Saùl: rifiutato dal Messico, consegnato alla morte

21 Dicembre 2018

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Un mestiere normale, che da noi è considerato privo di pericoli, in Honduras è tra le professioni più pericolose: è l’autista di autobus.

L’industria dei trasporti, infatti, è stata inserita dall’Unhcr tra le cinque categorie specifiche di profili a rischio nel contesto di violenze diffuse in Honduras, considerato il ruolo delle maras (le gang) che praticano estorsioni e rapine sugli autobus come “tasse di guerra”, già da novembre 2015.

Saùl in Honduras faceva l’autista di autobus, è fuggito dal paese a novembre del 2015 dopo essere sopravvissuto a una sparatoria insieme ai suoi due figli, rimasti gravemente feriti.

Storia di Saùl, la cui domanda di asilo era stata respinta dal Messico e ha trovato la morte nel paese dove dilaga la violenza, l'Honduras.

Saùl non ha trovato nella polizia la giusta protezione e ha preferito abbandonare il paese alla volta del Messico.

Il COMAR, la Commissione messicana per l’aiuto ai rifugiati, gli ha negato l’asilo sostenendo che l’uomo avesse diverse opzioni per la sua sicurezza in Honduras.

L’INM (l’istituto nazionale per le migrazioni) ha successivamente violato il principio del non respingimento, espellendo Saùl durante i 15 giorni previsti per presentare ricorso.

I nostri ricercatori hanno intervistato Saúl in Honduras a luglio 2016, tre settimane dopo essere stato deportato. Poco dopo essere tornato a casa aveva già subito un attacco, era molto spaventato per la sua sicurezza.

A distanza di pochi giorni da quell’incontro, Saúl è stato assassinato. Aveva 35 anni ed era padre di cinque figli.

Le sue ultime parole sono state: “Sento che qualcosa succederà di nuovo, forse a me“.

Sua moglie e i suoi figli vivono ora nel terrore di ciò che potrebbe a loro.

"Sento che qualcosa succederà di nuovo, forse a me". Saùl, 35 anni, poco prima di essere assassinato.

I funzionari dell’INM sono tenuti a informare i richiedenti asilo sui loro diritti e a fare rapporto sulla loro condizione personale alle autorità.

Sono inoltre tenuti a dirottare le persone che esprimono la loro intenzione di chiedere asilo alla Commissione messicana per l’aiuto ai rifugiati (COMAR).

Le leggi e i regolamenti non fanno distinzioni tra le diverse categorie di funzionari dell’INM in relazione a questo dovere, tutti sono obbligati a farlo.