte le parti in conflitto e i loro alleati hanno condotto attacchi illegali su popolazione civile e infrastrutture civili. Il governo del presidente Assad, le guardie di frontiera turche e le fazioni dell’Esercito nazionale siriano e delle Forze democratiche siriane si sono resi responsabili di uccisioni illegali e tortura e maltrattamento. Decine di migliaia di persone sono rimaste detenute arbitrariamente o sottoposte a sparizione forzata. Più di 56.000 persone hanno continuato a subire violazioni dei diritti umani sotto la custodia delle autorità autonome del nord-est della Siria. A seguito del rovesciamento del governo del presidente Assad, i gruppi d’opposizione hanno liberato i detenuti trattenuti nelle strutture di detenzione dell’ex governo, dislocati in tutta la Siria. Molte delle persone detenute erano state sottoposte a tortura e maltrattamento; migliaia non sono state più ritrovate. Per tutto l’anno, la situazione umanitaria della Siria è rimasta drammatica; milioni di persone vivevano in povertà e dipendevano totalmente dagli aiuti umanitari per sopravvivere.
Prima della caduta del governo del presidente Bashar al-Assad a dicembre, la popolazione delle aree controllate dal governo viveva confrontandosi costantemente con il deterioramento delle condizioni socioeconomiche, la violenza e il rischio di detenzione arbitraria. Tra gennaio e giugno, a Sweida, una città a maggioranza drusa nel sud-ovest della Siria, la popolazione ha protestato contro il deterioramento delle condizioni economiche e chiesto riforme politiche. I raid aerei attribuiti all’aviazione giordana nelle aree di confine di Sweida, lanciati presumibilmente per contrastare il contrabbando di armi e droga, hanno provocato diverse vittime. Dara’a, nel sud-ovest della Siria, è stata testimone di molteplici attacchi da parte delle forze filogovernative e dei gruppi armati d’opposizione, che hanno provocato vittime civili, secondo quanto documentato dalla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla Repubblica Araba di Siria (Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite).
Le forze israeliane hanno intensificato le loro operazioni militari in Siria, nel contesto dei conflitti in corso a Gaza e in Libano. Il 1° aprile, un raid aereo israeliano ha colpito il consolato iraniano nella capitale siriana, Damasco. Secondo fonti di stampa, nell’attacco sono state uccise 16 persone, tra cui diversi consiglieri militari di alto profilo iraniani.
Tra febbraio e luglio, nel nord-ovest della Siria ci sono state proteste di piazza senza precedenti contro il gruppo armato Hay’at Tahrir al-Sham (Hts). I manifestanti chiedevano il rilascio dei detenuti politici, riforme socioeconomiche e la destituzione del leader dell’Hts, Ahmed al-Sharaa (conosciuto anche come Abu Mohammad al-Jolani).
Ad agosto, nel governatorato di Deir ez-Zor, nel nord-est della Siria, è stata registrata una significativa escalation delle ostilità, in cui, secondo l’Ocha, sono rimasti uccisi almeno 25 civili. Le ostilità hanno determinato una grave situazione umanitaria, con l’Ocha che ha riferito carenza di acqua, cibo, medicinali e altre forniture di base.
L’8 dicembre, le forze d’opposizione guidate dall’Hts hanno preso il controllo di Damasco, rovesciando il governo del presidente Assad e ponendo fine a cinquant’anni di dominio della sua famiglia sulla Siria1. Dopo la deposizione del presidente Assad, l’esercito israeliano ha lanciato centinaia di attacchi aerei sulla Siria, sostenendo che intendeva colpire le scorte e le infrastrutture militari abbandonate dalle forze dell’ex governo siriano, per assicurare che non cadessero nelle mani dei ribelli. Israele ha anche schierato truppe oltre il confine delle Alture del Golan siriane occupate da Israele.
Tutte le parti belligeranti e i loro alleati hanno continuato a condurre attacchi illegali sulla popolazione civile e obiettivi civili nella Siria settentrionale, uccidendo e ferendo decine di persone e distruggendo infrastrutture.
Governo del presidente Assad e Russia
Nella prima metà dell’anno, il governo del presidente Assad, sostenuto dalla Russia, ha continuato a intensificare gli attacchi, iniziati verso la fine del 2023, sulle aree del nord-ovest della Siria, una regione sotto il controllo dei gruppi armati d’opposizione.
La Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha indagato 13 di questi attacchi che avevano causato vittime civili, 12 dei quali compiuti dall’esercito siriano e uno dalle forze russe, ravvisando in tutti possibili violazioni del diritto internazionale umanitario. La Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha rilevato che alcuni di questi erano presumibilmente attacchi diretti contro civili, come nel caso dell’attacco al villaggio di Kafr Nuran del 28 maggio, in cui le forze governative avevano lanciato un missile guidato anticarro contro un veicolo agricolo, uccidendo due bambini. Ha inoltre ravvisato la possibile natura indiscriminata di altri attacchi, come quello condotto con un lancio di razzi il 1° aprile sulla città di Sarmin, che ha ucciso una donna e due ragazze e danneggiato case, una scuola e un mercato.
La Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite e la Difesa civile siriana (nota anche come i Caschi bianchi) hanno accusato il governo siriano di avere utilizzato munizioni a grappolo in aree densamente popolate della città di Idlib, il 6 e il 7 gennaio.
Mentre i gruppi d’opposizione cominciavano la loro avanzata per conquistare il territorio sotto il controllo delle forze del presidente Assad, l’aviazione militare siriana, supportata dalle forze russe, ha intensificato i suoi attacchi aerei su parti della Siria settentrionale, specialmente i governatorati di Idlib e Aleppo, uccidendo e sfollando civili. Secondo l’Ocha, tra il 26 novembre e l’8 dicembre, nel nord-ovest della Siria sono stati uccisi almeno 75 civili, di cui 28 minori, e altri 282 sono stati feriti.
Turchia
La Turchia ha continuato a condurre attacchi aerei illegali sulla popolazione civile e obiettivi civili nel nord-est della Siria, che è rimasto sotto il controllo dell’Amministrazione autonoma democratica della Siria del nord-est (Democratic Autonomous Administration for North and East Syria – Daanes), a guida curda, strenua oppositrice della Turchia e dell’Esercito nazionale siriano (Syrian National Army – Sna), una coalizione di gruppi armati sostenuti dalla Turchia. Dopo il rovesciamento del presidente Assad, la Turchia ha spinto la sua offensiva contro i gruppi curdi in quest’area.
A gennaio, il Forum Nes Ngo, una coalizione di organizzazioni internazionali, ha affermato che più di un milione di persone erano senza elettricità e più di altri due milioni avevano accesso limitato ad acqua pulita nel nord-est della Siria. Nella prima metà dell’anno, la Turchia ha condotto almeno 345 attacchi aerei sulla Siria nordorientale, distruggendo decine di strutture, compresi centri medici, centraline elettriche e campi petroliferi e di gas, secondo la Synergy-Hevdesti, un’associazione delle vittime.
A ottobre, le forze turche hanno condotto operazioni militari nel nord-est della Siria, in quella che hanno affermato essere una rappresaglia per un attacco lanciato contro le strutture Kahramankazan delle Industrie aerospaziali turche nella provincia turca di Ankara. L’ala armata del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Partîya Karkerén Kurdîstan – Pkk), le Forze di difesa popolare, ha rivendicato la responsabilità dell’attacco. Le Forze democratiche siriane (Syrian Democratic Forces – Sdf), un gruppo armato a guida curda, hanno affermato che gli attacchi condotti dalla Turchia in Siria avevano ucciso 12 civili, tra cui due minori, e ferito 25 persone.
Secondo un’associazione di giornalisti, il 19 dicembre due giornalisti che lavoravano per agenzie di stampa curde sono stati uccisi, secondo le notizie riportate da un drone turco, mentre lavoravano a un’inchiesta sui combattimenti tra le fazioni dell’Sna sostenute dalla Turchia e i gruppi curdi. Il giorno seguente, le forze curde hanno affermato che l’attacco di un drone turco diretto contro un’auto nel governatorato di Hasakeh aveva ucciso tre civili.
Gruppi armati
Gli attacchi del gruppo armato Stato islamico sono significativamente aumentati, secondo la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite.
Governo del presidente Assad
Tra gennaio e ottobre, la Rete siriana per i diritti umani (Syrian Network for Human Rights – Snhr) ha documentato l’arresto da parte delle autorità siriane di almeno 208 rifugiati espulsi con la forza dal Libano. Nei sei casi registrati dalla Snhr, i rifugiati respinti sono stati sottoposti a tortura al loro ritorno in Siria, e sono morti in custodia.
