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La sentenza emessa il 17 agosto da un tribunale di Mosca, che ha condannato a due anni di carcere tre componenti del gruppo punk Pussy Riot, colpevoli di ‘teppismo per motivi di odio religioso’, è secondo Amnesty International un duro colpo alla libertà d’espressione in Russia.
A febbraio, Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich e Nadezhda Tolokonnikova avevano intonato un brano di protesta all’interno della principale chiesa ortodossa di Mosca.
Amnesty International ritiene che il procedimento sia stato motivato politicamente e che le tre Pussy Riot siano state ingiustamente processate per quella che è stata una legittima, per quanto potenzialmente offensiva, azione di protesta.
L’organizzazione per i diritti umani considera Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich e Nadezhda Tolokonnikova prigioniere di coscienza e chiede alle autorità russe di rilasciarle immediatamente e senza condizioni.
‘In risposta all’ondata di proteste che hanno accompagnato le recenti elezioni parlamentari e presidenziali, le autorità russe hanno introdotto varie misure che limitano la libertà d’espressione e di riunione. Il processo alle Pussy Riot è un ulteriore tentativo del Cremlino di scoraggiare e delegittimare il dissenso. Un tentativo che è destinato al fallimento’ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma e Asia centrale di Amnesty International.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 17 agosto 2012
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