Le autorità hanno continuato a reprimere le critiche, a soffocare la società civile e a limitare le proteste di piazza. Hanno eseguito arresti di massa per impedire lo svolgimento di proteste antigovernative programmate e hanno disperso con la forza le poche ed esigue proteste pacifiche che hanno avuto luogo. Le autorità hanno scarcerato 934 persone trattenute per motivi politici, ma ne hanno arrestate altre 1.594. Le persone prese di mira comprendevano giornalisti, avvocati, manifestanti, dissidenti, figure politiche d’opposizione e chi criticava il governo per la situazione dei diritti umani nel paese e per la gestione della crisi economica. Decine sono state sottoposte a sparizione forzata. Tortura e maltrattamento sono rimasti pratiche abituali. Sono state emesse condanne a morte, anche per reati che non implicavano un “omicidio intenzionale”, al termine di processi gravemente iniqui. Ci sono state esecuzioni. È prevalsa l’impunità per le gravi violazioni dei diritti umani commesse nel 2024 e negli anni precedenti. Donne e ragazze, minoranze religiose e persone lgbti hanno subìto discriminazioni, violenza e persecuzioni giudiziarie per avere esercitato i loro diritti umani. Le autorità non hanno saputo tutelare i diritti economici e sociali alla luce della crisi economica, adeguare opportunamente le misure di sicurezza sociale o garantire che le aziende private rispettassero il requisito di legge del salario minimo. Il governo ha introdotto una nuova legislazione che ha messo a repentaglio l’accessibilità e l’economicità dell’assistenza sanitaria. Sono continuati gli sgomberi forzati dagli insediamenti informali. Migliaia di persone rifugiate e richiedenti asilo, in gran parte provenienti dal Sudan, sono state arbitrariamente arrestate ed espulse.
Ad aprile, Abdel Fattah al-Sisi ha prestato giuramento come presidente per il terzo mandato consecutivo dopo avere vinto elezioni dalle quali erano stati esclusi veri oppositori.
Il “dialogo nazionale” tra il governo e l’opposizione è ripreso a febbraio dopo che era stato sospeso a settembre 2023, con persone critiche che lamentavano la mancanza di risultati tangibili e l’incapacità di implementare anche solo una delle riforme politiche e sui diritti umani raccomandate.
Nel contesto dell’aggravarsi della crisi economica e finanziaria, il Fondo monetario internazionale, l’Ue, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti (United Arab Emirates – Uae) hanno promesso circa 57 miliardi di dollari Usa in investimenti, prestiti e assistenza finanziaria. A marzo l’Ue ha annunciato un pacchetto di finanziamenti per 7,4 miliardi di euro a favore dell’Egitto, senza fissare degli standard in termini di diritti umani. A settembre, gli Usa hanno fornito 1,3 miliardi di dollari Usa in aiuti, derogando ai requisiti in materia di diritti umani. La crisi del costo della vita è persistita con un tasso d’inflazione annua che, a settembre, era arrivato al 24,9 per cento.
Il valico di frontiera di Rafah tra Egitto e Gaza è rimasto chiuso a partire da maggio, dopo che le forze israeliane avevano preso il controllo del lato palestinese del confine e un soldato egiziano è stato ucciso in uno scambio a fuoco al confine.
Le autorità hanno continuato a criminalizzare forme d’espressione del dissenso e le riunioni pacifiche, prendendo di mira giornalisti, avvocati, manifestanti, dissidenti, politici d’opposizione e chi criticava il governo per la situazione dei diritti umani nel paese e per la gestione della crisi economica.
Tra gennaio e marzo, le forze di sicurezza hanno arbitrariamente arrestato almeno quattro individui che si erano lamentati per l’aumento dei prezzi in commenti pubblicati sui social media1.
