Russia: due anni dopo l’arresto di Navalny, l’opposizione è ridotta al silenzio, in carcere o in esilio

23 Gennaio 2023

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Nei due anni trascorsi dalle proteste di massa che hanno accompagnato l’arresto, per motivi politici, dell’attivista Aleksei Navalny, le autorità russe hanno incessantemente tentato di smantellare il movimento di opposizione e di creare un clima di paura intorno ai difensori dei diritti umani.

Dal Cremlino, ha accusato oggi Amnesty International, sono partiti attacchi contro oppositori politici, mezzi d’informazione indipendenti e associazioni, utilizzando la legge come arma per procedere ad arresti e a indagini per reati inventati e liquidando storiche organizzazioni della società civile.

“Negli ultimi due anni, il governo russo ha intensificato la sua caccia alle streghe. Nessuna voce critica, nessun difensore dei diritti umani, nessun giornalista indipendente è al riparo dalle minacce di persecuzione, rappresaglia e repressione”, ha dichiarato Natalia Zviagina, direttrice di Amnesty International Russia.

“Dopo il tentato avvelenamento di Navalny nel 2020 e il suo arresto nel 2021, le autorità russe hanno cercato di distruggere la libertà d’espressione. La repressione che ne è seguita ha permesso loro di stroncare rapidamente le proteste di massa seguite all’invasione, un anno dopo, dell’Ucraina”, ha aggiunto Zviagina.

 

L’incessante repressione contro Navalny e i suoi associati 

Il 2 febbraio 2021 un tribunale di Mosca ha mutato una pena che non prevedeva il carcere nei confronti di Navalny in due anni e otto mesi di prigionia, poco dopo ridotti di due mesi. In seguito, le autorità russe hanno iniziato a smantellare la Fondazione anti-corruzione e la Fondazione per la protezione dei diritti dei cittadini, fondate da Navalny, chiudendone gli uffici. Il 9 giugno le due organizzazioni sono state ufficialmente dichiarate “estremiste” e arbitrariamente messe al bando.

Nel marzo 2022 Navalny è stato condannato a nove anni di carcere per reati politicamente motivati tra i quali quello di “frode su eccezionalmente vasta scala”. Potrebbe attenderlo una condanna persino maggiore, poiché nel settembre 2021 è stato ulteriormente accusato di “creazione e direzione di una comunità estremista”.

Come se non fosse abbastanza, nell’ottobre 2022 le autorità russe hanno avviato nei suoi confronti un’ulteriore indagine per “promozione del terrorismo”, “finanziamento e promozione dell’estremismo” e “riabilitazione del nazismo”. Se venisse giudicato colpevole di queste accuse politicamente motivate, gli anni di carcere potrebbero salire a 30.

“Le organizzazioni associate a Navalny sono considerate arcinemiche delle autorità e sono per questo diventate oggetto di una brutale repressione. Di conseguenza, la maggior parte delle persone vicine a Navalny ha dovuto lasciare il paese”, ha commentato Zviagina.

Gli attivisti rimasti in Russia rischiano procedimenti giudiziari e altre rappresaglie. Diversi colleghi e sostenitori di Navalny sono stati processati per “violazione delle norme sanitarie ed epidemiologiche” per aver promosso proteste pacifiche.

Lilia Chanysheva, ex direttrice dell’ufficio di Navalny nella città di Ufa, 1400 chilometri a est di Mosca, è stata la prima persona arrestata, nel novembre 2021, per “creazione e direzione di una comunità estremista”. È in detenzione preventiva e rischia fino a 18 anni di carcere.

Nel dicembre 2021 due colleghi di Chanysheva, Vadim Ostanin e Ksenia Fadeeva, residenti nelle città di Barnaul e Tomsk, nella Siberia occidentale, sono stati accusati di “organizzazione di una comunità estremista” e “creazione di un’organizzazione senza scopo di lucro che viola la personalità e i diritti dei cittadini”. Quest’ultima oscura accusa in passato era usata raramente ma ora viene levata frequentemente nei confronti dei sostenitori di Navalny.

Dal marzo 2022 Ostanin è in detenzione preventiva. Nello stesso periodo l’ex direttore tecnico del canale YouTube di Navalny, Daniel Kholodny, è stato arrestato per “partecipazione a una comunità estremista”. A sua volta, si trova in detenzione preventiva.

Nel dicembre 2022 Zakhar Sarapulov, ex direttore dell’ufficio di Navalny della città di Irkutsk, è stato condannato a un anno con la messa in prova.

Nel gennaio 2023 Elisaveta Bychkova e Yegov Butakov, ex coordinatori del movimento di Navalny della città di Arkangelsk, sono stati sottoposti a limitazioni alla libertà di movimento per un anno per poi vedersi ridotta la sanzione dopo aver accettato di collaborare alle indagini su Navalny.

 

Le minacce raggiungono anche chi è in esilio

Le persone associate a Navalny che sono riuscite a fuggire in Europa o altrove rischiano procedimenti penali nel caso rientrassero in Russia. Leonid Volkov, ex direttore della rete regionale degli uffici di Navalny prima dello scioglimento dell’aprile 2021, è indagato per “creazione di una comunità estremista”, “giustificazione del terrorismo” e “coinvolgimento di minorenni in azioni pericolose”.

L’ex direttore generale della Fondazione anti-corruzione, Ivan Zhdanov, è a sua volta indagato per varie accuse di “estremismo”. Nel marzo 2021 suo padre, Yuri Zhdanov, un ex funzionario della regione di Arkhangelsk, è stato arrestato con l’accusa di “abuso di potere” e, nel febbraio 2022, condannato a tre anni di carcere.

Diversi altri associati a Navalny – tra i quali la portavoce Kira Yarmysh, Lyubov Sobol, Georgy Alburov, Ruslan Shaveddinov e l’avvocato Vyacheslav Gimadisono ricercati per “partecipazione a una comunità estremista” e altri presunti “reati”. Alcuni di loro, nell’agosto 2022, sono stati raggiunti da ulteriori accuse quali “diffusione di informazioni intenzionalmente false sulle forze armate russe” e “giustificazione del terrorismo”.

Oltre ad aver smantellato il movimento di Navalny, le autorità russe hanno anche preso di mira i movimenti “Open Russia” e “Vesna” (“Primavera”), noti esponenti dell’opposizione e attivisti contro la guerra. Hanno poi liquidato “Memorial”, un’icona del movimento per i diritti umani in Russia. E ancora, hanno attaccato l’autorevole Gruppo Helsinki Mosca, chiuso mezzi d’informazione indipendenti e promosso da un lato la censura e dall’altro la retorica militarista nelle istituzioni culturali ed educative.

“Le vittime del giro di vite della Russia contro la libertà d’espressione sembra non finiscano mai, eppure sia nel paese che all’estero si continuano a organizzare iniziative in favore dei diritti umani e contro l’invasione dell’Ucraina”, ha sottolineato Zviagina.

“Navalny e i suoi associati, privati della libertà a causa del loro pacifico attivismo, devono essere scarcerati immediatamente e senza condizioni e le accuse nei loro confronti devono essere annullate. La comunità internazionale deve aumentare il suo sostegno alla società civile russa, gravemente danneggiata ma ancora capace di grandi gesti di resilienza, coraggio e perseveranza”, ha concluso Zviagina.