Le autorità hanno continuato a sottoporre dissidenti e altri a espulsione, privazione della cittadinanza nicaraguense e detenzione arbitraria, esponendoli a gravi vulnerabilità e violazioni dei loro diritti. Hanno imposto rigide restrizioni sui media, minacciando la libertà d’espressione. I giornalisti hanno rischiato di essere vittime di uccisioni e sparizione forzata. Le popolazioni native continuavano a vivere sotto la minaccia di sfollamento, sparizione forzata e attacchi da parte di gruppi armati filogovernativi.
È continuata la repressione, iniziata durante le proteste del 2018 e segnata tra l’altro dallo smantellamento delle organizzazioni della società civile e dalla criminalizzazione del dissenso. Dal 2018 a settembre 2023 sono state chiuse più di 5.000 organizzazioni, compresi gruppi religiosi di varie confessioni.
Nel 2024, il Gruppo di esperti delle Nazioni Unite sui diritti umani sul Nicaragua ha pubblicato quattro rapporti tematici, che hanno evidenziato le violazioni dei diritti umani e gli abusi commessi contro le popolazioni native e le comunità afrodiscendenti, fedeli della chiesa cattolica e altre confessioni cristiane, comunità rurali, nonché contro studenti, insegnanti, le amministrazioni accademiche e altro personale universitario. Nonostante i ripetuti appelli della comunità internazionale, che invitavano il governo a indagare sulle violazioni dei diritti umani e a risponderne, l’impunità ha prevalso.
La situazione degli alloggi è rimasta critica nelle regioni colpite dagli uragani, con le promesse di ricostruzione fatte dal governo rimaste irrealizzate. Il sistema sanitario era condizionato dalla politica, una situazione che ha avuto un impatto sproporzionato sulle persone vicine all’opposizione e quelle in carcere per motivi politici, mentre i servizi di salute materna e adolescenziale sono rimasti inadeguati. La chiusura di 34 università ha significato per 37.000 studenti interrompere gli studi e a molti di coloro che se ne andavano dal paese è stato negato l’accesso alla documentazione dei loro risultati accademici.
A gennaio, 16 rappresentanti della chiesa cattolica, tra cui Rolando Álvarez, che era stato incarcerato per oltre un anno, sono stati espulsi e privati della loro nazionalità nicaraguense. A settembre, le autorità hanno espulso in Guatemala altre 135 persone che erano state incarcerate in precedenza per motivi politici, alcune anche per oltre due anni. Dall’inizio delle espulsioni nel 2023, più di 400 persone erano state lasciate senza accesso alle loro proprietà, subendo restrizioni dei loro diritti e delle loro libertà, e incontrando gravi difficoltà a integrarsi nei paesi ospitanti.
Il Gruppo di esperti sui diritti umani in Nicaragua delle Nazioni Unite ha riportato che l’espulsione sia dei cittadini nicaraguensi che dei residenti stranieri al di fuori delle procedure dovute non aveva soltanto privato queste persone della loro nazionalità, ma le aveva anche lasciate in uno stato di grave vulnerabilità, oltre ad aver rafforzato il clima di paura per altre che potevano essere percepite come critiche verso il governo.
Il Meccanismo per il riconoscimento dei prigionieri politici in Nicaragua ha documentato i casi di almeno 151 persone arrestate per motivi politici nel 2024. A fine anno, 45 di queste rimanevano in stato di fermo.
La Corte interamericana dei diritti umani ha concesso una serie di misure provvisorie a favore di molti di coloro che erano detenuti per motivi politici. La corte ha ordinato al Nicaragua di “adottare le misure necessarie per proteggere efficacemente la loro vita, integrità, salute, alimentazione adeguata, accesso all’acqua potabile e libertà personale”. Nelle carceri sono stati ampiamente segnalati casi di violenza e tortura e maltrattamento, compresi abusi fisici e psicologici da parte delle autorità carcerarie. La comunità internazionale, inclusa la Commissione interamericana dei diritti umani, ha disposto misure precauzionali volte a proteggere diversi detenuti, ma le condizioni nei centri di detenzione sono rimaste terribili.
Le autorità hanno continuato a implementare misure che hanno avuto l’effetto di imbavagliare i media indipendenti, creando un vuoto nell’informazione e rendendo difficile per i nicaraguensi accedere a notizie e informazioni indipendenti. Tra il 2018 e il 2024, almeno 276 giornalisti e giornaliste sono stati costretti a fuggire dal paese, secondo un rapporto pubblicato a settembre dall’associazione dei Giornalisti e comunicatori indipendenti del Nicaragua. Il governo ha confiscato i beni di testate giornalistiche, soffocando ulteriormente il dissenso. Tra il 2018 e giugno 2024, sono stati confiscati i beni di oltre 50 organi d’informazione. Il governo ha inoltre implementato una legislazione volta a controllare i contenuti online, richiedendo alle società di telecomunicazione di fornire i dati degli utenti e limitando i contenuti ammessi a un dato evento artistico.
A luglio, la Commissione interamericana dei diritti umani ha trasmesso il caso 14.746 alla Corte interamericana dei diritti umani, evidenziando come il giornalista Ángel Eduardo Gahona López fosse stato vittima di un’esecuzione extragiudiziale per mano di agenti statali. Il caso rimaneva impunito.
Organizzazioni locali hanno segnalato la sparizione forzata di almeno una giornalista; nella sua ultima comunicazione pubblica aveva riferito che la sua casa era stata perquisita.
Le popolazioni native hanno continuato a subire sfollamenti forzati e attacchi da parte di gruppi armati filogovernativi e coloni. Secondo l’Osservatorio permanente sui diritti umani della coalizione Lucha del Nicaragua, sono state registrate molteplici violazioni contro persone che difendevano i diritti umani nativi, tra cui detenzione arbitraria, sparizione forzata e sfollamento in territori come la Riserva della biosfera di Bosawás.
A marzo, per la prima volta da anni, le elezioni regionali sulla costa caraibica del Nicaragua si sono svolte senza la partecipazione del partito politico nativo. L’esclusione del partito Yapti Tasba Masraka Nanih Asla Takanka (Yatama) dalle consultazioni faceva seguito alla cancellazione del suo status giuridico del settembre 2023 e alla detenzione dei suoi leader, Brooklyn Rivera e Nancy Elizabeth Henríquez, che sono stati successivamente accusati di tradimento e cospirazione. A fine anno, le autorità non avevano comunicato quale era il luogo di detenzione di Brooklyn Rivera. Amnesty International lo ha dichiarato prigioniero di coscienza a dicembre1.
La Corte interamericana dei diritti umani ha emesso una sentenza contro il Nicaragua, che ha evidenziato una serie di violazioni dei diritti nativi, tra cui lo sfollamento forzato e la mancanza di consultazione in merito a progetti come il canale interoceanico, riaffermando la necessità di proteggere i territori nativi. Le guardie forestali mayagna che difendono la Riserva della biosfera di Bosawás sono rimaste in carcere in seguito ad accuse dubbie, che riflettevano i rischi sempre più marcati cui sono esposte le persone native.
L’aborto è rimasto vietato in tutte le circostanze.
Note:
1 Nicaragua: Ortega’s repressive machinery continues to stifle any dissent, 17 dicembre.