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L’8 aprile 2014 la corte municipale di San Pietroburgo ha respinto l’appello del Centro antidiscriminazione Memorial contro l’imposizione di registrarsi come ‘agente straniero’, ai sensi della legge entrata in vigore il 21 novembre 2012.
La legge conferisce alle autorità russe il potere di imporre pesanti multe e sanzioni amministrative alle organizzazioni che ricevono finanziamenti dall’estero e sono impegnate in quelle che vengono genericamente definite ‘attività politiche’ e che non si iscrivano all’elenco delle ‘organizzazioni che svolgono la funzione di un agente straniero’.
Nello stesso giorno della sentenza contro il Centro antidiscriminazione Memorial, la Corte costituzionale russa ha stabilito che la legge sugli ‘agenti stranieri’ non viola i diritti costituzionali alla libertà d’espressione e d’associazione. Nel dicembre 2012, il Centro antidiscriminazione Memorial aveva trasmesso al Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite un memorandum dal titolo ‘Rom, migranti e attivisti vittime di abusi della polizia‘. Sulla base dei contenuti del documento, l’ufficio della Procura generale aveva accusato l’organizzazione di non essersi registrata come ‘agente straniero’ ai sensi della legge appena entrata in vigore.
Piuttosto che subire l’onta di essere definito ‘agente straniero’, il Centro antidiscriminazione Memorial aveva tentato di contestare la legge sul piano giudiziario. Dopo altri due ricorsi respinti nel maggio e nel luglio 2013, a seguito dell’ultima sentenza il Centro ha deciso di chiudere.
‘Si tratta di un precedente pericoloso che potrà essere usato contro altre Organizzazioni per i diritti umani. Appare sempre più chiaro che le autorità russe sono determinate a stroncare la società civile a tutti i costi‘ – ha commentato Sergei Nikitin, direttore di Amnesty International Russia.