Rocchelli e Mironov: due voci libere morte per la verità

11 Luglio 2019

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Il 24 maggio 2014 veniva ucciso in Ucraina, raggiunto da numerosi colpi di mortaio, il fotoreporter pavese Andrea “Andy” Rocchelli. Con lui moriva il suo amico Andrej Mironov, scrittore, interprete, difensore dei diritti umani, ex-dissidente e prigioniero politico russo e grande amico di Amnesty International Italia. Un giovane fotografo francese, William Roguelon riuscì a salvarsi.

Rocchelli e Mironov stavano lavorando a un reportage sulle sofferenze della popolazione civile del Donbass a causa degli scontri tra separatisti filorussi e l’esercito di Kiev.

Rocchelli voleva realizzare un reportage da Kiev a Donetsk per poi spingersi verso Sloviansk, dove con l’aiuto di Andrej aveva raccolto numerose interviste che raccontavano delle condizioni di vita estrema della popolazione locale.

Grazie alle testimonianze di Roguelon e alla tenacia dei familiari di Rocchelli e dei loro legali e al sostegno di Articolo 21, della Federazione nazionale della stampa italiana, di Amnesty International e dell’ex senatore Luigi Manconi, è stato possibile aprire in extremis un processo a Pavia.

Unico imputato: Vitaly Markiv, 29enne con doppia cittadinanza italiana e ucraina, accusato di omicidio.

Il processo si è svolto in un clima di grande tensione: alcuni commilitoni di Markiv sono oggi senatori presso il parlamento ucraino e addirittura in un’udienza si è presentato il ministro dell’Interno Arsen Avakov che in una pausa del dibattimento ha dichiarato Markiv “innocente” ed “eroe di guerra”.

Il pubblico ministero Andrea Zanoncelli ha chiesto una condanna a 17 anni di carcere e ha anche chiesto alla Corte d’Assise l’autorizzazione a procedere nei confronti di un ufficiale della Guardia nazionale ucraina, diretto superiore di Vitaly Markiv.

Gli atti saranno inviati alla Procura di Roma competente in questo caso.

La sentenza è prevista al termine dell’ultima udienza del 12 luglio.