Giles Clarke/Getty Images Reportage
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Il rinvio all’autunno della discussione parlamentare sulla riforma della cittadinanza è per Amnesty International un ulteriore segnale del fatto che quando le istituzioni italiane si trovano di fronte a progetti di riforma nel campo dei diritti umani, anziché assumere iniziative coraggiose, tentennano, mostrandosi pericolosamente inclini ad arretrare.
Una norma che riconosca il diritto di avere la cittadinanza del paese in cui si nasce, si cresce e si studia, di cui s’impara la lingua e la cultura, e che è a tutti gli effetti il “proprio paese“, sarebbe non solo una norma di civiltà ma una norma nell’interesse di un paese sempre più vecchio come il nostro, che favorirebbe oltretutto la tanto pretesa integrazione fra italiani di origine diversa.
Sullo ius soli sono state dette in queste settimane numerose inesattezza, alcune particolarmente inaccettabili. Fra queste, la storia ridicola secondo cui questa riforma sarebbe stata l’ennesimo fattore di attrazione per i migranti, in particolare per donne che, dipinte come aride profittatrici, si metterebbero in viaggio già in gravidanza, pronte a partorire futuri cittadini italiani.
La speranza è che, nonostante le previsioni negative, la discussione possa effettivamente riprendere dopo la pausa estiva, basandosi su argomenti più fondati.