Amnesty International Italia
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La necessità urgente di introdurre anche nell’ordinamento italiano il reato di tortura torna in primo piano a seguito della sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha riconosciuto il risarcimento a sei vittime delle torture inflitte nella caserma di Bolzaneto a margine del G8 di Genova nel 2001.
“La Corte ha ‘benedetto’ l’accordo tra il governo italiano e sei vittime di tortura a Bolzaneto (su 65 ricorrenti) non perché il governo verserà loro del denaro, ma perché ha riconosciuto l’inadeguatezza delle nostre leggi e si è impegnato, in cambio della rinuncia al ricorso da parte di sei cittadini, a introdurne di nuove, che consentano di punire la tortura in questo paese” ha precisato Antonio Marchesi, presidente della sezione italiana di Amnesty International.
“Se questo impegno con la Corte è davvero il preludio di un’iniziativa seria del governo finalizzata a introdurre il reato di tortura … è una buona cosa – ha proseguito Marchesi –. Ma la buona notizia non è che il governo ha fatto una promessa. La vera buona notizia sarà – se mai ci sarà – che l’ha mantenuta”.
Secondo un sondaggio Doxa, commissionato da Amnesty International Italia in occasione del lancio della propria campagna di raccolta fondi con il 5xmille e reso noto il 6 aprile, ben sei italiani su 10 sono favorevoli all’introduzione nel nostro ordinamento di uno specifico reato di tortura.
Per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani, gli italiani non hanno alcun dubbio e rispondono che i casi di violazione più eclatanti sono proprio i fatti drammatici di 16 anni fa del G8 di Genova, alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto (per l’87% degli intervistati), che restano scolpiti nella memoria collettiva e a cui gli italiani pensano prima anche rispetto a fatti molto più recenti – seppure anch’essi molto noti – come le tragiche morti di Stefano Cucchi (86%) e di Giulio Regeni (84%).