Dopo la deposizione del presidente Assad, le ricercatrici di Amnesty International hanno visitato molti dei centri di detenzione dell’ex governo localizzati a Damasco, e hanno raccolto prove della tortura che le persone sopravvissute avevano precedentemente descritto. Le persone detenute recentemente liberate hanno inoltre fornito resoconti dettagliati di tortura e maltrattamento, esecuzioni extragiudiziali e condizioni di detenzione disumane in queste strutture.
Esercito nazionale siriano
Human Rights Watch ha documentato le atrocità compiute dalle varie fazioni dell’Sna, tra cui rapimenti, detenzioni illegali, violenza sessuale e tortura. A marzo, la Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite ha dichiarato che le detenzioni arbitrarie di civili da parte delle fazioni dell’Sna, segnate in alcuni casi anche da tortura e maltrattamento, stavano continuando in diverse strutture di detenzione.
Forze democratiche siriane
Il 25 aprile, le Sdf hanno arrestato Khirou Ra’fat al-Shlash nel governatorato di Aleppo. Era stato duramente picchiato, colpito alla schiena e quindi portato nel carcere di al-Maliya per accuse di presunti legami con il governo siriano. Il 27 aprile, la sua famiglia è stata informata della sua morte in custodia. Secondo l’Snhr, durante la sua detenzione era stato sottoposto a tortura e maltrattamento.
Secondo l’Snhr, durante l’anno sono state documentate almeno 2.623 detenzioni arbitrarie, per la stragrande maggioranza da parte delle forze governative siriane. Di queste, 1.084 sono state successivamente classificate come sparizioni forzate.
Governo del presidente Assad
A dicembre, i gruppi d’opposizione hanno liberato i detenuti trattenuti nelle strutture di detenzione e nelle carceri dell’ex governo dislocate sul territorio siriano. Secondo l’Snhr, sono stati liberati 24.200 detenuti, un numero che costituisce solo una frazione delle oltre 100.000 persone ritenute essere scomparse all’interno di queste strutture, suscitando seri interrogativi sul loro destino (v. sotto, Diritto a verità, giustizia e riparazione).
Hay’at Tahrir al-Sham
Nel governatorato di Idlib, Hay’at Tahrir al-Sham ha represso la libertà d’espressione sottoponendo giornalisti, attivisti o chiunque criticasse la sua autorità a detenzione arbitraria, senza accesso a un avvocato o ai familiari.
Esercito nazionale siriano
Da gennaio a giugno, Synergy-Hevdesti ha documentato l’arresto arbitrario di 338 persone da parte di fazioni dell’Sna nel nord della Siria. A luglio, ha riferito che nelle carceri gestite dall’Sna rimanevano sottoposte a sparizione forzata 231 persone.
Il 26 agosto, i giornalisti Bakr al-Qassem e Nabiha Taha sono stati arrestati dalla polizia militare dell’Sna a un posto di blocco nel distretto di al-Bab. Nabiha Taha è stata liberata il giorno stesso. Bakr al-Qassem è stato scarcerato senza accusa il 2 settembre.
Autorità autonome/Daanes
Le autorità autonome nel nord-est della Siria si sono rese responsabili della violazione su larga scala dei diritti delle oltre 56.000 persone che trattenevano in custodia a causa della loro percepita affiliazione con lo Stato islamico. Si stima che le vittime comprendessero 30.000 minori, 14.500 donne e 11.500 uomini trattenuti in almeno 27 strutture di detenzione e due campi di prigionia: Al-Hol e Roj. Molte persone erano detenute dal 2019.
I paesi europei hanno continuato a indagare e perseguire individui sospettati di avere commesso crimini di diritto internazionale in Siria attraverso i loro tribunali nazionali, anche in base al principio della giurisdizione internazionale.
Per esempio, il 17 gennaio, la Corte suprema francese ha confermato la sua sentenza del settembre 2021, riguardante accuse di complicità in crimini contro l’umanità e finanziamento del terrorismo contro l’azienda di materiali da costruzione francese Lafarge.