Il 31 luglio, le autorità hanno arbitrariamente arrestato il politico d’opposizione Yehia Hussein Abdelhady, dopo che aveva pubblicato su Facebook un post in cui criticava il presidente e l’esercito e chiedeva un cambiamento di regime2. A fine anno rimaneva detenuto arbitrariamente per accuse inventate in materia di terrorismo e pubblicazione di “notizie false”.
La difensora dei diritti delle donne e giornalista Rasha Azab, che aveva apertamente criticato la risposta del governo egiziano all’offensiva israeliana su Gaza, è stata sottoposta a ripetute minacce e vessazioni, dopo lo scoppio delle ostilità il 7 ottobre 2023. Tra le altre cose, era stata seguita in diverse occasioni da un gruppo di tre uomini non identificati e aveva ricevuto avvertimenti attraverso intermediari che le agenzie di sicurezza l’avrebbero arrestata.
Almeno 14 operatori dei media sono rimasti in carcere in relazione al loro lavoro, anche per avere pubblicato contenuti critici verso il governo. Tra questi c’era Ashraf Omar, arrestato a luglio dopo avere pubblicato una vignetta che criticava il piano del governo di vendere beni demaniali, e Khaled Mamdouh, un giornalista del portale d’informazione Arabic Post. Entrambi sono rimasti detenuti arbitrariamente per accuse inventate in materia di terrorismo e diffusione di “notizie false”.
Almeno 562 siti web, tra portali d’informazione e dedicati ai diritti umani o ad altre tematiche, sono rimasti oscurati per disposizione delle autorità, secondo l’Associazione per la libertà di pensiero ed espressione, un’organizzazione indipendente di difesa dei diritti.
Le autorità hanno eseguito arresti preventivi per impedire lo svolgimento di proteste antigovernative programmate e hanno disperso con la forza le poche ed esigue proteste pacifiche che hanno avuto luogo. A marzo, le forze di sicurezza hanno disperso con la forza una piccola manifestazione ad Alessandria e arrestato arbitrariamente manifestanti con cartelli che incolpavano il presidente al-Sisi di “affamare” i poveri.
A luglio le autorità hanno arbitrariamente arrestato decine di uomini, almeno sette donne e un minorenne in relazione ad appelli diffusi online che invitavano alla protesta e alla destituzione del governo del presidente al-Sisi, a causa dell’aumento dei prezzi. Decine di persone arrestate sono rimaste in detenzione per avere espresso solidarietà con la popolazione palestinese a Gaza, protestando pacificamente, postando commenti online, innalzando cartelli o scrivendo slogan sui muri.
Il 20 marzo, dopo 13 anni di indagini, le autorità hanno annunciato la chiusura del caso 173/2011, ampiamente conosciuto come il caso dei “finanziamenti esteri”, che aveva implicato il congelamento dei beni e l’imposizione di divieti di viaggio contro il personale delle Ong. Tuttavia, un divieto di viaggio imposto contro l’avvocato per i diritti umani Hoda Abdelwahab è rimasto in vigore.
Tra gennaio e ottobre, le autorità hanno scarcerato almeno 934 persone detenute per motivi politici, in larga parte ancora detenute dopo avere superato il termine massimo di due anni per la detenzione cautelare. Secondo la Commissione egiziana per i diritti e le libertà, un’Ong indipendente, durante lo stesso periodo, le autorità hanno arrestato per motivi politici 1.594 persone, tra cui cinque minorenni. Giudici e pubblici ministeri della Procura suprema per la sicurezza dello stato (Supreme State Security Prosecution – Sssp) hanno regolarmente prolungato gli ordini di detenzione cautelare per migliaia di persone detenute, senza permettere loro di contestare concretamente la legalità della detenzione.
A febbraio, un tribunale ha condannato il politico Ahmed Al Tantawy, il direttore della sua campagna elettorale e 21 suoi sostenitori a un anno di reclusione, in relazione alla sua mancata candidatura alle elezioni presidenziali del 2023. A maggio, il verdetto è stato confermato in appello e a dicembre è stato convalidato dalla Corte di cassazione.
