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Cara amica, caro amico,
abbiamo vissuto un’estate strana. Dopo i mesi di lockdown, l’Italia ha potuto tornare a una parziale normalità, per quanto la pandemia continuasse a propagarsi rapidamente oltre confine e fosse ben lontana dell’essersi esaurita nelle nostre città. Le conseguenze sulla società sono però sempre più visibili e, anche se in Italia non abbiamo dovuto denunciare i gravi abusi accaduti altrove nel mondo, come in Ungheria, Stati Uniti, Brasile e Filippine, tuttavia non possiamo non guardare con preoccupazione ai prossimi mesi. Oltre al ritorno di ragazzi e ragazze a scuola, questo autunno è importante per vedere come verranno gestite le risorse ricevute attraverso il Recovery Fund. Da come si decide di ripartire vedremo se il nostro paese è governato da forze politiche impegnate per il suo benessere oppure no. E il benessere vero di una società passa per il rispetto dei diritti umani. La pandemia, la mobilitazione mondiale seguita all’assassinio di George Floyd e la lotta per contrastare i cambiamenti climatici sono intimamente collegate.
Lo sfruttamento indiscriminato della natura, che minaccia l’ecosistema e ogni specie vivente, a partire da noi, destabilizza il nostro pianeta e rende più facile l’esplosione di epidemie pericolose. L’instabilità generata da un clima impazzito e da risorse sempre più scarse ha conseguenze diverse sulle persone e si abbatte con maggiore violenza su coloro che, da secoli, sono sfruttati o discriminati. Non è possibile affrontare separatamente questi problemi: occorre cambiare tutto, tutti insieme, rimanendo fedeli all’ideale sancito con la Dichiarazione universale dei diritti umani. Non c’è momento migliore di adesso, non c’è luogo migliore di questo.