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Il 20 marzo 1994 a Mogadiscio, capitale della Somalia, la giornalista Rai Ilaria Alpi e l’operatore di ripresa Miran Hrovatin venivano assassinati in quella che apparve subito a molti come un’esecuzione mirata, programmata e spietata.
In Somalia, Ilaria stava seguendo una serie di storie torbide d’illegalità e traffici illeciti, compresi quelli di armi e rifiuti.
La richiesta di verità e giustizia dei genitori di Ilaria (entrambi deceduti negli ultimi anni) e dei familiari di Miran è stata ostacolata da ritardi e depistaggi volti a validare la tesi di un evento occasionale, come una rapina.
Di quel duplice omicidio, per 17 anni, si è ritenuto colpevole Hashi Omar Hassan, condannato nel 1999 a 26 anni e poi rimesso in libertà nel 2017 alla fine di un nuovo processo perché innocente.
Mariangela Gritta Grainer, già consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria e Miran e ora portavoce del comitato #NoiNonArchiviamo, e le organizzazioni per la libertà di stampa (Usigrai, Fnsi, Cnodg) continuano a chiedere che le indagini non siano archiviate.
Amnesty International Italia sostiene la loro richiesta.