L’11 marzo, la procura generale svizzera ha rinviato a giudizio Rifaat al-Assad, zio di Bashar al-Assad ed ex comandante militare, davanti alla corte federale penale per accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, commessi nella città siriana di Hama nel 1982.
Il 24 maggio, la Corte giudiziaria di Parigi ha condannato in contumacia gli alti funzionari siriani Ali Mamlouk, Jamil Hassan e Abdel Salam Mahmoud per complicità in crimini contro l’umanità e un altro reato che costituiva un crimine di guerra.
Il 26 giugno, la corte d’appello di Parigi ha convalidato i mandati d’arresto emessi contro Bashar al-Assad, suo fratello Maher al-Assad e due alti ufficiali militari siriani, per accuse di complicità in crimini contro l’umanità e crimini di guerra per l’utilizzo di armi chimiche vietate contro civili a Ghouta e Douma ad agosto 2013.
Dopo la deposizione del presidente Assad, una ricercatrice di Amnesty International ha potuto osservare direttamente che nei centri di detenzione e nelle carceri i documenti ufficiali erano stati lasciati in larga parte privi di protezione, con significative quantità di documenti saccheggiate, distrutte o prelevate anche da comuni cittadini, tra cui familiari dei detenuti e giornalisti. I testimoni hanno riferito che, in alcuni casi, il personale della sicurezza e d’intelligence aveva bruciato i documenti prima di fuggire, mentre i gruppi armati che avevano preso il controllo delle strutture e i detenuti appena liberati avevano a loro volta bruciato e saccheggiato i fascicoli. Questi documenti avrebbero potuto contenere informazioni fondamentali sulla struttura degli apparati di sicurezza e d’intelligence siriani, sull’identità dei responsabili di crimini di diritto internazionale, nonché dettagli sulla sorte dei detenuti che si trovavano in quei centri.
La situazione umanitaria della Siria è rimasta drammatica. Ad agosto, le Nazioni Unite hanno riportato che 16,7 milioni di persone necessitavano di aiuti umanitari per sopravvivere, il numero più alto mai registrato dall’inizio della crisi siriana nel 2011. Almeno il 90 per cento della popolazione viveva in povertà e 12,9 milioni di persone versavano in condizioni di insicurezza alimentare.
Il Piano di risposta umanitaria per la Siria è rimasto drammaticamente sottofinanziato, secondo l’Ocha. Fino a dicembre era stato garantito appena il 33,4 per cento dei 4,07 miliardi di dollari Usa necessari.
Poco dopo la deposizione del presidente Assad, almeno 21 paesi europei hanno annunciato che avrebbero rivisto le loro prassi in materia di asilo, principalmente considerando o attuando una sospensione delle domande di asilo in corso, presentate da persone di nazionalità siriana.
A fine anno, continuavano a scarseggiare informazioni credibili sulla situazione della sicurezza in Siria. Non era chiaro quali gruppi armati controllassero le varie città e località del paese e come intendessero governare. Gli attacchi segnalati in Siria da parte di Israele, Usa e Turchia, oltre che i combattimenti tra i gruppi armati, rischiavano di mettere ulteriormente in pericolo la popolazione civile. Di conseguenza, a dicembre, Amnesty International ha chiesto agli stati europei di continuare a esaminare le domande d’asilo dei siriani e di respingere ogni proposta di rimpatrio o di restrizione al ricongiungimento familiare per le persone di nazionalità siriana2.
Le Alture del Golan sono rimaste sotto l’illegale occupazione e annessione di Israele. A seguito della deposizione del presidente Assad, l’esercito israeliano ha spostato le truppe nella zona cuscinetto demilitarizzata definita dalle Nazioni Unite.
L’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha affermato che il suo governo aveva approvato all’unanimità un piano di 11 milioni di dollari Usa per incoraggiare la crescita demografica, un chiaro segnale dell’intenzione di espandere gli insediamenti illegali di coloni israeliani nelle Alture del Golan.
Il 26 luglio, un attacco missilistico ha colpito la città di Majdal Shams, nel nord delle Alture del Golan, uccidendo 12 bambini e adolescenti della comunità drusa.
Note:
1 Syria: Historic opportunity to end and redress decades of grave human rights violations under President Assad must be seized, 8 dicembre.
2 Europe: Safety of Syrians in Europe must not be sacrificed to political interests, 10 dicembre.