Serbia, sgomberate 250 famiglie rom dalla capitale

26 Aprile 2012

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Amnesty International ha condannato lo sgombero di massa iniziato il 26 aprile nella capitale della Serbia, Belgrado, che rischia di disperdere o lasciare senza un alloggio almeno una parte delle 250 famiglie colpite.

Lo sgombero, avvenuto nel quartiere di Belvil, è stato eseguito sotto gli occhi di rappresentanti di Amnesty International, di organizzazioni locali per i diritti umani, delle Nazioni Unite, dell’Unione europea, dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e si è svolto senza violenza.

Tuttavia, l’assenza di una consultazione preventiva con le famiglie sgomberate, ha reso illegale l’azione delle autorità di Belgrado.

‘Si rivolgono a noi, con le lacrime agli occhi, chiedendoci cosa fare e dove andare’ – ha raccontato un rappresentante di Amnesty International presente allo sgombero.

Gli effetti dell’assenza di una consultazione preventiva si sono rivelati immediatamente. I componenti di una stessa famiglia sono stati sparpagliati in diversi campi di Belgrado. Le famiglie che erano state già registrate all’anagrafe della capitale sono state destinate a quattro insediamenti isolati, fatti di soli container. Una donna disabile in sedia a rotelle è stata spedita in un campo lontano da quello dove è stata trasferita la figlia, l’unica a occuparsi di lei: le autorità hanno promesso di risolvere il caso in una settimana.

Altre famiglie, cui era stato detto che sarebbero state trasferite a Rakovica, potrebbero invece finire a Resnik, i cui abitanti da settimane protestano contro il campo appena costruito.

Oltre 100 famiglie sono state caricate su autobus diretti ad altre zone della Serbia, da cui erano partite mesi o anni prima per cercare lavoro e sostegno familiare.

È probabile che il destino di molte famiglie rom sia, per molti anni, un container di metallo, che non corrisponde agli standard internazionali sull’alloggio adeguato. Sebbene sia stato loro consentito di portar via da Belvil i beni personali, non hanno potuto prendere i materiali di scarto con cui guadagnano da vivere ed è stato loro intimato che, nel nuovo campo, non potranno proseguire quest’attività.

Poche delle municipalità cui sono destinate le famiglie sgomberate da Belgrado paiono disposte e attrezzate per riceverli e ciò è causa di ulteriore ansia e incertezza.

A Belvil sono rimaste solo alcune famiglie che vivono nei pressi di una strada d’accesso che sarà aperta a settembre. A quel punto dovranno essere sgomberate anche loro.