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Sia le autorità di governo ucraine che i gruppi separatisti appoggiati dalla Russia nell’Ucraina orientale trattengono civili per lungo tempo in detenzione arbitraria e talvolta segreta e li torturano.
Lo hanno denunciato Amnesty International e Human Rights Watch, in un rapporto congiunto intitolato “Tu non esisti. Detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate e torture nell’Ucraina orientale”.
Il rapporto è basato su interviste a 40 vittime, ai loro familiari, testimoni, avvocati e ulteriori fonti. Le due organizzazioni per i diritti umani hanno documentato nove casi di detenzione arbitraria e prolungata di civili da parte delle forze ucraine in siti informali, in alcuni casi equiparabili a sparizioni forzate, e altrettanti casi analoghi che chiamano in causa i gruppi separatisti. La maggior parte dei casi descritti nel rapporto si è verificata nel 2015 e nella prima metà del 2016.
“Nell’Ucraina orientale, i civili catturati e nascosti dalle forze in conflitto sono alla mercé dei loro rapitori” – ha dichiarato Tanya Lokshina, alta ricercatrice per l’Europa e l’Asia centrale di Human Rights Watch. “Non è mai legittimo o giustificato catturare persone in strada, isolarle dalle famiglie e dagli avvocati e picchiarle“.
“La tortura e la detenzione segreta non sono pratiche sconosciute o del passato. Accadono ora, da entrambi i lati del conflitto” – ha aggiunto Denis Krivosheev, direttore delle ricerche su Europa e Asia centrale di Amnesty International.
“I paesi che appoggiano l’una o l’altra parte lo sanno perfettamente bene. Non devono continuare a chiudere gli occhi di fronte a questo orrore“.
Sparizioni forzate e torture
Le autorità ucraine e i gruppi paramilitari pro-Kiev arrestano civili sospettati di far parte dei gruppi separatisti o di esserne simpatizzanti. I separatisti, a loro volta, arrestano persone sospettate di parteggiare per il governo o di fare spionaggio a suo favore.
“Vadim“, 39 anni, è stato arrestato e torturato prima da una parte, poi dall’altra. Nell’aprile 2015, uomini armati lo hanno fermato a un posto di blocco delle forze ucraine, lo hanno incappucciato e lo hanno interrogato sulle sue presunte relazioni coi separatisti. Ha trascorso sei settimane in prigionia, per la maggior parte del tempo in una struttura a quanto pare diretta da personale dei servizi di sicurezza ucraina (Sbu). Lo hanno torturato con la corrente elettrica, spegnendogli sigarette sul corpo e picchiandolo perché confessasse di lavorare per conto dei separatisti.
Dopo essere stato rilasciato, “Vadim” è tornato a Donetsk ed è stato immediatamente arrestato dalle autorità locali, che lo sospettavano di essere stato reclutato dall’Sbu durante la prigionia. Ha trascorso oltre due mesi senza avere contatti col mondo esterno in un centro di detenzione non ufficiale al centro di Donetsk, dove è stato sottoposto a pestaggi e maltrattamenti.
Torturare i detenuti è vietato in ogni circostanza e costituisce sempre un crimine. Il governo ucraino e le autorità separatiste devono assicurare che tutte le forze sotto il loro comando siano a conoscenza del divieto assoluto di tortura e sappiano che maltrattare i detenuti non sarà tollerato.
In alcuni casi, la detenzione costituisce sparizione forzata in quanto le autorità rifiutano di riconoscerla o di fornire informazioni ai familiari del detenuti. La maggior parte di questi ultimi, in tali circostanze, subisce maltrattamenti e torture e molte delle persone ferite durante la detenzione non ricevono cure mediche.
In quasi tutti i 18 casi oggetto del rapporto, il rilascio è avvenuto a seguito di accordi per lo scambio di prigionieri. Questo fatto fa sorgere forti sospetti che entrambe le parti in conflitto arrestino civili per avere “moneta di scambio“. In questo caso, si tratterebbe di cattura di ostaggi, ossia di un crimine di guerra.
I centri di detenzione segreti dei servizi di sicurezza ucraini (Sbu)
In tre dei casi di sparizione forzata verificatesi nei territori controllati dal governo, le persone detenute hanno riferito di essere state arrestate dall’Sbu e trattenute in località sconosciute per periodi varianti da sei settimane a 15 mesi. Una è stata rilasciata nell’ambito di uno scambio di prigionieri, le altre due sono tornate in libertà senza mai essere state processate.
Amnesty International e Human Rights Watch hanno verificato che detenzioni illegali e non riconosciute hanno avuto luogo in strutture dell’Sbu a Kharkiv, Kramatorsk, Izyum e Mariupol.
Nel giugno 2016 anche un rapporto delle Nazioni Unite ha descritto la sede dell’Sbu di Kharkiv come un possibile centro non ufficiale di detenzione.
Secondo numerose fonti, compresi ex detenuti, con cui sono entrate in contatto Amnesty International e Human Rights Watch, fino a 16 civili potrebbero trovarsi tuttora nel centro segreto di detenzione dell’Sbu di Kharkiv.
L’Sbu ha negato ogni coinvolgimento in centri di detenzione diversi da quello provvisorio ufficiale di Kiev e ha dichiarato di non avere informazioni sulle violazioni documentate dalle due organizzazioni per i diritti umani.
“Le denunce di detenzioni segrete ad opera delle forze ucraine sono stringenti e gravi e meritano di essere indagate in modo approfondito. Il governo di Kiev deve agire con chiarezza e i paesi che gli danno sostegno internazionale dovranno chiedere senza tentennamenti la fine di queste pratiche” – ha dichiarato Krivosheev.
Detenzioni arbitrarie nelle aree controllate dai gruppi separatisti appoggiati dalla Russia
Nelle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk le forze di sicurezza locali agiscono senza controllo, arrestano arbitrariamente civili e a volte li torturano. Abitanti delle due città hanno descritto i rispettivi ministeri per la sicurezza come le più potenti e temute organizzazioni delle repubbliche autoproclamate.
“L’assenza di stato di diritto nelle aree controllate dai separatisti priva i detenuti dei loro diritti e di praticamente ogni forma di aiuto” – ha denunciato Lokshina di Human Rights Watch.
Le persone trattenute dalle parti in conflitto nell’Ucraina orientale sono protette dal diritto internazionale dei diritti umani e dal diritto internazionale umanitario, che vietano le detenzioni arbitrarie, i maltrattamenti e le torture.
Gli standard internazionali prevedono che le denunce di tortura siano indagate e che, se emergono prove convincenti, i responsabili siano sottoposti a procedimento penale. I detenuti devono ricevere cibo, acqua, vestiti, riparo e cure mediche di qualità e quantità adeguate.
Amnesty International e Human Rights Watch chiedono al governo ucraino e alle autorità delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk devono immediatamente porre fine alle sparizioni forzate e alle detenzioni arbitrarie e non riconosciute e di adottare una politica di tolleranza-zero nei confronti della tortura.
Tutte le parti in conflitto devono assicurare che le forze che agiscono ai loro comandi siano consapevoli delle conseguenze derivanti, secondo il diritto internazionale, dal sottoporre ad abusi i detenuti.