Il 26 giugno, il Tribunale penale d’emergenza per la sicurezza dello stato ha condannato il manifestante Mahmoud Hussein a tre anni di carcere, per avere indossato una maglietta contro la tortura3. È stato rilasciato a ottobre dopo avere trascorso due anni e 10 mesi in detenzione cautelare.
Ad agosto, è cominciato il dibattito parlamentare su una bozza del codice di procedura penale che non prevedeva alcun tipo di tutela contro l’uso improprio della detenzione cautelare e che avrebbe permesso gravi violazioni del diritto a un processo equo, compreso il diritto a una difesa adeguata4.
A settembre, il noto attivista Alaa Abdel Fattah ha completato la sua ingiusta pena a cinque anni di carcere, ma le autorità non hanno provveduto a rilasciarlo5.
A dicembre, un tribunale militare ha condannato 62 residenti del governatorato del Sinai del Nord a periodi di carcere da tre a 10 anni, per accuse di danneggiamento di veicoli militari e uso della forza contro pubblici ufficiali. Il processo traeva origine da un sit-in di protesta di ottobre 2023, organizzato da residenti della città di Sheikh Zuwayed, che era stato disperso con la forza dall’esercito. I residenti chiedevano di poter rientrare nelle loro case, da cui erano stati sgomberati con la forza dalle autorità. Il 24 dicembre, il presidente al-Sisi ha concesso la grazia presidenziale per 54 dei residenti arrestati.
Le forze di sicurezza, compresa l’Agenzia nazionale per la sicurezza (National Security Agency – Nsa), hanno sottoposto decine di individui trattenuti per motivi politici a sparizione forzata per periodi che andavano da pochi giorni fino a diverse settimane.
Tortura e maltrattamento sono rimasti metodi utilizzati regolarmente nelle carceri, nei commissariati di polizia e nelle strutture gestite dall’Nsa. A febbraio, funzionari dell’Nsa hanno picchiato un uomo, infliggendogli anche scosse elettriche, durante gli otto giorni in cui è rimasto sottoposto a sparizione forzata, dopo che era stato arrestato per avere pubblicato alcuni video dal contenuto critico nei confronti del governo.
Le persone in carcere hanno continuato a essere tenute in condizioni che violavano il divieto assoluto di tortura e maltrattamento, anche attraverso il deliberato diniego di cure mediche e prolungati periodi di isolamento. Nel complesso carcerario Badr 1 e nel penitenziario del 10° Ramadan, decine di prigionieri hanno cominciato uno sciopero della fame agli inizi di giugno, per protestare contro le crudeli e disumane condizioni di detenzione, la mancanza di accesso a cure mediche adeguate, la riduzione del periodo concesso per l’esercizio fisico al di fuori della cella e le restrizioni alle visite dei familiari. Le autorità penitenziarie hanno costretto molti a terminare lo sciopero, trasferendo i prigionieri che rifiutavano il cibo in altre strutture e ponendo altri in regime di isolamento.
I tribunali penali, compresi i circuiti competenti per terrorismo, hanno emesso condanne a morte al termine di processi iniqui. I reati puniti con la pena capitale comprendevano crimini che non implicavano un “omicidio intenzionale”, come traffico di droga e stupro, in violazione del diritto e degli standard internazionali. Ci sono state esecuzioni.
È prevalsa l’impunità per le uccisioni illegali, la tortura, le sparizioni forzate e le altre gravi violazioni dei diritti umani compiute nel 2024 e negli anni precedenti, compresa la violenta repressione con cui erano stati dispersi i sit-in di protesta dei sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi, il 14 agosto 2013, in cui erano state uccise illegalmente almeno 900 persone.
