Reato di tortura: non modificare ulteriormente il testo

3 Maggio 2015

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Il presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi ha scritto una lettera ai componenti della Commissione giustizia del Senato, sollecitandoli a evitare ulteriori modifiche, e dunque un nuovo passaggio alla Camera dei deputati del testo di legge sull’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento giuridico italiano.

A distanza di oltre un quarto di secolo dal deposito della ratifica italiana della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, avvenuto nel 1989, che impone un obbligo internazionale in tal senso, è essenziale che la questione sia trattata come una questione della massima urgenza‘ – si legge nella lettera.

Il testo recentemente trasmesso dalla Camera dei deputati è stato da alcuni ritenuto insoddisfacente rispetto all’alternativa tra l’ipotesi del reato comune e quella del reato proprio. La soluzione accolta dalla Camera dei deputati e ancora prima dal Senato – un reato comune con un’aggravante specifica nell’ipotesi che questo sia commesso da un pubblico ufficiale – sembra essere un compromesso ragionevole tra posizioni altrimenti difficili da conciliare fra loro, nessuna delle quali appare in grado di ottenere un consenso ampio‘.

Anche se Amnesty International, come altri, avrebbe preferito una definizione parzialmente diversa della fattispecie che ci si propone di introdurre, non pare ragionevole continuare a perseguire una soluzione differente da quella provvisoriamente accolta. Riteniamo che la priorità assoluta debba essere ora quella di rispettare finalmente la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, dare ascolto alle più volte reiterate raccomandazioni degli organi sia delle Nazioni Unite che del Consiglio di Europa e, non ultimo, dare attuazione alla recente sentenza della Corte europea dei diritti umani relativa alle vicende della scuola Diaz.

Non vorremmo che ulteriori modifiche, per quanto astrattamente condivisibili, rendendo necessario un ulteriore passaggio parlamentare, possano compromettere il raggiungimento dell’obiettivo finale di introdurre un reato specifico di tortura nel nostro ordinamento‘ – conclude la lettera di Marchesi.