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Sui social, quasi un contenuto su quattro che ha come argomento “donne e diritti di genere” offende, discrimina o incita all’odio contro le donne (o una donna in particolare).
Il dato fa parte di una nostra ricerca più ampia, la terza sui discorsi d’odio sui social media, che ha preso in analisi i contenuti relativi a 20 personaggi noti italiani, 10 donne e 10 uomini. Tra questi Chiara Ferragni, Roberto Saviano, Laura Boldrini, Tiziano Ferro, Giorgia Meloni, Gad Lerner, Vladimir Luxuria, Saverio Tommasi e altri.
I commenti valutati sono stati 42.143. Dalla analisi è emerso che:
I risultati hanno evidenziato che quasi 1 contenuto su 4 su “donne e diritti di genere” offende, discrimina o incita all’odio contro le donne (o una donna in particolare). 1 commento sessista su 4 ha per tema le donne e i diritti di genere. I contenuti che generano più commenti sessisti, oltre a quelli su “donne e diritti di genere”, hanno per argomento principale l’influencer stesso (20,2 per cento), poi “immigrazione” (19,6 per cento) e, infine, minoranze religiose (15,5 per cento).
Questi risultati rafforzano la nostra preoccupazione che alcune forme d’espressione, tipiche della negazione dei diritti fondamentali, continuino a trovare spazio online, in alcuni casi giustificate o persino amplificate e rivendicate da rappresentanti politici.
Alla luce di quanto emerso dalla nostra ricerca, riteniamo che il governo debba intervenire per varare misure utili a:
Allo stesso tempo anche le piattaforme dei social network dovrebbero prevedere una percentuale adeguata di operatori incaricati di ricevere le segnalazioni per la rimozione tempestiva dei discorsi d’odio, intensificare l’attività di monitoraggio, predisporre adeguati strumenti per fornire rapidamente risposte condivise e ben fondate ai post di odio, fornire maggiore chiarezza su come identificare e segnalare gli abusi sulla piattaforme e condividere informazioni significative sulla natura e sui livelli di violenza e abuso contro le donne e su come rispondervi.
Il progetto dedicato al monitoraggio e all’analisi dei discorsi d’odio sui social, che ha coinvolto circa sessanta attivisti affiancati da esperti nella valutazione dei contenuti, ha avuto come focus principale il “sessismo da tastiera”.