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Amnesty International sollecita l’Unione europea a facilitare i negoziati di alto livello per un accordo sui diritti umani tra Serbia e Kosovo. L’organizzazione ritiene che la risoluzione dei problemi causati dalle violazioni dei diritti umani e dalle violenze del passato commesse da entrambe le parti sia fondamentale per la ‘normalizzazione’ dei rapporti tra il Kosovo e la Serbia e potrebbe incrementare l’accordo politico raggiunto nell’aprile 2013.
Amnesty International chiede a Catherine Ashton, Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza – che ha facilitato l’accordo politico – di esortare entrambe le parti a proseguire i colloqui ad alto livello, con l’obiettivo di raggiungere un accordo sulla risoluzione di violazioni dei diritti umani e violenze rilevanti e ancora irrisolte.
Amnesty International ritiene che la priorità debba essere accordata a portare alla luce la sorte toccata a più di 1700 persone che, a quasi 15 anni dalla fine del conflitto armato, risultano ancora disperse. Entrambe le parti devono sforzarsi al fine di trovare i corpi, sia degli albanesi fatti scomparire dalle forze serbe, sia di serbi, rom e membri di altre comunità etniche che furono rapiti dall’esercito di liberazione del Kosovo. I tentativi effettuati da entrambe le parti per indivudare e localizzare i restanti luoghi di sepolutra e fosse comuni sono stati fortemente rallentati negli ultimi anni. Amnesty International ritiene che negoziati di alto livello che coinvolgano i primi ministri di Serbia e Kosovo siano l’unica strada percorribile.
Entrambi i primi ministri dovrebbero acconsentire a rivolgersi a ex comandandi militari, paramilitari e di polizia al fine di garantire che le informazioni riguardanti la posizione dei restanti luoghi di sepoltura e fosse comuni siano rese disponibili agli organi competenti, tra cui il Comitato internazionale della Croce Rossa e le commissioni sulle persone scomparse di Serbia e Kosovo.
Amnesty International ritiene che un accordo sui diritti umani dovrebbe garantire alle famiglie degli scomparsi il diritto di sapere cosa è successo ai loro cari e dar loro la possibilità di piangerli e seppellirli. Ulteriori colloqui dovrebbero affrontare il problema dell’impunità e assicurare che i responsabili di sparizioni forzate, rapimenti e altri crimini di diritto internazionale siano consegnati alla giustizia e che i parenti degli scomparsi ottengano riparazione, incluso un risarcimento.
Con un procedimento separato, dal 21 gennaio la Serbia ha avviato i negoziati con la Commissione europea per l’adesione all’Ue. Questi colloqui apriranno questioni in sospeso relative all’accordo politico, ai sensi del capitolo 35 dell’acquis comunitario. In seguito sarà data priorità ai negoziati sul sistema giudiziario e sui diritti fondamentali (capitolo 23) e su giustizia, libertà e sicurezza (capitolo 24).
Nel mese di aprile, Amnesty International pubblicherà un rapporto in cui suggerirà un programma di misure che la Serbia dovrebbe adottare per garantire che il sistema giudiziario abbia la capacità e le risorse per affrontare il problema dell’impunità per i crimini di diritto internazionale che ebbero luogo nel corso delle guerre degli anni Novanta in Bosnia-Erzegovina, Croazia e Kosovo.