Le autorità hanno omesso di indagare adeguatamente le cause e le circostanze di almeno 43 decessi in custodia, che sarebbero stati causati da torture fisiche e maltrattamenti o diniego di cure mediche. Non è stata aperta alcuna indagine sulla morte di Ibrahim al-Ajeery, avvenuta il 1° gennaio nel complesso carcerario Badr 3, dopo anni di negligenze mediche, compreso il diniego di farmaci appropriati per il diabete.
Le procure, in particolare i pubblici ministeri dell’Sssp, hanno archiviato o ignorato la maggior parte delle denunce di tortura, sporte contro la polizia. In un raro caso noto ad Amnesty International, un procuratore ordinario ha aperto un’indagine su una denuncia presentata da una manifestante, la quale affermava che un poliziotto l’aveva picchiata, ma a fine anno non erano state rese pubbliche informazioni riguardanti l’avanzamento delle indagini.
Il 23 maggio, un gruppo di donne che erano state arrestate a una protesta pro-Palestina ha riferito di avere presentato una denuncia presso l’ufficio del pubblico ministero, affermando che alcune di loro avevano subìto aggressioni sessuali durante le perquisizioni corporali e molestie durante la detenzione. Il pubblico ministero ha trasmesso la denuncia all’Sssp, che non ha aperto alcuna indagine.
I diritti economici e sociali, compresi i diritti a uno standard di vita adeguato e alla salute, sono stati gravemente compromessi dalla crisi economica. Il governo non ha saputo adempiere all’obbligo sancito dalla costituzione di destinare almeno il tre e il sei per cento del pil, rispettivamente al settore sanitario e a quello dell’istruzione.
I ripetuti aumenti dei prezzi del carburante hanno influito sui prezzi dei generi alimentari e dei servizi essenziali. A giugno, le autorità hanno quadruplicato il prezzo del pane sovvenzionato. Il governo non è riuscito a mitigare gli effetti dell’inflazione sulle persone che vivono sotto la soglia di povertà, con una spesa per la protezione sociale che raggiungeva appena lo 0,2 per cento del pil.
A settembre, il governo ha annunciato la fine delle interruzioni quotidiane di energia elettrica in vigore da luglio 2023.
A giugno, il presidente al-Sisi ha rarificato una nuova legislazione che ha privatizzato l’assistenza sanitaria, mettendo a repentaglio l’accessibilità e la disponibilità dei servizi sanitari, in particolare per coloro che non disponevano di una copertura sanitaria e/o vivevano sotto la soglia di povertà6.
A febbraio, il presidente al-Sisi ha innalzato il salario minimo mensile per le persone impiegate nel settore pubblico, da 4.000 a 6.000 sterline egiziane (circa 82,50 – 125 dollari Usa).
Ad aprile, il governo ha aumentato a 6.000 sterline egiziane anche il salario minimo per quelle impegnate nel settore privato, ma non ha agito contro le aziende che non garantivano un salario minimo ai loro dipendenti.
A febbraio, agenti dell’Nsa hanno arrestato due dipendenti della Ghazl al-Mahalla, un’azienda del settore pubblico, dopo avere interrogato decine di lavoratori e lavoratrici che avevano scioperato per chiedere il salario minimo. Sono stati posti in libertà provvisoria a maggio in attesa delle indagini da parte dell’Sssp, per accuse di “adesione a un gruppo terroristico” e pubblicazione di “notizie false”.
Il 17 agosto, i lavoratori di un’altra azienda del settore pubblico, la Samanoud Weaving and Textile, hanno organizzato uno sciopero per chiedere di adeguare la loro retribuzione al salario minimo. Il 25 agosto, le autorità hanno arrestato cinque uomini e quattro donne, indagandoli per accuse come “incitamento all’interruzione intenzionale di un mezzo di produzione”. Secondo l’Ong indipendente Iniziativa egiziana per i diritti della persona (Egyptian Initiative for Personal Rights – Eipr), sono stati tutti rilasciati nell’arco di due settimane.
