Risalire dal fondo

6 Ottobre 2019

© Chris Grodotzki/Sea-Watch.org

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di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia

Il 18 agosto, il sindaco di Gallarate accusa un tunisino di aver dato fuoco all’automobile di un italiano. In realtà è successo esattamente il contrario. Il giorno dopo, nella stessa città, un sacrestano italiano originario del Burundi viene picchiato.

L’estate terminata da poco ha segnato un punto in basso nella tenuta e nella cultura dei diritti nel nostro paese: leggi che hanno trasformato diritti in reati, atteggiamenti sprezzanti e inumani, un discorso pubblico e politico sempre più intriso di cattiveria, pregiudizio, odio e razzismo hanno caratterizzato gli ultimi mesi.

Dopo il passaggio alla camera del 24 luglio, il 5 agosto il senato ha definitivamente approvato il cosiddetto “Decreto sicurezza bis“, un atto contro il senso stesso di civiltà, un provvedimento figlio del clima di odio che è stato consapevolmente fomentato nelle fasi che hanno preceduto la sua votazione.

Al di là di alcune specifiche norme (non meno preoccupanti, quali quelle che limitano gli spazi di libertà inasprendo le sanzioni per oltraggio a pubblico ufficiale e altri reati commessi nel corso di manifestazioni pubbliche), l’obiettivo generale del decreto è evidente: per scongiurare un inesistente pericolo posto dai migranti per la sicurezza pubblica, si criminalizza l’azione di chi salva vite in mare, attraverso sanzioni draconiane.

Il decreto stabilisce, all’articolo 1, che il ministro dell’Interno “può limitare o vietare l’ingresso il transito o la sosta di navi nel mare territoriale” per ragioni di ordine e sicurezza, ovvero quando si presuppone che sia stato violato il testo unico sull’immigrazione e in particolare si sia compiuto il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina“.

L’articolo 2 prevede sanzioni da 150.000 a un milione di euro per il comandante di una nave che violi il “divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane“. Come sanzione aggiuntiva è previsto anche il sequestro della nave. Il comandante che compie il “delitto di resistenza o violenza contro nave da guerra, in base all’art. 1100 del codice della navigazione” può essere arrestato in flagranza.

L’articolo 3 arriva addirittura a modificare l’articolo 51 del codice di procedura penale, per cui la procura distrettuale diventa competente per tutte le indagini che riguardano il reato di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare.

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