Serbia: l’adesione all’Unione europea è la chiave per porre fine all’impunità per i crimini di guerra

16 Giugno 2014

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L’Unione europea (Ue) deve fare tutto il possibile per garantire che la Serbia affronti il problema della cultura dell’impunità per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio, commessi dalla polizia e da forze militari e paramilitari serbe durante le guerre degli anni ’90, ha dichiarato Amnesty International in un nuovo rapporto pubblicato oggi.

Il documento ‘Serbia: porre fine all’impunità per i crimini di diritto internazionale‘ esamina in dettaglio come e perché migliaia di vittime – in Bosnia-Erzegovina, Croazia e Kosovo – si siano viste negare l’accesso alla giustizia. Poche tra esse hanno ottenuto qualche forma di riparazione o risarcimento per le violazioni subite.

‘I prossimi anni saranno cruciali per affrontare il clima di impunità in Serbia. Il tempo passa, i testimoni muoiono e i ricordi svaniscono. I perpetratori di crimini di guerra devono essere giudicati con urgenza per garantire che le vittime ottengano giustizia prima che sia troppo tardi’, ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e l’Asia Centrale di Amnesty International. ‘Il processo di adesione della Serbia all’Ue è un’occasione unica per affrontare le carenze del sistema giuridico e garantire che nei prossimi anni la Serbia abbia gli strumenti e le risorse per indagare e perseguire questi crimini efferati‘.

Il nuovo rapporto è pubblicato in occasione dell’avvio dei negoziati di adesione sugli impegni in materia di diritti umani che la Serbia dovrà applicare prima di entrare nell’Ue. Analizza i problemi nel sistema accusatorio e giudiziario e individua una serie di ostacoli e barriere istituzionali per effettuare indagini complete, imparziali ed efficaci e per il perseguimento dei crimini di diritto internazionale. A 10 anni dall’apertura di un tribunale speciale per i crimini di guerra nella capitale Belgrado, solo circa 160 persone sono state processate per i crimini di diritto internazionale che ebbero luogo in tutta la regione durante le guerre degli anni ’90.

I parenti degli scomparsi stanno ancora aspettando di conoscere i nomi dei responsabili della morte dei loro cari; donne e ragazze che hanno subito crimini di guerra di natura sessuale sono ancora in attesa di vedere i loro persecutori assicurati alla giustizia‘- ha dichiarato Dalhuisen.

Amnesty International chiede alla Commissione europea di utilizzare gli attuali negoziati di adesione per spingere la Serbia ad adottare una serie di misure concrete che pongano fine all’impunità per i crimini di guerra, tra cui:

  • fornire personale e risorse sufficienti all’Ufficio del procuratore per i crimini di guerra;
  • creare un’efficace unità investigativa della polizia per i crimini di guerra;
  • assicurare adeguato sostegno ai testimoni, compreso il supporto specialistico alle sopravvissute ai crimini di guerra di natura sessuale;
  • garantire il diritto delle vittime al risarcimento, inclusa la compensazione.

Il rapporto chiede anche la riforma dell’Unità di protezione dei testimoni (Wpu), accusata di aver intimidito testimoni sotto la sua protezione. In questo contesto, proprio nel momento in cui il rapporto viene diffuso, Amnesty International ha accolto con favore la notizia del licenziamento, seppur tardivo, del capo della Wpu.

Stiamo chiedendo alla Commissione europea di adottare lo stesso tipo di controllo rigoroso sui progressi della Serbia nelle indagini e nel perseguimento di questi crimini che fu applicato nei confronti della Croazia in occasione del suo ingresso nell’Ue‘- ha dichiarato Dalhuisen. ‘I progressi saranno raggiunti solo con l’impegno da parte del governo serbo ad attuare misure concrete per garantire giustizia per tutti. A meno che le autorità non dimostrino la volontà politica di porre fine al clima di impunità in Serbia, non si avrà alcun progresso e non si otterrà giustizia‘.

Amnesty International ritiene che affrontare l’impunità per i crimini di diritto internazionale debba essere un elemento cruciale per la soddisfazione dei criteri di adesione.