A settembre, per far fronte alla continua carenza di personale docente, il ministero dell’Istruzione ha annunciato di avere in programma l’assunzione di 50.000 insegnanti con contratti a orario ridotto, in base ai quali la loro retribuzione mensile sarebbe scesa significativamente sotto il salario minimo.
Ad aprile, il Consiglio di stato, il tribunale amministrativo dell’Egitto, ha iniziato a esaminare i ricorsi presentati dall’Eipr per conto di insegnanti che erano stati esclusi dalle nomine nelle scuole pubbliche per motivi discriminatori come essere in gravidanza o “sovrappeso”.
A febbraio, senza alcuna consultazione preventiva con la popolazione residente od offerta di compensazione, le autorità hanno dato il via a sgomberi forzati e demolizioni di case nel quartiere di El-Gameel, a Port Said, popolato da circa 2.500 nuclei familiari. Il governo ha giustificato le demolizioni citando piani di sviluppo della regione. Un uomo è morto durante le demolizioni, ma le autorità non hanno condotto un’indagine imparziale e indipendente sulle cause e le circostanze della sua morte.
A luglio, il governo ha annunciato una partnership tra investitori emiratini e locali per la realizzazione di un progetto residenziale sull’isola di al-Warraq, sul Nilo. Il 26 settembre, la polizia ha sparato proiettili di gomma e gas lacrimogeni per disperdere una protesta organizzata da residenti in risposta alle notizie di violazioni da parte della polizia. Nell’operazione sono stati feriti almeno sette residenti, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa indipendente Mada Masr. A ottobre, residenti dell’isola hanno chiesto pubblicamente una compensazione adeguata. Le forze di sicurezza hanno recintato l’isola, impedendo alla popolazione residente di depositare materiali per costruire nuove case o ampliare quelle esistenti. Le autorità tenevano chiusa dal 2021 l’unica struttura sanitaria presente nell’isola, limitando l’accesso all’assistenza medica per le persone residenti.
A febbraio, gli Uae e l’Egitto hanno siglato un accordo del valore di 35 miliardi di dollari Usa per lo sviluppo dei circa 16.430 ettari di Ras al-Hekma, un villaggio situato sulla costa mediterranea egiziana. La popolazione residente ha ignorato gli ordini del governo di lasciare libere le loro case, in quanto consideravano l’indennizzo offerto dal governo inadeguato. Le autorità hanno imposto un blackout mediatico sulla questione. Il 10 marzo, le autorità hanno arrestato la giornalista di Mada Masr Rana Mamdouh, mentre si recava sul posto per svolgere un’inchiesta sulla situazione a Ras al-Hekma. È stata rilasciata su cauzione lo stesso giorno, dopo essere stata interrogata dall’Sssp in merito alle denunce secondo cui aveva incitato i residenti al “terrorismo”. Ad aprile, video circolati sui social media mostravano tafferugli tra un gruppo di residenti e membri delle forze di sicurezza che avevano tentato di entrare nelle case per inventariare le proprietà personali dei residenti. Il 16 dicembre, il primo ministro Moustafa Madbouly ha annunciato che il governo aveva pagato 5,5 miliardi di sterline egiziane (circa 108,154 milioni di dollari Usa) alle persone residenti, alle quali era stato ordinato di lasciare libere le loro abitazioni. Non ha specificato se tale cifra coprisse tutti gli interessati.
Donne
Le donne hanno continuato a essere discriminate nella legge e nella prassi, anche in relazione a questioni come matrimonio, divorzio, custodia dei figli e cariche politiche. Gli emendamenti alla legge sullo status personale, promessi da tempo, rimanevano in stallo, in un contesto di preoccupazione per la mancanza di una significativa consultazione con le difensore dei diritti umani.
