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Dopo 11 anni di carcere, Johan Teterissa, insegnante, attivista e pacifista indonesiano, è stato finalmente rilasciato il 25 dicembre 2018.
Johan aveva partecipato ad una protesta pacifica di fronte al Presidente dell’Indonesia nel 2007. Ora vive nella sua città natale sulle isole Molucche, insieme alla sua famiglia. Con lui è stato rilasciato anche un altro prigioniero di coscienza: Johanis Riry.
Sfortunatamente, gli altri sei prigionieri di coscienza di molucchesi sono ancora nella prigione di Ambon.
Johan Teterissa ha ringraziato tutti i nostri sostenitori che hanno partecipato alla campagna per chiederne la liberazione.
Ha inoltre fatto sapere che le lettere di solidarietà ricevute hanno rappresentato un sostegno per lui e per tutti gli altri prigionieri di coscienza delle isole Molucche che vivono a migliaia di chilometri di distanza dalle loro famiglie.
Prima di essere imprigionato, Johan Teterissa era insegnante di scuola elementare.
Il 29 giugno 2007, in occasione della Festa nazionale della famiglia, il governo aveva organizzato una cerimonia nel capoluogo delle Molucche, Ambon. Questa città è un luogo strategico per il governo centrale: il cuore dell’irredentismo indipendentista ma, soprattutto, il centro di uno scontro religioso tra cristiani e musulmani che, tra il 1999 e il 2002, ha fatto migliaia di vittime e che non sembra del tutto ricomposto.
All’alba del 29 giugno 2007, Johan insieme ad altri 21 attivisti, insegnanti e contadini, supera i cordoni di sicurezza, inscena davanti al presidente una danza tradizionale di guerra e, al termine, sventola la “Benang Raja”, la bandiera simbolo del movimento d’indipendenza per la Repubblica delle Molucche meridionali.
Immediatamente arrestati e presi a calci e pugni non appena fuori dalla vista del presidente, i 22 attivisti furono portati alla stazione di polizia di Ambon e lì torturati per 11 giorni: li hanno fatti strisciare con la pancia sull’asfalto rovente, infilato palle da biliardo in bocca, frustato con cavi elettrici, esploso colpi di fucile vicino alle loro orecchie e colpiti col calcio dei fucili, sempre sulle orecchie, fino a farli sanguinare.
Mentre le denunce di queste torture non sono state prese in considerazione, il 4 aprile 2008 Teterissa è stato condannato all’ergastolo per aver commesso il reato di “ribellione”. La pena è stata ridotta a 15 anni. Senza il nostro intervento la sua condanna sarebbe terminata nel 2023.