@ Photo by ARIS MESSINIS/AFP via Getty Images
Tempo di lettura stimato: 3'
Negli ultimi giorni le autorità ucraine hanno portato prigionieri di guerra russi a conferenze stampa facendo loro domande sull’invasione. In alcuni video pubblicati sui social media si sono visti soldati russi catturati mentre contattavano le loro famiglie in Russia, anche se non è chiaro se tali video abbiano avuto un’autorizzazione ufficiale.
Alla luce di questi episodi, Amnesty International ha ricordato che i diritti dei soldati russi catturati durante l’invasione dell’Ucraina sono protetti dalla Terza Convenzione di Ginevra.
“È fondamentale che tutte le parti coinvolte nel conflitto rispettino interamente i diritti dei prigionieri di guerra. Ogni apparizione pubblica può sottoporli a pericoli quando rientreranno nel loro paese e può creare problemi anche ai loro familiari”, ha dichiarato Joanne Mariner, direttrice del programma Risposta alle crisi di Amnesty International.
“L’articolo 13 della Terza Convenzione di Ginevra afferma espressamente che i prigionieri di guerra devono essere protetti in tutti i tempi, in particolare rispetto alla curiosità pubblica. È dovere delle autorità che li hanno posti in detenzione assicurare che i diritti dei prigionieri di guerra siano adeguatamente rispettati sin dal momento della cattura”, ha aggiunto Mariner.
L’articolo 13 della Convenzione di Ginevra afferma: “I prigionieri di guerra devono essere sempre trattati con umanità. Ogni azione illegale od omissione da parte della Potenza detenente che causi la morte o minacci gravemente la salute di un prigioniero di guerra sono proibite e saranno considerate gravi violazioni della presente Convenzione. In particolare, nessun prigioniero di guerra potrà essere sottoposto a mutilazioni fisiche o a esperimenti medici o scientifici di qualsiasi genere che non siano giustificati da trattamenti medici, dentistici od ospedalieri del prigioniero e non siano fatti nel suo interesse. Parimenti, i prigionieri di guerra devono essere sempre protetti, soprattutto nei confronti di atti di violenza o intimidazione e dalle offese e dalla curiosità pubblica”.
Il commento interpretativo del Comitato internazionale della Croce rossa specifica che “ogni tipo di materiale che consenta l’identificazione di prigionieri di guerra dev’essere considerato come una sottoposizione alla curiosità pubblica e dunque non può essere trasmesso, pubblicato o mandato in onda”.