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Il team di ricerca guidato da Catrinel Motoc ha denunciato alla Commissione europea una serie di sgomberi illegali di insediamenti rom che hanno lasciato senza un alloggio decine di persone estremamente vulnerabili, tra cui donne incinte, bambini e neonati.
Queste violazioni dei diritti umani sono state documentate pochi giorni prima che la Commissione europea rinunciasse ancora una volta a sanzionare il governo italiano per la discriminazione nei confronti dei rom.
I nostri ricercatori hanno incontrato una donna al settimo mese di gravidanza rimasta senza tetto dopo che, due settimane fa, il suo alloggio nel campo informale di Germagnano (Torino) era stato demolito.
La distruzione di un altro alloggio è iniziata mentre un bambino di nove anni stava ancora dormendo all’interno: si è salvato solo perché le grida della madre sono riuscite a fermare il bulldozer.
“Molti abitanti dell’insediamento di Germagnano hanno il terrore di lasciare i loro alloggi, persino per recarsi dal dottore, perché al ritorno potrebbero trovarli distrutti. La paura di perdere quella che è la loro abitazione è sempre presente, dato che vengono spostati da un luogo a un altro in un circolo senza fine di sgomberi forzati. Lo stesso accade in decine di altri insediamenti nel resto dell’Italia. È davvero giunto il momento che l’Unione europea chiami l’Italia a rispondere del suo operato e fornisca giustizia ai rom che subiscono segregazione e discriminazione”, ha dichiarato in una nota ufficiale Fotis Filippou, vice direttore di Amnesty International per l’Europa.
Insieme al Centro europeo per i diritti dei rom, continuiamo a chiedere alla Commissione europea di iniziare finalmente una procedura legale contro l’Italia, in modo da impedire ulteriori sgomberi forzati e il perpetuarsi della segregazione dei rom.
Il 14 giugno il Collegio dei commissari dell’Unione europea ha svolto la sua riunione mensile per discutere se lanciare procedure d’infrazione nei confronti degli stati che violano le norme comunitarie. Ancora una volta, è stato deciso di non intraprendere alcuna azione contro l’Italia, nonostante fossero state messe a disposizione prove schiaccianti di violazioni dei diritti umani ai danni dei rom. Ad aprile, il Financial Times aveva rivelato che la procedura era stata sino ad allora ripetutamente bloccata “per evitare una dannosa polemica pubblica”.
Nel settembre 2012 la Commissione europea aveva lanciato una fase di pre-infrazione, o procedura “pilota” contro l’Italia per il trattamento dei rom ai sensi della Direttiva anti-discriminazione, in riferimento agli sgomberi forzati, ai campi mono-etnici e alla discriminazione nell’accesso alle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi popolari. Già all’epoca le prove a disposizione erano numerosissime. Nonostante ne siano continuate a emergere ancora altre, a quasi cinque anni di distanza la procedura d’infrazione non è stata ancora avviata.
Negli ultimi mesi molti dei residenti dell’insediamento informale di Germagnano sono stati vittime di sgombero forzato e più volte sono rimasti privi di alloggio.
Le autorità locali sostengono che, a seguito del decreto giudiziario che aveva ordinato il sequestro di terreni occupati, sono stati demoliti solo gli alloggi abbandonati. Amnesty International ha tuttavia documentato una situazione assai differente, come nel caso di un ragazzo di 17 anni svegliato e obbligato a raccattare le sue cose prima che l’alloggio venisse demolito.
Senza preavviso adeguato, consultazione genuina e messa a disposizione di un alloggio alternativo come previsto dal diritto internazionale, le persone sottoposte a sgombero forzato sono attualmente senza tetto, costrette a sostare in strutture sovraffollate con amici e parenti o in altri rifugi improvvisati come le tende. Tra le persone rimaste senza alloggio, Amnesty International ha documentato casi di persone con disabilità, bambini e famiglie con neonati.
L’Italia ha una lunga storia di sgomberi forzati e di segregazione dei rom nei campi. A Germagnano pare sia andata come nel quartiere napoletano di Gianturco, dove il 7 aprile numerose famiglie rom hanno subito uno sgombero forzato: 130 rom, tra adulti e minori, sono stati collocati nel campo segregato di via del Riposo mentre ad altre centinaia di persone non è stata offerta alcuna alternativa.
Il 7 aprile 2017 l’Associazione 21 luglio ha reso pubblici i drammatici dati del suo Rapporto annuale: vi si legge che 28.000 rom hanno subito sgomberi forzati, sono stati posti in campi segregati o costretti a vivere in altre strutture alloggiative d’emergenza.
Questi numeri illustrano chiaramente le tante violazioni del diritto all’alloggio inflitte ai rom. Circa 18.000 rom vivono in 149 campi di 88 località diverse, altri 10.000 in campi informali dove subiscono spesso ripetuti sgomberi forzati: 250 solo nel 2016.
“L’Italia viola la Direttiva anti-discriminazione ogni giorno attraverso sgomberi forzati in assenza di un’alternativa alloggiativa adeguata e costringendo i rom a vivere in ambienti minacciosi, ostili e degradanti. La procedura d’infrazione contro l’Italia è necessaria da tempo. Cos’altro occorre alla Commissione europea per passare all’azione?” ha dichiarato Ðorđe Jovanović, presidente del Centro europeo per i diritti dei rom.