A ottobre, l’autorità generale per i passaporti, l’immigrazione e la nazionalità ha emanato circolari discriminatorie che obbligavano le donne delle “classi inferiori” a ottenere il permesso dell’autorità se desideravano fare un viaggio in Arabia Saudita. Secondo l’Eipr, le comunicazioni inviate dal ministero dell’Interno alle agenzie di viaggio specificavano che le donne delle “classi inferiori” comprendevano le casalinghe, le disoccupate e quelle impiegate in lavori poco qualificati.
Almeno quattro donne sono state arbitrariamente arrestate e perseguite per accuse vaghe che facevano riferimento a questioni di “moralità”, in relazione a contenuti pubblicati su TikTok.
Persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate
Le autorità hanno continuato a vessare e perseguire individui sulla base del loro reale o percepito orientamento sessuale o dell’identità di genere.
Nel suo secondo Ndc, pubblicato a giugno 2023, l’Egitto si era impegnato a ridurre le emissioni di carbonio, garantendo che il 42 per cento della sua elettricità sarebbe stato prodotto da fonti energetiche rinnovabili entro il 2030. Tuttavia, il governo ha continuato a rilasciare nuove licenze per l’esplorazione di gas, mettendo potenzialmente a repentaglio i suoi sforzi di decarbonizzazione.
Il diritto di costruire o ristrutturare chiese è rimasto limitato da una legge del 2016 che obbligava i proprietari a ottenere l’autorizzazione delle agenzie della sicurezza e di altri organismi statali. A ottobre, un portavoce del governo ha affermato che l’esecutivo aveva approvato la legalizzazione di 3.453 chiese delle 5.540 richieste presentate dall’entrata in vigore della legge.
Ad aprile, le forze di sicurezza non hanno saputo proteggere la popolazione cristiano-copta di due villaggi del governatorato di al-Minya da attacchi settari. Le aggressioni avevano fatto seguito alle notizie della costruzione di luoghi di culto cristiani nei due villaggi e avevano implicato proteste da parte di residenti di fede musulmana che avevano marciato, cantato slogan anticristiani e danneggiato le case delle persone cristiano-copte.
A luglio, un tribunale militare ha condannato una recluta cristiano-copta a tre anni di carcere per avere inviato messaggi elettronici a un uomo musulmano, che erano stati ritenuti “offensivi verso l’Islam”, secondo quanto riferito dall’Eipr.
Le forze di sicurezza egiziane, comprese le guardie di frontiera finanziate dall’Ue, hanno effettuato arresti di massa di migliaia di persone rifugiate dal Sudan, per ingresso o soggiorno irregolare in Egitto. Le forze di sicurezza le hanno tenute in condizioni di detenzione squallide, prima di rimpatriarle in Sudan senza permettere loro di accedere alle procedure d’asilo (cfr. Sudan). Le autorità hanno inoltre continuato ad arrestare richiedenti asilo e persone rifugiate provenienti da altri paesi, tra cui l’Eritrea, per il loro status di migrazione.
A settembre, il governo ha prorogato di un anno il termine che imponeva a tutti i cittadini stranieri di regolarizzare il proprio status tramite uno sponsor egiziano e il pagamento di 1.000 dollari Usa.
Il 16 dicembre, il presidente al-Sisi ha ratificato la prima legge sull’asilo approvata in Egitto, che tuttavia non codificava il divieto di refoulement, non conteneva riferimenti alle garanzie procedurali dovute e consentiva la detenzione arbitraria di persone rifugiate e richiedenti asilo.
Note:
1 Egypt: Halt crackdown on people voicing concerns over economic crisis, 13 maggio.
2 Egypt: Politician Detained Over Social Media Posts: Yehia Hussein Abdelhady, 9 agosto.
3 Egypt: Three-year prison sentence for anti-torture protester a “travesty of justice”, 27 giugno.
4 Egypt: Reject draft Criminal Procedure Code, 2 ottobre.
5 Egypt: Ensure Alaa Abdel Fattah is not detained after completing length of unjust prison term, 26 settembre.
6 Egypt: New law threatens to reduce access to healthcare for millions, 30 luglio.