Russia, tentativo di bloccare Telegram: assalto alla libertà d’espressione

12 Aprile 2018

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Russia, tentativo di bloccare Telegram, per Amnesty International l’ennesimo assalto del governo alla libertà d’espressione.

Alla vigilia dell’udienza del tribunale distrettuale di Tagansky, a Mosca, che il 13 aprile dovrà pronunciarsi sulla richiesta del Roskomnadzor – l’organismo russo di controllo sui media – di bloccare l’applicazione di messaggistica Telegram per il suo rifiuto di condividere col governo le informazioni sugli utenti, il vicedirettore di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale Denis Krivosheev ha dichiarato:

“Cercando di bloccare Telegram, le autorità russe stanno lanciando l’ennesimo assalto alla libertà d’espressione online nel paese”.

“Negli ultimi anni le autorità russe hanno costantemente preso di mira gli ultimi pochi spazi rimasti a disposizione per esercitare la libertà d’espressione: hanno bloccato portali che le criticavano, imposto regole draconiane sull’archiviazione dei dati e dichiarato ‘agenti stranieri’ organi d’informazione registrati fuori dalla Russia”.
“Ora intendono colpire una delle più popolari applicazioni di messaggistica, solo perché ha avuto il coraggio e l’integrità di rispettare la privacy dei suoi utenti. Auspichiamo che il tribunale di Taganksy mostri allo stesso modo rispetto per la libertà d’espressione e non si pieghi alle richieste repressive del governo”.

Ulteriori informazioni
Nel 2017 il Roskomnadzor aveva chiesto a Telegram di rispettare la legge che obbliga tutti i fornitori di servizi online a registrarsi in Russia e di consegnare le chiavi della crittografia all’Fsb, i servizi di sicurezza federali.
Telegram ha accolto la prima richiesta ma il suo fondatore Pavel Durov ha rifiutato di conformarsi a quelle che ha definito “leggi incompatibili con le nostre politiche sulla privacy”.

FINE DEL COMUNICATO                                       Roma, 12 aprile 2018
il capitolo relativo alla Federazione Russa tratto dal Rapporto 2017-2018 è online a questo indirizzo.

Per interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio Stampa
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