Repubblica Democratica del Congo, le forniture di armi continuano a causare uccisioni illegali e stupri

11 Giugno 2012

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In un nuovo rapporto, intitolato ‘Se fate resistenza, vi ammazziamo‘, Amnesty International denuncia le gravi violazioni dei diritti umani commesse dalle forze regolari e dai gruppi armati della Repubblica Democratica del Congo, favorite dalla facilità con cui armi e munizioni possono essere reperite.

L’organizzazione per i diritti umani ha sollecitato i governi del mondo ad agire immediatamente, attraverso l’adozione di un Trattato sul commercio delle armi i cui negoziati finali sono previsti alle Nazioni Unite nel mese di luglio: questo accordo è l’unico strumento in grado di garantire la fine delle forniture di armi che continuano ad alimentare un ciclo di uccisioni illegali, saccheggi, rapimenti e stupri.

Negli ultimi anni, armi leggere, munizioni, gas lacrimogeni, veicoli blindati, pezzi di artiglieria e di mortaio sono stati inviati al governo della Repubblica Democratica del Congo. Tra i principali fornitori, figurano Cina, Egitto, Francia, Stati Uniti d’America, Sudafrica e Ucraina. Nella maggior parte dei casi, i trasferimenti sono stati autorizzati nonostante il concreto rischio di crimini di guerra e di violazioni dei diritti umani.

La debolezza dell’apparato di sicurezza congolese, infatti, ha fatto sì che questi materiali finissero fuori controllo e in altre mani, per commettere violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario contro la popolazione civile.

Alti ufficiali delle Forze armate della Repubblica Democratica del Congo (Fardc) spesso vendono le armi ai gruppi armati di opposizione, anche agli stessi gruppi contro i quali stanno combattendo. Questi ultimi si procacciano armi e munizioni dai depositi lasciati nelle zone dalle quali le Fardc si sono ritirate.

A maggio, dopo un’ondata di defezioni, le Fardc avevano affidato a un colonnello un camion pieno di munizioni e decine di migliaia di dollari per acquistarne altre. Ha disertato a sua volta, portando con sé il carico e il denaro, per formare un nuovo gruppo armato.

I massacri peggiori degli ultimi anni sono stati compiuti nell’est della Repubblica Democratica del Congo.

Nell’ottobre 2008, un gruppo armato denominato Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp) saccheggiò un deposito di armi delle Fardc a Rumangabo, con cui attaccò la città di Kiwanja. Gli uomini del Cndp uccisero 150 persone, prevalentemente giovani maschi, trascinandoli fuori dalle case, accoltellandoli o sparando loro alla nuca o al petto.

L’allora capo del Cndp, Laurent Nkunda, si vantò di aver più volte saccheggiato il deposito di armi delle Fardc, aggiungendo: ‘Devo ringraziare la Cina per aver dato alle Fardc tutte queste armi!

Anche le Fardc hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani, tra cui stupri di massa. Tra il 31 dicembre 2010 e il 1 gennaio 2011, i soldati attaccarono il villaggio di Bushani, nella provincia del Nord Kivu. Entrarono nel villaggio esplodendo colpi in aria e violentarono quasi 50 donne, di età compresa tra i 16 e i 65 anni. A terra, vennero ritrovate cartucce di produzione cinese.

Le armi sono state usate per commettere violazioni dei diritti umani anche nella capitale Kinshasa. Prima e dopo le elezioni presidenziali e parlamentari del novembre 2011, la Guardia repubblicana si è resa responsabile di uccisioni illegali, arresti arbitrari e torture.

L’embargo sulle armi dirette verso la Repubblica Democratica del Congo, imposto dal Consiglio di sicurezza nel 2003, è stato attenuato nel 2008. Da allora, non vi è più l’obbligo di concentrare le armi importate in siti autorizzati e, soprattutto, è stata rimossa la limitazione che prevedeva di non fornire armi alle unità ancora non integrate nelle Fardc o a quelle la cui integrazione non era stata portata a termine.

Oltre a premere per una sollecita approvazione del Trattato sul commercio di armi, Amnesty International chiede al Consiglio di sicurezza di garantire che le armi importate siano stoccate in pochi siti autorizzati e monitorati dalla missione delle Nazioni Unite presente nel paese, e che lo stoccaggio, la registrazione e l’affidamento di armi e munizioni alle Fardc siano sottoposti a rigidi controlli.