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Amnesty International ha sollevato l’allarme per il rischio che i Pride di Istanbul e Smirne, in programma domenica 25 giugno, possano essere violentemente repressi dalle forze di sicurezza turche, col consueto ricorso a gas lacrimogeni e a proiettili di gomma.
Nonostante i tentativi di vietarle e gli arresti degli ultimi giorni, accompagnati da dichiarazioni discriminatorie di esponenti politici, gli organizzatori sono intenzionati a svolgere le due iniziative. Altri eventi sono previsti, e ugualmente a rischio, a Mersin, Adana, Ankara ed Eskisehir.
Il 9 giugno 15 studenti del Politecnico del Medio Oriente di Ankara sono stati arrestati mentre manifestavano all’interno del campus.
Il 18 giugno il Trans Pride di Istanbul è stato circondato dalla polizia. Quando i partecipanti hanno provato a dare comunque inizio alla manifestazione, gli agenti hanno fatto ricorso alla forza eccessiva e hanno arrestato 10 persone.
Dal 2015 i Pride vengono sistematicamente vietati, persino quando si tratta di eventi in scala minore, come picnic o proiezioni di film.
In un recente comizio elettorale, il presidente turco Erdoğan aveva dichiarato:
“Quello Lgbti è un veleno iniettato nell’istituzione della famiglia. Noi non possiamo accettare questo veleno”.
Nel primo discorso da presidente eletto, ha poi ribadito: “Nessuno può parlare contro la famiglia”.
All’inizio dell’anno il governo ha proposto un emendamento alla Costituzione che ridefinisce “la famiglia” come “unione di un uomo con una donna”, esacerbando ulteriormente l’ostilità nei confronti delle persone Lgbtqia+.