‘Sanno chi siamo…’. La testimonianza dall’Honduras di Marvin Ortiz, giornalista di Radio Globo

30 Settembre 2009

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(1 ottobre 2009)

Lunedì [28 settembre] abbiamo iniziato a trasmettere secondo il nostro palinsesto, iniziando alle 5 di mattina con ‘Le notizie di Radio Globo’, presentate in studio dal direttore e da altri due giornalisti. Alle 5.20 abbiamo sentito un fracasso al portone del palazzo e gente che urlava ‘Venite fuori!’. Erano soldati e poliziotti, venuti per sequestrare tutte le attrezzature tecniche della radio.

Dopo un attimo, hanno iniziato a sparare contro la serratura del portone, per scardinarla e poter entrare dentro. Molti giornalisti si sono buttati dal terzo piano, procurandosi delle ferite. Per fortuna, un passante ha dato i primi soccorsi e li ha aiutato a raggiungere un luogo sicuro.

Entrati dentro, senza alcun mandato, i soldati e gli agenti hanno iniziato a portare via tutto: computer, microfoni, la consolle, il centralino del telefono, gli altoparlanti e persino l’antenna. Hanno distrutto il tavolo della redazione e caricato il frutto del loro sequestro in un furgone della polizia.

Poi hanno preso possesso dell’edificio, occupando anche gli uffici dell’Anagrafe statale e allontanando i suoi impiegati.
Sono arrivato alla radio alle 7 con un collega. Appena ci hanno visto, i poliziotti e i soldati hanno iniziato a insultarci e a minacciarci. Ci hanno fotografato. Poi se la sono presa con altri colleghi che erano accorsi, non appena si era sparsa la notizia della chiusura della radio. Alcuni li hanno arrestati.

Alle 9, non c’era più nessuno. Tutto questo è successo a causa del decreto esecutivo emesso dal governo de facto di Roberto Micheletti, che ha sospeso i diritti costituzionali e limitato la libertà d’espressione. Il decreto menziona espressamente Radio Globo e Canale 36 [un’emittente televisiva], a sua volta chiusa.

Dal colpo di stato, Radio Globo ha mantenuto fede alla sua missione di informare il pubblico su quanto accade nel paese. Abbiamo condannato il colpo di stato e abbiamo dato voce alle persone che volevano esprimersi liberamente e protestare.
A Radio Globo lavorano 50 persone tra giornalisti, conduttori, tecnici e personale amministrativo. La persecuzione contro di noi è forte e la paura è molta. Non ci sentiamo mai al sicuro.

Parecchie persone si sono riunite sotto i nostri uffici per protestare contro la decisione di chiudere la nostra radio.
Attualmente Radio Globo trasmette solo via Internet, dall’Url www.radioglobohonduras.com. Ieri [lunedì 28 settembre] ci hanno ascoltato 400.000 persone. La gente vuole sapere che succederà alla nostra radio. L’intervento delle organizzazioni per i diritti umani ha costretto l’esercito e la polizia a cessare l’occupazione della redazione. I nostri avvocati stanno cercando di ottenere garanzie che potremo riprendere a trasmettere senza limitazioni.

Oggi [martedì 29] in redazione siamo solo in due. Trasmettiamo ancora via Internet perché il decreto esecutivo ci impedisce ancora di usare una frequenza radio.

Le minacce, la repressione e gli arresti nei confronti dei giornalisti continuano ma continua, nonostante tutto, anche il nostro lavoro. Dobbiamo essere sul posto dove ci sono le notizie, ma la paura di subire la repressione è enorme, specialmente perché sanno chi siamo. Sanno che siamo Radio Globo.

Ma abbiamo preso un impegno nei confronti dell’opinione pubblica, della nostra professione, delle nostre famiglie. Per questo, nonostante tutto, andiamo avanti a fare informazione.

Firma l’appello rivolto al governo de facto dell’Honduras
(28 settembre 2009) Honduras: almeno cinque le vittime della repressione
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(30 giugno 2009) Honduras: diritti umani e stato di diritto a rischio secondo Amnesty International