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Italia: Amnesty International presenta un ricorso al comitato europeo dei diritti sociali sul perdurante scandalo della situazione abitativa dei rom
Di fronte al perdurante scandalo della situazione abitativa dei rom in Italia, il 18 marzo Amnesty International ha presentato un ricorso al Comitato dei diritti sociali del Consiglio d’Europa.
Si tratta del primo ricorso presentato da Amnesty International ai sensi della procedura sui ricorsi collettivi del Comitato.
Elaborato sulla base di anni di ricerche dell’organizzazione per i diritti umani, soprattutto a Roma, Milano e Napoli, il ricorso presenta prove circostanziate di violazioni della Carta sociale europea, vincolante per l’Italia, tra cui i diffusi sgomberi forzati, il continuo uso di campi segregati con condizioni abitative al di sotto degli standard e il mancato accesso secondo criteri di uguaglianza all’edilizia sociale.
“È uno scandalo che in una delle maggiori economie europee del 21° secolo alcune delle persone e famiglie più vulnerabili continuino a vivere in condizioni agghiaccianti e a subire un’endemica discriminazione”, ha dichiarato Lucy Claridge, direttrice dei Contenziosi strategici di Amnesty International.
“Amnesty International ha documentato numerosi casi di sgomberi forzati, nonostante siano assolutamente proibiti dal diritto internazionale, così come di famiglie che vivono in condizioni terribili e segregate dal resto della popolazione. Dopo il recente sgombero del Camping River di Roma, eseguito nel luglio 2018 col pieno appoggio del ministro dell’Interno e che ha lasciato decine di persone senza un tetto, siamo preoccupati per la determinazione dell’attuale governo a smantellare i campi rom senza fornire alcuna opzione abitativa alternativa adeguata”, ha proseguito Claridge.
Le condizioni abitative inadeguate in cui si trovano migliaia di rom comprendono l’assenza di infrastrutture e servizi di base come l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, riscaldamento ed energia elettrica. Prive di un titolo di possesso dell’alloggio, persino nei campi autorizzati, queste persone restano a rischio di sgomberi forzati, frequentemente eseguiti.
Le autorità locali continuano a perpetuare la segregazione trasferendo i rom in altri campi, spesso considerati come l’unica soluzione abitativa per famiglie rom che non sono in grado di mantenersi autonomamente. Questa situazione è esacerbata dalla loro esclusione di fatto dall’accesso all’edilizia sociale in molte città.
Il ricorso di Amnesty International mette insieme anni di documentazione di violazioni diffuse e sistemiche della Carta sociale europea e di altri trattati internazionali e regionali vincolanti per l’Italia e mostra come, nonostante iniziative come la strategia nazionale d’integrazione adottata nel 2012, la realtà per i rom resta quella di discriminazione ed esclusione sociale.
“Le prove presentate al Comitato dei diritti sociali dimostrano che siamo di fronte a un problema che non solo dura da tempo ma che le autorità italiane non intendono affrontare, nonostante i loro obblighi di diritto internazionale”, ha proseguito Claridge.
Sulla base di denunce simili già due volte, tra cui nel 2010, ai tempi della cosiddetta “emergenza nomadi” proclamata dall’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il Comitato aveva stabilito che l’Italia aveva violato gli obblighi previsti dalla Carta sociale europea.
“Come dimostra il nostro ricorso, i rom sono stati abbandonati da un governo dopo l’altro e il loro futuro si presenta tetro anche sotto l’attuale amministrazione”, ha commentato Claridge.
Gli esperti delle Nazioni Unite hanno recentemente criticato l’Italia perché alimenta intolleranza, razzismo e xenofobia. La pressione internazionale rimane fondamentale per dare voce alla disperazione di queste famiglie e delle singole persone marginalizzate. Ci auguriamo che il Comitato dei diritti sociali esprima una netta condanna nei confronti dell’Italia per non essere venuta incontro ai bisogni della comunità rom. Nel ricorso abbiamo suggerito quali provvedimenti l’Italia dovrebbe prendere: tra questi, il divieto di sgomberi forzati sia nella legge che nella prassi, l’offerta di alternative adeguate alle persone segregate nei campi, la revisione del sistema dell’edilizia sociale per eliminare le norme discriminatorie e l’aumento dell’offerta di case popolari disponibili secondo gli attuali bisogni”, ha concluso Claridge.
Ulteriori informazioni
Secondo studi recenti, in Italia circa 26.000 rom vivono in campi e insediamenti, sia informali che allestiti dalle autorità, così come in centri segregati dove sono a continuo rischio di subire sgomberi forzati. La continua assenza di dati relativi alla composizione e ai bisogni della popolazione rom in Italia è stata ripetutamente criticata da organismi internazionali per i diritti umani, da ultimo nel 2017 da parte del Comitato delle Nazioni Unite sull’eliminazione della discriminazione razziale.
Amnesty International documenta la situazione abitativa dei rom in Italia sin dal 2008. Da allora, ha pubblicato numerosi rapporti che forniscono dettagli sulle denunce presentate nel ricorso al Comitato dei diritti sociali, tra cui:
“Italia, doppi standard: le politiche abitative discriminano i rom”, del 30 ottobre 2013
Sui recenti sgomberi dell’insediamento di Gianturco a Napoli e del Camping River a Roma;
Qui la dichiarazione dell’esperto delle Nazioni Unite sul clima di odio, razzismo e xenofobia in Italia.
Amnesty International è registrata nell’elenco dei soggetti che possono presentare ricorso sulla base del sistema di ricorso collettivo della Carta sociale europea quando si ravvisa la mancata attuazione di specifiche disposizioni della Carta.
Le decisioni del Comitato dei diritti sociali devono essere rispettate dagli stati interessati e le autorità nazionali devono assumere le misure necessarie per dar loro efficacia nelle norme interne:
Roma, 19 marzo 2019
Per interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio Stampa
Tel. 06 4490224 – cell. 348 6974361, e-mail: press@amnesty.it