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Amnesty International ha giudicato un passo avanti, ma tardivo e limitato, la risoluzione sulla Siria votata il 14 aprile dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che chiede la piena attuazione del piano Annan e dispone l’immediato invio di 30 osservatori non armati.
‘Il fatto che finalmente il Consiglio di sicurezza abbia condannato la violenza in Siria e chiesto che i responsabili delle massicce violazioni dei diritti umani siano chiamati a rispondere del loro operato, è positivo. Ma dopo un anno in cui sono morte oltre 8000 persone e migliaia di altre sono state arrestate arbitrariamente e torturate, nella maggior parte dei casi ad opera delle forze siriane, la risoluzione appare un modesto, non entusiasmante compromesso’ – ha dichiarato José Luis Díaz, rappresentante di Amnesty International presso le Nazioni Unite.
L’adozione del piano Annan, che chiede la cessazione della violenza, l’inizio di un processo di dialogo politico e il rispetto di una serie di diritti umani, potrebbe, secondo Amnesty International ‘determinare un significativo miglioramento della situazione dei diritti umani in Siria. Tuttavia, il governo siriano ha dato prova che non ci si può fidare. Per questo, una forte operazione di monitoraggio sarebbe fondamentale per pretendere da tutte le parti il rispetto dei loro obblighi’.
Se vi fosse una sostanziale fine della violenza armata in Siria, il Consiglio di sicurezza potrebbe avviare una più ampia missione per monitorare con risorse ed esperti all’altezza, gli impegni del governo siriano a proteggere i civili, intensificare la velocità e la quantità delle scarcerazioni delle persone arrestate arbitrariamente, garantire la libertà di movimento dei giornalisti in tutto il paese e politiche non discriminatorie nella concessione dei visti alla stampa e, infine, rispettare la libertà di associazione e il diritto di manifestare pacificamente.
(02/04/2012) Nonostante le speranze suscitate dal piano Annan, in Siria la repressione continua